-  Mottola Maria Rita  -  07/02/2015

1° COMANDAMENTO NON AVRAI ALTRO DIO. III^ PARTE: LA LAICITA COME RELIGIONE

Abstract

La laicità ormai è declinata troppo spesso come laicismo

Le diversità e il dialogo sono il presupposto per una società pluralista e libera

'La libertà non ha così deviato verso il male in un colpo solo, c'è stata un'evoluzione graduale, ma credo si possa affermare che il punto di partenza sia stato la filantropica concezione umanistica per la quale l'uomo, padrone del mondo, non porta in sé alcun germe del male, e tutto ciò che vi è di viziato nella nostra esistenza deriva unicamente da sistemi sociali erronei che è importante appunto correggere. Che strano però: l'Occidente, dove le condizioni sociali sono le migliori, presenta una criminalità indiscutibilmente elevata e decisamente più forte che nell'Unione Sovietica, con tutta la sua miseria e il disprezzo della legge'

Queste considerazioni, che turbarono non poche coscienze, appartengono a Aleksandr Solzhenitsyn, in un discorso che tenne presso l'Università di Harvard il giorno 8 giugno 1978. E' un discorso tutto da leggere e meditare. Lo scrittore russo accusa l'Occidente di non avere coraggio e di fondare la propria politica e la propria cultura sulla vigliaccheria, di aver indotto i cittadini a divenire individualisti, abituati a un benessere materiale che impedisce lo sviluppo spirituale, a rispettare la legge senza etica e a fare informazione senza morale, con eccesso di notizie spesso menzognere, che favoriscono il pensiero 'alla moda' escludendo la dialettica e il confronto. Una società per usare un'unica parola 'depressa'. Solzhenitsyn conclude asserendo che l'Occidente non è per il suo paese un modello, non può esserlo. Ricordiamo che aveva ottenuto il premio Nobel per la letteratura e il governo del suo paese lo aveva esiliato, per il suo romanzo sui Gulag staliniani, quattro anni prima del discorso a cui facevamo riferimento. Evidentemente egli amava la grande Madre Russia al punto tale da non desiderare per la sua patria il decadimento morale dell'Occidente che neppure l'impero sovietico era riuscito a costruire.

Che direbbe lo scrittore russo se leggesse la Carte de laicité utilizzata in Francia?

Tale documento vorrebbe essere il vessillo della libertà e dell'uguaglianza. Ma ..

La Carta introdotta da poco nelle scuole francesi presenta quindici punti che illustrano i valori repubblicani, affermando che la laicità diventa una forma di garanzia per tutti e consente l'esercizio della cittadinanza. Sembrerebbe che tutto vada nel verso giusto: una società finalmente laica e, quindi, rispettosa delle idee altrui e della diversità. Sembrerebbe ... appunto. In realtà immediatamente dopo la stessa Carta vieta di esibire simboli o abbigliamento che possa in qualche modo ricondurre alla religione di appartenenza.

Sembra in effetti che la cultura laica sia in aperta lotta con il principio di realtà e della logica. Come si può sostenere di tutelare il pluralismo e la libertà di espressione quando si vieta espressamente la manifestazione del pensiero e della fede religiosa? Non è dato saperlo. Non si pensa di essere molto lontani dal vero ad affermare che in realtà la Francia sia ancora vincolata alle radici rivoluzionarie e persegua un viscerale anticlericalismo. Del resto nell'ottocento l'immanentismo idealista porta a negare un Dio trascendente ponendo al centro l'uomo che, escludendo Dio, ne assume il posto. Dio è morto per Nietzsche che segna la fine di questa evoluzione filosofica. Ma è in Francia, in particolar modo, che, a partire dalla rivoluzione francese, la laicità assume i tratti di un laicismo anti-cristiano con l'abolizione del calendario e delle feste cristiane, il culto della dea Ragione e dell'Essere Supremo. Sono chiare manifestazioni religiose simili al popolo conquistatore che, nel tentativo di imporre la propria cultura, sostituiva gli dei del popolo vinto con i propri.

Normalmente i laicisti sostengono che la religione è priva di razionalità e logica. A prescindere dal fatto che la religione è soprattutto un sentire, un aderire, un vivere, dove può trovarsi una logica e da quale forma di ragionamento è sostenuta l'affermazione secondo cui non è possibile esprimere il proprio pensiero ma solo aderire acriticamente, senza porli in discussione, ai valori laici? Se non è possibile mettere in discussione i valori portati dalla cultura laica essa diviene una religione anzi la religione di stato. Il pluralismo non può essere costretto e vincolato, deve manifestarsi nella possibilità di confronto, di dialogo, di appartenenza, nelle diversità. Come si può pensare che esista libertà di insegnamento quando di vieta agli insegnanti di esprimere le loro personali convinzioni? 'il personale deve essere assolutamente neutrale: nell'esercizio delle proprie funzioni non deve pertanto esprimere le proprie convinzione politiche o religiose' (art. 11). Così la laicità, o il laicismo, diviene ateismo, si ammanta di una veste sacra e diventa una religione.

'No, su questa strada il dialogo con i laici, i non cristiani, diventa una debole possibilità e, di fatto, si costruiscono nuovi muri e si rischia il ritorno a una situazione già conosciuta e che credevamo alle spalle per sempre: quella della contrapposizione tra clericali e anticlericali, tra una parte dei credenti tentati dall'arroganza e quei non credenti che si nutrono di logiche laiciste. (...) L'allora cardinale Ratzinger ha scritto che qualora si tentasse 'una teologizzazione della politica, allora ci sarebbe una ideologizzazione della fede (...) e la politica non si desume dalla fede ma dalla ragione. In questo senso lo stato deve essere uno stato laico, profano in senso positivo'**

Se è possibile immaginare un pensiero autenticamente laico non possiamo raffigurarlo se non rispettoso delle idee altrui, di tutti gli altri, ivi compresi i credenti. Un pensiero laico che pretende l'omologazione e l'annullamento delle differenze, assomiglia sempre più a un'ideologia, un'ideologia totalitaria e totalizzante. Un pensiero laico è anche dubbioso, consapevole che la verità è una ricerca e non appartiene a nessuno. Non può essere indifferente a ogni principio morale e etico, assumendo come unico valore di riferimento la libertà assoluta priva di limiti e di rispetto per l'altro, la sua persona, la sua dignità, la sua fede religiosa. Altrimenti è intolleranza. Laico non significa e non coincide con ateo.

Non si può, infatti, dire che un credente non possa essere al contempo laico, non possa manifestare una profonda laicità quando è mite, è obbiettivo e preparato al confronto, quando è capace di un pensiero razionale e dimostra di cercare la verità e di esercitare l'arte del dubbio.

Insomma essere laico significa essere tollerante e aperto all'altro, accettare le differenze e con esse avere la capacità di confrontarsi. E, in altre parole, una qualità e una sensibilità dell'animo e non un credo religioso e una disciplina da stigmatizzare in un regolamento o in un prontuario. Laici si diventa con un sano esercizio di dialogo e di riflessione personale e comunitaria. La laicità non esclude, non ghettizza, non impone, la laicità rispetta, dialoga, cerca. Laici e credenti debbono procedere sulla stessa strada per raggiungere il bene comune.

'Nulla contrassegna la volgarità del pensiero più della concezione, oggi largamente dominante, che oppone laicità ad atto di fede. Laico può essere il credente come il non credente. E così entrambi possono essere espressione del più vuoto dogmatismo. Laico non è colui che rifiuta, o peggio deride, il sacro, ma, letteralmente, colui che vi sta di fronte. Di fronte in ogni senso: discutendolo, interrogandolo, mettendosi in discussione di fronte al suo mistero. Laico è ogni credente non superstizioso, capace, cioè, anzi desideroso di discutere faccia a faccia col proprio Dio. Non assicurato a Lui, ma appeso alla Sua presenza-assenza. E così è laico ogni non credente che sviluppi senza mai assolutizzare o idolatrare il proprio relativo punto di vista, la propria ricerca, e insieme sappia ascoltare la profonda analogia che la lega alla domanda del credente, alla agonia di quest'ultimo. Quando comprenderemo con questa ampiezza il significato della laicità, allora, e soltanto allora, essa potrà essere il valore sopra il quale ricostruire la nostra dimora'*

Come non essere d'accordo con questi bellissimi versi di Padre Turoldo?

Fratello ateo,

nobilmente pensoso

alla ricerca di un Dio

che io non so darti,

attraversiamo insieme il deserto.

Di deserto in deserto andiamo oltre

la foresta delle fedi, liberi e nudi

verso il nudo Essere e là,

dove la parola muore,

abbia fine il nostro cammino.

(David Maria Turoldo)

*Massimo Cacciari, Laicità, in La Repubblica, 29 ottobre 2003.

**Enzo Bianchi La differenza cristina, Giulio Enuadi Editore, 2006




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