-  Occasione Anna Maria  -  01/07/2015

ABROGHIAMO LINTERDIZIONE: ANNA MARIA OCCASIONE SCRIVE A UNA PARLAMENTARE - Anna Maria OCCASIONE

Gent. On. Rossomando,

 uno Stato civile è quello che ha nei Suoi principi il rispetto della persona umana in tutti i suoi momenti della vita. La nostra Costituzione sancisce diritti fondamentali, quali la pari dignità sociale e tra i diritti e doveri dei cittadini, pone la libertà personale come bene inviolabile nei suoi vari aspetti quale quello diritto di riunirsi, di professare la propria fede, di associarsi. Tutto ciò è irrimediabilmente compromesso  allorchè sia dichiarata l"interdizione di una persona. Interdire significa anche letteralmente parlando, impedire, bloccare, inibire. Interdire in senso legale significa togliere ad una persona la totale autonomia salvo ritagliare eventualmente nel provvedimento di interdizione aree prefissate attinenti all"ordinaria amministrazione di  cui la persona interdetta possa godere. Anche inabilitare ha solo significati negativi: è sempre un soggetto esterno che vieta, limita, circoscrive un altro.

Tutto ciò non corrisponde ad uno Stato civile il cui presupposto da cui partire è quello opposto, ovvero della totale autonomia della persona salvo ritagliare aree in cui il beneficiario della misura a sua protezione debba essere affiancato da un soggetto che lo sostenga e lo aiuti.

Cancellare una persona dalla vita non corrisponde all"attuazione del principio del rispetto della persona.

Lo strumento dell"interdizione, nel senso ablativo sopra considerato e tuttora previsto dal nostro codice civile, è manifestamente contrario alla finalità della legge 6/2004 che pone l"amministrazione di sostegno come unico strumento a tutela delle persone "prive in tutto od in parte" di autonomia: se l"amministrazione di sostegno, con la minore limitazione possibile, deve applicarsi anche alle persone prive in tutto od in parte di autonomia, quale ragione giuridica depone a favore del mantenimento dell"interdizione e dell"inabilitazione?

A distanza di 11 anni dalla legge 6/2004 e dal successo che la stessa legge ha nelle aule di Tribunale e delle vittorie che questa ha comportato, come il diritto di unirsi in matrimonio delle persone down, giusto per citarne una tra tutte, il permanere degli istituti dell"interdizione e della inabilitazione costituiscono il segno di uno Stato e di un modo di pensare retrogrado e repressivo, fonte di pericolose applicazioni giudiziarie laddove l"amministrazione di sostegno deve essere l"unico strumento utilizzabile anche in attuazione dell"art. 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sulle persone con disabilità.

In questo contesto, urge che il disegno di legge di cui all"oggetto, il cui testo è stato messo a punto dal prof. Paolo Cendon, insieme all'avv. Rita Rossi,  diventi rapidamente legge a tutti gli effetti: non può esistere il diritto da parte di chicchessia di  cancellare persone, desideri, pensieri, diritti con un tratto di penna.

Mi auguro che il mio invito, insieme a quello di soggetti ben più titolati come professori universitari, professionisti legali, medici, politici sia velocemente colto: non si può aspettare ancora.

RingraziandoLa, porgo il mio saluto più cordiale

Anna Maria Occasione




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