Cultura, società  -  Redazione P&D  -  17/10/2021

Antonio Armano parla di Paolo Cendon romanziere

Se dovessi evocare uno scrittore al quale lo vedo affine, almeno nella voce, tirerei in ballo l'Anton Čechov di racconti come Dušečka. Era la short story preferita da Tolstoj e da Stalin ma detestata da Gor'kij e Lenin. La protagonista poteva essere uscita da una storia cendoniana, soprattutto se la immaginiamo trasportata in tempi recenti e colpita da una controversia legale.

Non trovo al contrario nessuna similitudine con Padiglione n. 6. Padiglione n. 6 è la storia di un medico – la stessa professione di Čechov – che conversa a lungo con un uomo rinchiuso in uno sperduto manicomio di provincia e alla fine viene internato pure lui. Nel trattare il tema della follia il professore non indulge in nessun tipo di fascino maledettistico o di retorica del registro basso.

Non che questi difetti tocchino Čechov – quanto di più lontano ovviamente - ma può essere questa l'occasione e il momento di dirlo. Un altro racconto cechoviano che può essere accostato allo stile e ai soggetti cendoniani è La signora col cagnolino. C'è la stessa centralità della figura femminile e la tendenza a seguire gli sviluppi esistenziali della storia nonché un finale aperto e non privo di ombre.




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