-  Gasparre Annalisa  -  07/04/2013

L'EUROPA CI PROVA ANCORA A TUTELARE LE VITTIME DI REATO - Direttiva 2012/29/UE - Annalisa GASPARRE

Settantadue "considerando", trentadue articoli e una scadenza imposta agli Stati membri dell'Unione, quella del 16 novembre 2015, data in cui i singoli Paesi dovranno predisporre le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva 2012/29/UE.

L'Europa ci riprova a occuparsi delle vittime di reato e lo fa con una Direttiva che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato.

Chi è la vittima lo dice il provvedimento a chiare lettere: si tratta di "una persona fisica che ha subito un danno, anche fisico, mentale o emotivo, o perdite economiche che sono stati causati direttamente da un reato", nonché "un familiare di una persona la cui morte è stata causata direttamente da un reato e che ha subito un danno in conseguenza della morte di tale persona".

Innanzitutto la Direttiva riconosce dignità alla vittima affermando che il reato non è solo questione che riguarda la società nel suo complesso, ma anche violazione dei diritti individuali delle vittime. Partendo da questo riconoscimento, si affermano una serie di diritti da riconoscere alla vittime: dal rispetto alla protezione da rischi di vittimizzazione secondaria e ulteriore rispetto a quella già patita, passando per il diritto di comprendere e di essere compresi – quindi un diritto all'interprete e alla traduzione (assistenza linguistica) – e dai diritti informativi sulle procedure e relativi al proprio caso.

Soprattutto la Direttiva accende i riflettori sulla giustizia riparativa, già nel contesto delle Definizioni di cui all'art. 2, dopo aver definito chi è la vittima, chi è il familiare e chi è il minore. Con tale scelta sistematica, il legislatore comunitario ha evidenziato l'importanza data agli strumenti di giustizia riparativa nel disegno del provvedimento, non relegando tale concetto ad un articolo seguente, ma esaltando – fin da subito – la finalità perseguita dal paradigma riparativo (vedi La giustizia riparativa, Cendon Libri).

Complessivamente la Direttiva sembra aperta, anzi, ispirata dalle istanze criminologiche e vittimologiche perché, ad esempio, dà spazio specifico all'individuazione di alcune categorie di vittime – minori, disabili, vittime del terrorismo, della violenza di genere o nelle relazioni strette – ritenendole particolarmente esposte a rischio di vittimizzazione secondaria e quindi necessitanti di maggiore protezione. La Direttiva esprime concetti quali "violenza di genere" e a quelli di "violenza nelle relazioni strette" mostrando di conoscere la realtà empirica dei fatti criminali e le interazioni autore-vittima che sono state oggetto degli studi vittimologici in prospettiva genetica e dinamica.




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