-  Redazione P&D  -  02/03/2006

ANNI DI LEGGE NON BASTANO PER TUTELARE I DISABILI PSICHICI CONTRO REGOLAMENTI DI CONDOMINIO MEDIOEVALI! – Alberto SAGNA

Il risveglio mattiniero dell'avvocato non è sempre lo stesso: episodi e vicende giudiziarie vissute nel quotidiano segnano, talvolta, la nebulosa notturna dell'impegnato e preteso giurista in maniera tale da far apparire il giorno dopo come se l'epoca del Medioevo avesse invaso o meglio pervaso del suo buio e cieco dominare tutta la stanza, i libri, i vestiti, in una parola l'abitazione. 

E' proprio così, perché solo nel Medioevo agli invalidi psichici si impediva di vivere in un'abitazione civile, evitando ogni progresso di socializzazione e di integrazione con il tessuto dei quartieri, dei Municipi, dei mercati e della popolazione ivi abitante. 
Relegare ed isolare un invalido psichico significa, a nostro modesto parere, scrivere sulla pietra l'epitaffio della esiliazione, della vergogna, dello scandalo.

 In questo preciso contesto è da collocare il divieto sancito nei regolamenti di condominio di derivazione contrattuale con il quale si impedisce che i soggetti proprietari dei villini ed i fabbricati ad uso di abitazione civile possano mutare la destinazione degli immobili in "socio riabilitativa" con assistenza sanitaria delle competenti ASL al fine di accogliere i soggetti non abili psichicamente. 





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