Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  12/11/2021

Amministrazione di sostegno >>>>>   sovranità si, sovranità no - Paolo Cendon

Importante sottolineare come nessun ricorso all’amministrazione di sostegno comporterà, in via automatica, perdite di questo o quel filamento di sovranità.

   Di due specie, in particolare, gli errori   da evitare sul piano operativo.

   Allargare i cordoni quando occorrerebbe invece stringerli; tirare eccessivamente le redini quando bisognerebbe, piuttosto, allargarle.

  Ci sono evenienze - va rilevato - in cui lasciato a se stesso, libero di decidere, un “non competente” rischia di confondersi; altre nelle quali, benché ci si trovi davanti a un essere vulnerabile, bisognoso di riguardi, quel pericolo non esiste. 

Per il diritto, in vista di una rotta da tracciare, si tratta di situazioni ben diverse.

  Prendiamo l’esempio di Brando, spendaccione di carattere, un prodigo abituale come si dice; sarà necessario qui, anche per gli equilibri familiari, impedire che venga a dilapidarsi il patrimonio.

Oppure il caso di Allegra, schiacciata da varie nubi psichiche, da qualche tempo un inizio di Alzheimer; di nuovo occorre evitare disgrazie.

Non solo serve a entrambi un amministratore di sostegno: uno che paghi le bollette, vada all’assemblea di condominio, saldi i fornitori, faccia sturare i lavandini. Bisognerà anche prevenire, più o meno recisamente, l’eventualità di imbrogli; impedire sprechi assurdi, già in radice, insensati autolesionismi coi soldi.

Far sì che l’interessato non possa comprare troppi arazzi Gobelins (uno basta per il momento): né accendere mutui con strane finanziarie, né prestare gioielli al primo malintenzionato. 

Ove difettino i presupposti di cui sopra, quando manchi un allarme, nessuna restrizione avrà più senso.

Gaspare, ventidue anni, ragazzo sfortunato come pochi: c’è stato un incidente stradale, quella volta, ne è uscito con gravi disabilità fisiche; unica parente al mondo la zia Marika, commercialista, parente di sua madre.  È stata nominata sua amministratrice di sostegno, in via provvisoria, col compito di provvedere a tutto; prelievi in banca, volturazioni, rapporti con l’agenzia delle entrate, gestione dei fondi.

Viene raggiunto un accordo con l’assicuratore, per l’incidente: duecentomila euro sul conto corrente.  Si conferma che Gaspare, col passare delle settimane, non ha riportato conseguenze di tipo psichico; è solo fisicamente che accusa mancanze.

Passano i mesi, un giorno Gaspare - tarda mattinata, bel tempo, acacie in fiore - decide di andare lui in banca a ritirare mille euro.

Il cassiere, “Non posso”. 

Gaspare, “I soldi ci sono, mi appartengono”.

Il cassiere apre un cassetto, “Qui c’è scritto che è zia Marika quella incaricata dei prelievi”.

E Gaspare – sapendo di aver ragione - “Lei sì, anch’io però se voglio”.




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