-  Mottola Maria Rita  -  02/05/2016

Ai Confini del diritto: 1° maggio, la festa senza il lavoro – Maria Rita Mottola

Abstract: festa del 1° maggio, i martiri si festeggiano il giorno della loro morte, così a maggio si festeggiano i martiri di Chicago. Dovrebbe essere occasione per parlare dei problemi del lavoro e allo stesso tempo per festeggiare il diritto fondamentale di ogni società, il lavoro appunto. Oggi, non riusciamo ancora ad abituarci, lo scollamento tra la realtà e ideologia, è di una evidenza disarmante: il capitalismo selvaggio sta distruggendo la nostra società e i diritti dei lavoratori, l'Europa è nata per realizzare il capitalismo selvaggio, e quindi 'più Europa'....

1.Il significato della Festa del 1° maggio. – 2. Il lavoro festivo. – 3. Lavoro e capitalismo. – 4. Lavoro e costituzione. – 5. Lavoro e Europa

1.Il significato della Festa del 1° maggio. – Ricordare che il 1° maggio è la commemorazione di un evento tragico, i morti di una protesta che avvenne a Chicago nel maggio del 1886, non è inutile, anzi. Ricordare che molti hanno creduto che valesse la pena di lottare per un mondo più giusto sacrificando la propria vita, potrebbe servire a risollevare dall'inedia. Ricordare che le lotte pacifiche dei lavoratori hanno contribuito a modificare una società ottocentesca, frutto della rivoluzione francese, profondamente ingiusta può ricondurre la discussione nei sui corretti argini. Il 1° maggio tutti noi che lavoriamo, qualsiasi lavoro ci siamo scelti o siamo costretti a svolgere dovremmo essere fieri di creare il futuro.

2. Il lavoro festivo. – Abbiamo visto movimenti di massa, radunate oceaniche, scioperi a oltranza contro il Governo Monti quando ha emanato il ddl 'Salva Italia' entrato in vigore nel gennaio 2012 dando il la a una liberalizzazione selvaggia dell'economia, disponendo, tra l'altro, anche l'apertura dei negozi e delle attività commerciali 365 giorni l'anno. L'art.31, primo comma aveva stabilito, in via generale e senza eccezioni, la totale libertà di orari, sia in termini di ore di funzionamento che di aperture domenicali e festive, di tutte le attività di commercio e di somministrazione di alimenti e bevande su tutto il territorio nazionale? Si è sollevata una protesta contro l'introduzione del principio di libera concorrenza? A me non pare.

E allora perché lamentarsi che il 1° maggio i negozi restano aperti? (Aperti anche nella 'rossa' – o rosa pallido – Toscana, of course).

3. Lavoro e capitalismo. – Il conflitto capitale-lavoro ha ancora significato? Negli anni scorsi quando i governi si alternavano e emanavano leggi dirette a limitare i diritti dei lavoratori, a trasformare i contratti di lavoro in un eufemismo, (il contratto è un accordo tra le parti, in un sinallagma che ponga sullo stesso piano le reciproche prestazioni, per capirci lavoro da una parte e retribuzione dall'altra), a eliminare il diritto al riposo e alla festa, il diritto alla pensione e alla salute, non mi pare ci fossero oceaniche adunate, lotte e scioperi generali. Flessibilità era una parola divenuta cara al sindacalismo e agli intellettuali progressisti e di sinistra. *

4. lavoro e costituzione.

Torno come sempre sul tema dei temi, Tale of tales (avete visto il film? Un film ben costruito, godibile nella creazione di un mondo irreale, fantastico, fiabesco, eppure così reale, ma il suo merito è ricordare e ricordarci che le fiabe sono state scritte in Italia o meglio a Napoli da Gianbattista Basile (1575- 1632) (per l'esattezza "lo cunto dei cunti" fu pubblicato postumo nel 1634).

Ecco torno ancora una volta sul tema dei temi l'art. 1 della Cost.: cosa può mai significare quella frase "repubblica democratica fondata sul lavoro? Quale lavoro e di chi? E perché mai una repubblica dovrebbe essere fondata sul lavoro ?

Nel passato non ci si poneva la domanda, in un mondo senza Europa e senza Euro non era necessario. La società italiana sembrava viaggiare verso un sistema economico e sociale destinato ad appianare le differenze, a colmare il divario e a offrire opportunità e futuro, cultura e istruzione, assistenza e garanzia per la salute, la giustizia e la casa. Ma ora è indispensabile ricordare e ricordarci che quella locuzione sta a significare che il lavoro prevale sul capitale, l'apporto dell'uomo della sua intelligenza e delle sue capacità ha un valore maggiore del denaro, la dignità è il valore fondamentale e imprescindibile per la costruzione di una società civile e garante delle libertà. Solo accordando la libertà dal bisogno (non con l'elemosina del reddito di cittadinanza ma con una giusta retribuzione) e la dignità di poter esistere e fare, si può essere certi che il progetto democratico si realizzi. Il cittadino è tale se può avere la possibilità di dedicarsi alla vita politica attivamente esprimendo le proprie opinioni, partecipando a iniziative e manifestazioni, convegni e congressi, partiti politici e associazioni, deve averne il tempo (orari di lavoro non massacranti, festività rispettate, luoghi di lavoro accessibili e vicini) averne la voglia (stimoli e dibattiti seri e ragionati, sollecitazioni e suggerimenti) averne la possibilità (luoghi e momenti, formazioni e organizzazioni), averne i mezzi (informazione corretta e completa, accessibilità a sistemi di democrazia diretta), averne la libertà (non si può certo pensare che chi ha un lavoro precario, senza certezze e senza futuro, o non lo abbia affatto, possa essere libero di dedicarsi alla vita politica quando i suoi pensieri e le sue preoccupazioni sono tutte convogliate alla ricerca di mezzi economici necessari alla sopravvivenza sua e della sua famiglia).

5. lavoro e Europa

Ha ancora senso festeggiare il lavoro oggi? No non ha nessun senso. Se non vogliamo veramente fare una riflessione seria e onesta, se non vogliamo ammettere errori e mancanze, se non vogliamo leggere (è difficile e complesso perché le norme sono scritte malissimo) i trattati europei nella loro tragica verità. In essi non si trova la tutela del lavoro, non si trova la tutela della famiglia, non si trova la tutela della nostra cultura che ha radici antiche, non si trova la tutela della salute, non si trovano principi di assistenza e previdenza, i trattati sono tutti diretti a realizzare la libera circolazione di persone e di merci. Libero mercato e libero scambio. Libertà per gli imprenditori, rispetto del principio della concorrenza. E in questo modo si impediscono i così detti aiuti di Stato alle aziende che hanno avuto gravi difficoltà a seguito di eventi naturali catastrofici e così il pastificio Rummo, antico di storia e di tradizione, che produce pasta tra le migliori al mondo, rischia di chiudere nonostante i dipendenti abbiano spontaneamente liberato i macchinari dal fango dell'alluvione e lavorato per riportare lo stabilimento in efficienza, senza aiuti di stato, perché lo vuole l'Europa.

P.S. questo articolo è stato scritto il 2 maggio nel rispetto del riposto festivo del 1° maggio

*http://goofynomics.blogspot.it/2013/05/declino-produttivita-flessibilita-euro.html prof. Alberto Bagnai




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