-  Redazione P&D  -  09/03/2017

ANIMALI IN OSPEDALE ANCHE A PAVIA. RIFLESSIONI A MARGINE - Elisabetta SCOCCIA

E" notizia di questi giorni che all"Istituto Neurologico "Casimiro Mondino" di Pavia è stato approvato un progetto di pet therapy per gli adolescenti affetti da anoressia nervosa. Plauso all"iniziativa che mira a "riallacciare" alla vita chi se ne distacca martoriando il proprio corpo per dar sfogo alla distorta sofferenza della mente. Già in altre realtà ospedaliere (pediatria, oncologia, geriatria, psichiatria) l"introduzione di un coadiuvante munito di coda, quattro zampe e tanta buona volontà ha dato soddisfacenti risultati, mutuando nella sanità ospedaliera ufficiale ciò che da tempo è risultato efficace nella terapia e nel supporto di alcune disabilità. Chi ha il privilegio di dividere la vita con un animale non umano sa quanto irrinunciabile sia la loro presenza, e quanto sappiano essere dispensatori di gioia, amore e consolazione: nei momenti più difficili un naso umido contro il palmo della mano, una zampa delicata od imperiosa, uno sguardo impossibile da ignorare hanno dato forza al cuore di molti di noi. Per questo permetto alle mie pazienti dal ricovero prolungato di incontrare il proprio cane nel piccolo piazzale all"ingresso dell" ospedale in cui lavoro. Ma proprio perché conosco appieno l"importanza della presenza di un animale nella vita degli umani, proprio per questo mi interrogo sulle motivazioni e sulle modalità di queste iniziative: perché ben diverso è intendere questa presenza come ulteriore pilastro del ritorno ad una vita di comunicazione e di affettività positive, oppure strumentalizzare la naturale voglia di vivere di un cane servendosi così di un essere vivente come di un farmaco o di un giocattolo dotato di vita propria. Fu uno psichiatra infantile, Boris Levinson, a constatare negli anni sessanta che prendersi cura di un animale poteva calmare l'ansia, trasmettere calore affettivo, aiutare a superare lo stress e la depressione, ed in tal modo facilitare per la proprietà transitiva il consolidarsi del rapporto medico-paziente laddove tale relazione risultasse difficile. Circa vent" anni dopo la pet therapy venne ufficialmente introdotta in affiancamento alle terapie tradizionali ed usuali. E" pertanto evidente che essa, per risultare davvero efficace, presuppone una continuità di rapporto tra due soggetti dei quali uno (il cane nella fattispecie) non può essere intercambiabile.

Sull'argomento, su questa Rivista, 5.9.2015, Umano in ospedale? Il cane può fargli visita. A proposito di alleanza terapeutica.





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