-  Mottola Maria Rita  -  09/01/2016

3° COMANDAMENTO. LA FESTA LAICA: DOVE CI PORTERA? – Maria Rita MOTTOLA

Abstract: il periodo del Santo Natale è momento di festa e di gioia. Il Natale è una festa religiosa, cristiana, soprattutto cattolica. Da tempo si è cercato di annullare la religiosità della ricorrenza, per trasformarla in una festa laica. Vogliono distruggere i simboli e relegare i riti a fatti privati. Dove tutto questo può/vuole condurre? Quali conseguenze avrà? Guardate a uno stato dell'estremo Oriente e potrete vedere realizzato il 'sogno'.

Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.

1. Il Natale. Dio si fa Uomo.

Il Natale è festa cristiana e la nascita di Gesù è un fatto storico, non si ripone la fede nella Sua nascita ma nella Sua natura Divina. La collocazione nel tempo della nascita di Gesù è stata favorita dal ritrovamento del giacimento archeologico di Qumran e in particolare del così detto Libro dei Giubilei. I Vangeli narrano che Zaccaria annunciò la nascita del proprio figlio (Giovanni il Battista) nel tempo in cui egli svolgeva funzioni sacerdotali presso il Tempio nel 'turno di Abia'. Secondo una studiosa francese Annie Jaubert, * i testi ritrovati nelle grotte attestano la presenza in loco degli Esseni che vi rimasero sino al I sec. d.C., la loro presenza attesta la continuità d'uso del calendario, solare, senza specifica indicazione del nome dei mesi. Anche un altro studioso Shemarjahu Talmon, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, lavorando sugli stessi documenti aveva individuato l'ordine settimanale dei 24 turni sacerdotali nel tempio. Egli ricostruisce la lista dei turni e identifica anche il turno di Ab-Jah cadente due volte l'anno: la prima volta, dall'8 al 14 del terzo mese del calendario, e la seconda volta dal 24 al 30 dell'ottavo mese del calendario. ** Se così è, ricordando che il calendario ritrovato riporta un calcolo solare e non lunare dei giorni, la seconda data corrisponde all'ultima decade del mese di settembre. Secondo il rito bizantino il 23 settembre si celebra l'annuncio a Zaccaria della nascita del figlio tanto desiderato.

Il rito bizantino proviene dalla chiesa primitiva e parrebbe molto attendibile dal punto di vista storico. Se così è la nascita di Giovanni Battista commemorata dal nostro rito il 24 giugno è del tutto coerente con la ricostruzione su riportata. Altrettanto i Vangeli collocano l'Annunciazione e la visita di Maria a Elisabetta tre mesi prima della nascita del figlio della cugina e quindi il 25 marzo, così come ricordato dalla Chiesa. Si potrebbe, quindi, concludere (la storia si basa sulle fonti e su fatti attuali riconducibili a eventi passati che vengono tramandati e confermano, convalidandola, la ricostruzione proposta) che effettivamente il 25 dicembre nacque Gesù, figlio di Maria, vergine, e sposa di Giuseppe della casa di Davide.

Ma anche se si volesse accedere alla ricostruzione secondo cui il Natale, come momento di festa per la nascita di Gesù, nasce come sovrapposizione alla festa del Sol invictus, festa pagana, non vi sarebbe nulla di 'sconveniente', il vero Sole dell'umanità nasce nel giorno del solstizio d'inverno e la commemorazione della Sua nascita si sovrappone, annullandola, alla festa ancora in uso nel III-IV sec. d.C., momento storico in cui si iniziò a celebrare il Natale.

Il Natale non ha altra ragion d'essere se non il ricordo della nascita del Cristo, Dio-Uomo. Chi vorrebbe ricondurre la festa a motivi comuni a tutti gli uomini, - pace, amore, fratellanza, - escludendo il suo vero significato, dovrebbe anche spiegare perché la festa solenne del Yom Kippur non deve assurgere a festa di espiazione, perdono e pace, o perché la festa ʿīd al-fiṭr alla fine del Ramadan non deve essere vissuta da tutti come festa di gioia per la fine del periodo penitenziale. Non è questo che propongono i meno aggressivi dei laicisti: per loro solo il Natale dovrebbe perdere il suo valore profondo e religioso, perché solo il Natale offenderebbe gli atei e coloro che appartengono ad altri fedi.

2. La libertà religiosa e le festività.

Sempre secondo l'ideologia dominante del politically correct, la libertà religiosa è tale per tutti ma non per i cattolici. Qualcosa stride, possibile che le persone di buona volontà non si accorgano delle incongruenze e della pericolosità di simili affermazioni?

'Questo messaggio lo rivolgo ad ogni uomo; all'uomo; all'uomo, nella sua umanità. Natale è la festa dell'uomo. Nasce l'Uomo. Uno dei miliardi di uomini che sono nati, nascono e nasceranno sulla terra. L'uomo, un elemento componente della grande statistica. Non a caso Gesù è venuto al mondo nel periodo del censimento; quando un imperatore romano voleva sapere quanti sudditi contasse il suo paese. L'uomo, oggetto del calcolo, considerato sotto la categoria della quantità; uno fra miliardi. E nello stesso tempo, uno, unico e irripetibile. Se noi celebriamo così solennemente la nascita di Gesù, lo facciamo per testimoniare che ogni uomo è qualcuno, unico e irripetibile. Se le nostre statistiche umane, le catalogazioni umane, gli umani sistemi politici, economici e sociali, le semplici umane possibilità non riescono ad assicurare all'uomo che egli possa nascere, esistere e operare come un unico e irripetibile, allora tutto ciò glielo assicura Iddio. Per lui e di fronte a lui, l'uomo è sempre unico e irripetibile; qualcuno eternamente ideato ed eternamente prescelto; qualcuno chiamato e denominato con il proprio nome' ***

Se questo è il messaggio profondo e sottostante al Natale perché coloro che inneggiano alla libertà di ogni uomo negano la sua profonda e inderogabile dignità e unicità? Forse, sommessamente, potremmo affermare che questa ideologia della libertà non sa neppure che cosa sia la libertà, la nomina ogni momento, ma non la conosce e non la vive, non ne riconosce il valore universale e eterno, si stupisce della condotta dei cattolici, non la comprende, non riesce a riconoscere in quel modo di essere la vera libertà dei figli di Dio, la consapevolezza che nulla potrà modificare il volere potente e onnipotente dell'Altissimo che vede in ogni uomo un unicum da amare. I cristiani in tutte le terre oppresse dalle guerre celebrano il Natale, anche fosse a rischio della vita. Cosa sono disposti a rischiare i liberisti di ogni epoca e di ogni luogo?

3. I simboli: il presepe e l'albero di Natale, Santa Claus e la laicizzazione della festa.

Nella Chiesa primitiva si iniziò a celebrare la festa di Natale commemorandone anche le immagini, San Francesco volle proporne la ricostruzione: la stalla, il bue e l'asino, la mangiatoia, da allora la pietà popolare trovò splendido questo modo di festeggiare.

L'albero di Natale è vissuto come simbolo della festa dai popoli cristiani del Nord e si consolidò nel XVI secolo ma si narra che San Bonifacio, fermò un sacrificio umano in una foresta dove i germani adoravano il dio Thor, e nel luogo dei sacrifici nacque un abete simboli di vita eterna che punta verso il cielo, legno di pace con il quale erano costruite le abitazioni.

Il Presepe assume in Italia e in particolare a Napoli una vocazione artistico-sociale, per così dire.

'E' un campionario di umanità, che accomuna le più diverse espressioni della rumorosa vita popolare della Napoli barocca, dal letterato all'arrotino, dal capopopolo al burattinaio, dalla ballerina con il 'putipù', il 'tamburello' o l ' triccaballacche', al 'bruttone' e al 'tarallaro' (e l'elenco potrebbe allungarsi senza alcuna difficoltà ...). Non manca neppure la rappresentazione della crudeltà, il cui vertice sta forse nella scena di Erode vestito da pascià, che, quasi esibendo la sua cinica 'infamità', contempla lo spettacolo della strage degli innocenti centellinando soddisfatto 'na tazzulella' e café'! E' un universo che il presepe napoletano del '700, con un'esuberanza della fantasia unita a un gustosissimo realismo, avvicina alla nascita del Dio bambino'. ****

Tutta questa 'messinscena' non è fine a se stessa, non è inutile gioco e divertimento. A un senso profondo e alto, come solo ciò che nasce dal 'basso' sa avere. 'L'accostamento risponde all'intento, espresso attraverso la coralità dell'insieme, di ricondurre tutto al centro, a quel 'mistero', che segna la fede cristiana il nuovo inizio del mondo a questa 'architettura' mostra come la sorgente ispirativa del presepe barocco sia la predicazione popolare del Vangelo nella Napoli settecentesca: qui l'opera dei Gesuiti fu certamente determinante'. ****

4. La sovrapposizione della festa come strumento di dominio.

Come si accennava in precedenza, la cultura dominante cerca di annullare le festività che sino ad allora sono state espressione di ciò che si vuole soppiantare. E' sempre accaduto e sta accadendo nuovamente. Il tentativo mal celato di annientamento della fede cristiana e cattolica, in particolare, (non dimentichiamo che alla campagna contro i simboli religiosi partecipano anche molte chiese protestanti) dovrebbe però preoccupare tutti, anzi, in particolare, chi cattolico non è. Beati i perseguitati nel mio nome, non è coraggio quello dei cattolici, è semplice consapevolezza che la Verità è contrastata e vilipesa, in ogni epoca storica.

Il potere tende a far prevalere la propria visione della realtà, ne costruisce una cultura e la inculca più o meno violentemente, al popolo così da persuaderlo che 'le cose debbono andare in quel determinato modo nel miglior mondo possibile'. Oggi la esclusione dei simboli religiosi è divenuta quasi una ossessione, priva di ogni ragionevolezza e non sostenuto da basi solide e razionali.

Il Preside della scuola di Rozzano esclude la festa del Natale (ma a Sassari un altro preside vieta la visita del Vescovo, per esempio) e si scopre che non tutti sono d'accordo con tali scelte, scelte che nascondono un'errata visione dell'accoglienza e della condivisione. Solo chi ha principi alti da proporre, solo chi conosce le proprie origini e ne è orgoglioso, le vive con intensità, può comprendere quanto siano importanti le origini, le abitudini, le tradizioni e la fede degli altri popoli. Se disprezzo la mia fede e le mie origini perché mai dovrei rispettare quelle degli altri popoli? Non è dato saperlo.

Chi scrive ha sostenuto più volte dalle pagine di questa rivista, avendo frequentazione con cittadini musulmani, che loro non si sentono affatto offesi dal Crocifisso (nel mio studio se ne trova uno piccolo, non invadente, in ogni stanza), e neppure dalle nostre feste. Loro si sentono smarriti innanzi alla nostra mancanza di fede, alla nostra indifferenza per le tradizioni. Questo sì. Quindi nessuna sorpresa per l'atteggiamento assunto da comunità musulmane nei giorni successivi alla polemica, chiedendo di non rimuovere i crocifissi dalle scuole e di conservare la tradizione del Natale. Certamente i nostri amici si sono stancati di essere 'usati' per una lotta che è tutta politica, o meglio, ideologica. Nulla a che fare con il rispetto e con la condivisione, se non abbiamo più nulla che ci appartiene cosa mai potremmo 'condividere'? Così ora i sostenitori della laicità non si potranno più fare scudo dei cittadini di fede musulmana e dovranno 'uscire allo scoperto'.

5. Il mito coreano e la cultura laica: dittatura di una ideologica.

L'unica nazione al mondo che per legge si dichiarò atea e vietò ogni associazione o manifestazione religiosa fu l'Albania nel 1967. L'ideologia del socialismo reale disprezzava la religione e tentava in ogni modo di ostacolarla ma affermava la libertà di religione.

I paesi del socialismo reale, per esempio la Cecoslovacchia, inserivano, dunque, nelle loro costituzioni la libertà religiosa. In Cecoslovacchia successivamente alla presa di potere da parte del partito comunista vennero emanate alcune leggi che regolavano i rapporti tra Stato e chiese, le questioni economiche, il matrimonio religioso e l'insegnamento della religione nelle scuole (ammessa solo sotto controllo statale). La Costituzione del 1960 all'art. 32 garantisce la libertà religiosa. Nel paese oltre cortina esisteva un Istituto per l'Ateismo gestito negli anni '80 da Jiri Loukotka. Egli afferma che nessuno Stato può rimanere ideologicamente neutrale e quindi lo Stato cecoslovacco non può essere neutrale rispetto alla religione che è e deve rimanere estranea al socialismo. Anche se i cittadini cecoslovacchi non vedono contraddizioni nella loro fede religiosa e nel rispetto dello stato socialista è lo Stato che non può rimanere indifferente nei loro confronti e deve promuovere una visione scientifica del mondo (che egli contrappone alla visione religiosa etichettata come borghese e perciò contraria alla classe operaia) e nel contempo tutelare gli atei e fare in modo che essi possano avere pieno appoggio alla loro propaganda atea. *****

In Corea del Nord la Costituzione del 1998 garantisce questa libertà ma, onde evitare che la religione rimanga nella mente e nei cuori dei cittadini, lo stato ha immaginato un numero notevole di festività, per così dire, sostitutive. Il regime comunista ha inventato feste e ricorrenze tutte riferite alla famiglia del presidente o ad altre occasioni con loro connesse. Il 24 dicembre, per esempio, si celebra la nascita di Kim Jong-suk, nonna dell'attuale dittatore Kim Jong-un, il 'Grande successore', e madre del 'Caro leader' Kim Jong-il. Per l'occasione, a tutti è richiesto di recarsi in pellegrinaggio nella città di Hoeryong, dove la donna è nata, nel nord-est del paese. Il 20 dicembre si festeggia il solstizio d'inverno e il 27 l'entrata in vigore della Costituzione del 1998. L'inizio dell'anno è invece dedicato alla memoria di Kim Il-sung, padre della patria ed 'Eterno presidente', e il popola fa in pellegrinaggio al Palazzo del sole di Kumsusan, nella capitale Pyongyang, ove è stato eretto il mausoleo della famiglia Kim. Sembra l'incubo creato da uno scrittore di fantascienza ma è l'attuale realtà di un paese 'moderno'. ******

Nessuno può negare che la Cecoslovacchia e gli altri paesi del socialismo reale avessero governi totalitari e che abbiano compiuto un'opera di annientamento dei sentimenti religiosi e di discriminazione nei confronti di intellettuali cattolici e non solo. Nessuno può negare che essi riconoscessero la libertà religiosa solo formalmente ma che in realtà solo l'ateismo era considerato aderente all'ideologia comunista, così che la classe operai vittoriosa, ma non in grado di poter scegliere liberamente, doveva essere condotta verso l'ateismo e 'una visione scientifica del mondo'. Nessuno può negare che la Corea del Nord sia una dittatura e che riconosca come unico credo il culto della personalità del suo presidente, unica religione ammessa.

In Europa (ma anche in USA) si cerca in ogni modo di escludere la vita religiosa comunitaria e le feste che ne sono l'espressione più importante in nome di una distorta laicità dello Stato. E' notorio che in Francia sia stata istituita una festa della laicità e che in Italia ogni anno si cerca di annullare il Natale ma di festeggiare l'inverno o mille altre occasioni 'laiche'.

Non vedete strane e inquietanti assonanze?

 

* Annie Jaubert Le calendrier des Jubilées et de la secte de Qumran. Ses origines bibliques, in Vetus Testamentum, Suppl. 3 (1953) pp. 250-264,

** Shemarjahu Talmon The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolymitana, vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199

*** Karol Wojtyla – Papa Giovanni Paolo II Messaggio Urbi et Orbi Natale 1978

**** Bruno Forte Santo Natale, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006 pp. 27-28

*****Cecoslovacchia: la libertà religiosa garantita dallo Stato? In civiltà Cattolica, 1981, pag. 186 e segg.

****** (http://www.tempi.it/corea-nord-natale-dove-non-esiste-il-natale#.VpDE81JLB9R).




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