-  Santuari Alceste  -  20/03/2013

AFFIDAMENTO DEI SERVIZI AL NON PROFIT – Alceste SANTUARI

Il VI rapporto su enti locali e terzo settore realizzato da Auser (Roma, marzo 2013) evidenzia, in coerenza con le risultanze delle precedenti rilevazioni, un costante "avvalimento" delle organizzazioni non lucrative da parte degli enti locali.

 

L"indagine, nel periodo settembre 2012 – febbraio 2013, ha preso in esame 89 procedure di gara e 103 determinazioni dirigenziali dei Comuni. Si tratta – si legge nel rapporto – di "selezioni pubbliche e "ristrette" (cioè con procedure negoziate e a licitazione privata) e di "affidamenti diretti", in base ai quali i Comuni hanno poi trasferito alle imprese sociali e alle associazioni di volontariato la gestione dei servizi alla persona (qual, ad esempio, l"assistenza domiciliare e l"educativa territoriale) e di altri servizi sociali, per una spesa totale di 6,165 milioni di euro.

 

Il rapporto evidenzia una differenza geografica nella scelta delle procedure di gara, così come una più o meno marcata gestione da parte dei comuni dei servizi socio assistenziali.

 

I comuni individuano, a seguito di affidamento diretto, procedura ristretta e negoziata ovvero di appalto, nelle cooperative sociali (specialmente al Nord) e, a seguire, nelle associazioni di volontariato i "partner" cui affidare l"erogazione dei servizi sociali.

 

Le cooperative sociali risultano maggiormente coinvolte nell"erogazione di servizi di assistenza domiciliare agli anziani, di interventi assistenziali di base e di servizi all"infanzia. Le organizzazioni di volontariato, sia in coerenza con la l. n. 266/1991 sia con quanto disposto dal dpcm 30 marzo 2001, sono impegnate nell"erogazione di servizi innovativi e integrativi, e quindi di supporto agli interventi complessi, svolti da altre tipologie giuridico-organizzative.

 

La ricerca, come già si è avuto modo di evidenziare su questo sito in altre occasioni, sottolinea che le modalità di affidamento dei servizi da parte degli enti locali, nonostante le direttive impartite dalla l. n. 328/00, dal dpcm sopra citato e dalle leggi regionali, risentono ancora del criterio del massimo ribasso e in poche circostanze coinvolgono le organizzazioni non profit in processi di co-progettazione che sappiano invero valorizzare le peculiarità organizzative e giuridiche delle medesime.

Al riguardo, quindi, si deve osservare, ancora una volta, che gli enti locali preferiscono un rapporto "esternalizzato" sulla base di criteri generali a rapporti e modalità di dialogo e affidamento maggiormente "tarati" sulla specificità del servizio e del processo organizzativo coinvolto.

 

Da ultimo, la ricerca Auser mette in evidenza il ruolo e le funzioni svolte dalle associazioni di volontariato nei confronti degli enti locali, i cui rapporti sono definiti nelle convenzioni. Su un campione di 1.024 convenzioni esaminate, il rapporto indica che le organizzazioni di volontariato intervengono in settori non coperti dalla P.A., in specie riguardanti gli anziani non autosufficienti, i bisogni di compagni, di benessere, di socialità e di spostamento sul territorio.

La criticità che emerge nei rapporti tra associazioni di volontariato ed enti locali è quello relativo al fatto che le prime, alle quali i secondi si rivolgono in termini sempre più massici, "debordano" nell"espletamento dei loro servizi, dalla loro tipologia giuridico-organizzativa. E quindi, in tale direzione, si riscontrano le contraddizioni in termini di regolazione normativa e regolamentare del fenomeno in parola.

Il rapporto, richiamando le denunce che in questi anni le imprese commerciali hanno presentato nei confronti di un certo comportamento sleale da parte delle associazioni di volontariato, indica quale causa di un simile atteggiamento proprio l"utilizzo improprio che l"ente locale fa delle organizzazioni di volontariato. I tagli ai servizi, in particolare, gli enti pubblici a "forzare la mano" utilizzando, conseguentemente, le convenzioni anche per l"affidamento di servizi complessi che richiederebbero – quanto meno – un minimo confronto concorrenziale.




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