Circa quel processo penale per stupro, notizia dei giornali di un paio di settimane fa: tutto è finito nel nulla, ho letto, a causa della prescrizione. Per riparare almeno in parte al disastro, suggerirei qui alla vttima:
- verificare se esistono gli estremi per chiedere allo Stato un "indennizzo", nella misura in cui le disfunzioni che hanno portato alla prescrizione siano, com"è evidente, imputabili a colpe burocratico-organizzative; rivolgersi poi alla giustizia europea, se questa mossa nazionale fosse perdente;
- chiedere al violentatore il "risarcimento del danno": soprattutto danni non patrimoniali, come danno biologico-psichico, d. morale, d. esistenziale (personalizzazione); magari anche danni patrimoniali;
- danni del genere, che si rinnovano ogni giorno a carico della vittima, non si prescrivono in effetti: si è sempre in tempo a richiederli;
- il risarcimento avrà qui anche una funzione "araldica"; è come se il giudice dicesse all"offeso: "Cancellare il male che ti è stato fatto non possiamo, ma "nel nome del popolo italiano" affermiamo: chi ti ha ferito nel corpo e nell"anima è un uomo malvagio, orrendo; siamo dalla tua parte, riconosciamo che hai sofferto, facciamo il possibile per darti soddisfazione";
- anche la beffa della prescrizione penale va messa nel conto dello stupratore; non è colpa sua, ma è come se lo fosse, visto che ha arrecato il male di proposito: "intended consequences never too remote", chi è cattivo paga per tutto quanto, la causalità funziona un magnete a 360°;
- chiederei un milione di euro complessivi, più gli interessi, tenuto conto fra l"altro della funzione sanzionatoria della responsabilità civile (danni "punitivi", diciamo così), funzione che in un caso di dolo come questo è particolarmente viva;
- se il violentatore quei soldi non li ha, la condanna civile continuerà a pesare su di lui finchè viva; ogni tanto un ufficiale giudiziario, con la mano tesa, passerà da lui; "Quanto hai guadagnato ultimamente? Please …".