-  Mottola Maria Rita  -  27/02/2016

AI CONFINI DEL DIRITTO: AMORE O POTERE? – Maria Rita MOTTOLA

Abstract – E' stata votata al Senato il disegno di legge già Cirinnà. E' un chiaro esempio di funambolismo politico e giuridico, una assurdità che ha messo in luce ancora una volta, ma in modo chiaro e sconvolgente, il distacco siderale tra classe dirigente e il popolo sovrano, la mancanza di rispetto dei processi democratici e delle istituzioni, l'assenza di collegamento tra le scelte del Governo e del Parlamento e l'elettorato al quale almeno in astratto dovrebbero fare riferimento. Una norma diretta a regolamentare i diritti di una minoranza mette in evidenza come l'attuale modalità di esercitare il potere è quanto mai pericolosa e eterodiretta.

ANTEFATTO – Un giornalista mi ha incuriosito. In un suo articolo ricordava come da ragazzo avesse svolto una strana professione: era pagato per andare a comprare dischi, più copia venivano acquistate di quel disco più era probabile che i suoi colleghi riuscissero a vendere ai negozi lo stesso disco. Insomma era pagato per creare l'illusione che il pubblico avrebbe acquistato quel determinato disco. Manipolazione dei dati, artifici per vendere di più. Certo il mercato non è cambiato, anzi ha affinato le sue armi. Le statistiche sono modificate a piacimento. Del resto è sufficiente dare alla visione numerica basi differenti e il gioco è fatto. O prendere un campione senza rispettare le regole scientifiche di obiettività. Le imprese farmaceutiche sono le migliori in questo campo: avvalorano i loro ritrovati con i risultati delle ricerche fatte dai loro laboratori!

Ma la vita di una Nazione, i valori fondanti del vivere civile, decidere cosa sia utile e giusto per una società, non può avere come base le statistiche falsate, le ricerche commissionate a una delle parti in causa, tacitare e oscurare la voce della maggioranza. Così procedendo si è certi di produrre un farmaco inutile o dannoso, di dare una soluzione economica errata o disastrosa, fare una legge pericolosa o devastante per l'aggregazione sociale del paese.

A ciò si aggiunga che le persone che maggiormente sono offese da questa sorta di forzata uguaglianza sono le persone che si vorrebbe tutelare. Sono state indotte da decenni di propaganda culturale a credere che l'unico modo per essere rispettati è essere uguali quando si è differenti. Essere diversi non significa essere peggiori, anzi alcune volte significa avere differenti sensibilità, differenti modalità espressive. L'arroganza del potere ha costruito un pensiero unico, ha disorientato l'opinione pubblica, ha condizionato le condotte, ha condannato la libertà di espressione, accusando di oscurantismo chi la pensava in modo differente.

FATTO – Il Senato ha approvato il DDL Cirinnà facendo ricorso al voto di fiducia. Non possiamo esimerci dall'esprimere valutazioni sulla procedura applicata: la violazione dell'art. 72 della Cost. escludendo la discussione in commissione, il tentativo maldestro di portare in votazione un emendamento canguro (come sono estemporanei i nostri parlamentari quando affibbiano i nomi alle loro ridicole trovate pseudo giuridiche e antidemocratiche! Canguro perché salta? Perché mette nel marsupio tutto ciò che infastidisce la maggioranza? Canguro perché si mette in tasca il popolo che dovrebbe rappresentare?), il voto di fiducia su un maxi emendamento di una proposta di legge diversa da quella in discussione (in apparenza diversa, sostanzialmente uguale).

Una legge innanzitutto mal fatta, mal scritta, che discrimina le unioni civili tra uomo e donna, che esplicita un fatto che ai giuristi è ben chiaro ma che finora al 'popolo' non era ancora stato raccontato: le leggi non le fa un Parlamento – peraltro incostituzionale, incostituzionale a dispetto della astrusa motivazione della Corte che ha cercato di salvarlo – in nome del popolo unico depositario del potere, le leggi le fanno i magistrati, italiani e europei. Le leggi votate in Parlamento hanno ben poca vita sui temi tanto cari all'establishment legato agli U.S.A., vengono presto spazzate via, modificate dalle sentenze. Che questa sia una distorsione del sistema pericolosa per la democrazia e per le libertà – quelle vere e non quelle fasulle che ci vengono somministrate come strumento di distrazione di massa – è chiaro ai giuristi, molto meno chiaro ai parlamentari che pare non abbiano nessuna contezza del loro ruolo e dei danni che stanno causando al popolo italiano e alla Nazione che dovrebbero sostenere – perché chiedere loro di amarla forse è un po' eccessivo.

IL DIRITTO – Come dicevano la norma che è stata approvata e il cui testo è stato raffazzonato in poche ore convulse e portato in aula senza alcuna ponderazione è di una ipocrisia disarmante. Sarebbe stato più onesto intellettualmente introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso. E' così grottesco quello che è stato legiferato che lascia sconcertati. Veramente il Parlamento e con esso il Governo credono che agli italiani basti dire: no guardate non abbiamo scritto matrimonio e poi non abbiamo previsto l'obbligo di fedeltà. Ecco forse gli italiani stupiranno questa classe politica. Forse gli italiani senza essere giuristi capiranno di essere stati turlupinati. Come è noto il nomen iuris, normalmente, nei contratti è del tutto indifferenze e non determinante, può, al più essere uno degli elementi utili a dare interpretazione della volontà delle parti. Quello che conta è il contenuto delle singole obbligazioni e dei diritti che ne scaturiscono. Questi due elementi vengono in soccorso per verificare e ricondurre uno schema contrattuale a una fattispecie giuridica o all'altra. Ergo è fuori discussione che quanto è stato costruito dal DDL Cirinnà è un matrimonio tra persone dello stesso sesso: medesima cerimonia e quindi medesimo sistema per esprimere la volontà dei nubendi, medesimi impedimenti – precedente matrimonio, rapporti di parentela ecc. – quindi medesima 'sostanza' del rapporto, anche perché gli impedimenti a contrarre matrimonio hanno radici antiche legate per lo più al divieto di incesto e alla poligamia, o a capacità giuridica degli sposi che debbono essere in grado di comprendere l'importanza dell'atto che stanno compiendo, i riferimenti all'indirizzo della vita familiare e agli altri obblighi, le conseguenze giuridiche individuabili essenzialmente nella pensione di reversibilità ai superstiti, nella quota di legittima ereditaria, nel cognome unico, nella facoltà di divorzio.

LA SOVVERSIONE DELLA REALTA' – Dunque, si tratta di un vero e proprio matrimonio ipocritamente negato. L'assenza dell'obblighi di fedeltà è stato solo strumentale, uno specchietto per le allodole che però non pare si siano lasciate incantare. Si sono sollevate voci che apparivano sincere nella loro assurdità: hanno voluto gettare discredito sulle coppie gay che così appariranno incapaci di fedeltà, mentre è certo che le relazioni durano molto di più di quelle delle coppie etero (che brutta parola eterosessuali, che brutta società che riduce uomini e donne alla loro attrazione sessuale, che triste società che non è più capace di amare le differenze).

Lo sconcerto aumenta quando si sente dire che effettivamente ciò che è sbagliato è l'obbligo alla fedeltà nel matrimonio: i mariti e le mogli dovrebbero imparare che la vera fedeltà non è quella sessuale ma quella del rispetto e quindi per rendere le coppie 'etero' più libere di amarsi dovremmo abolire l'obbligo alla fedeltà. Certo chi parla non sa che la fedeltà intesa giuridicamente non consiste nell'assenza di tradimento ma in quella esclusività consapevolmente scelta e costruita nel rapporto privilegiato tra marito e moglie. Ma questi concetti elaborati dalla dottrina e da certa giurisprudenza ormai sono desueti e relegati nei trattati di diritto. Ora si parla con frasi lunghe al massimo n. 140 caratteri. Qualcuno mi spieghi come si può parlare di filosofia, filosofia del diritto, teologia con frasi di 140 caratteri!

Distorcere i dati e affermare che l'adozione da parte delle coppie omosessuali risolverebbe il problema dei poveri bambini in attesa di famiglia è ancora una volta negare l'evidenza: secondo le associazioni che tutelano gli interessi dei bambini e delle famiglie adottive, negli ultimi anni, sono stati adottati circa 1.000 all'anno ma le famiglie che ne hanno fatto richiesta sono circa 12.000. Nessuno mette in discussione la capacità di amore di un uomo o di una donna omosessuali, ma tale capacità non esclude che la stepchild adoption (perché il nome inglese con il tempo fa perdere il contatto con il concetto che la parola stessa vuole esprimere) o meglio l'adozione del figliastro – nella corretta traduzione – sia strettamente connessa e collegata a una attività perversa e abominevole: l'utero in affitto. Chiamiamo le cose con il loro nome è il primo sintomo di lucidità e di mancanza di omologazione. Riappropriamoci del nostro linguaggio e della nostra splendida lingua prima che ci impediscano di usarla come fecero i cinesi quando conquistarono il Giappone, obbligandone gli abitanti a scrivere secondo i loro caratteri, ne modificarono anche la lingua. Dunque, non maternità surrogata ma utero in affitto. E' più crudele e, quindi, rende meglio l'idea di ciò che accade in realtà. Da molte parti si solleva l'obiezione – senz'altro vera ma non completa – che la pratica dell'utero in affitto è diretta ad arricchire le aziende che la praticano. Effettivamente si tratta di un bel business: anche 120.000 € per l'acquisto di un bambino (acquisto se non vi piace la parola potremmo usare una circonlocuzione: contratto con il quale una parte – che potremmo chiamare aspirante padre  - si impegna a versare un prezzo mentre l'altra  - che potremmo chiamare organizzazione pro figli - si impegna a iniziare una procedura di inseminazione artificiale del seme dell'aspirante padre con un ovulo donato, in cambio di un versamento in denaro, da una donna che resterà sconosciuta e impiantarlo nel grembo di una donna che si offre spontaneamente, sacrificandosi per un gesto di amore, che viene ricompensato con una somma di denaro, e che si impegna a portare a termine la gravidanza e a consegnare appena partorito il figlio all'aspirante padre – . Effettivamente non si può parlare di acquisto il tutto è un pochetto più complicato. Ma vi è sempre il passaggio di denaro in cambio di un risultato: la consegna di un bambino che diventa merce, merce costruita ad hoc con lo scopo di cederla in cambio di un prezzo.

O i figli nascono sotto i cavoli o li portano le cicogne, oppure l'adozione del figliastro non può esistere senza l'utero in affitto, senza sfruttamento di una donna, senza l'uso sconsiderato della salute di un'altra donna, senza strappare dal seno materno un bimbo appena nato. L'adozione del figliastro è possibile solo con un atto che riconosce l'assoluta assenza di valore a due donne e un prezzo per un bambino acquistato come una qualsiasi altra merce. Thats' amore?

Ribaltamento del diritto, ideologia vs realtà.




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