Se dovessi evocare uno scrittore al quale lo vedo affine, almeno nella voce, tirerei in ballo l'Anton Čechov di racconti come Dušečka. Era la short story preferita da Tolstoj e da Stalin ma detestata da Gor'kij e Lenin. La protagonista poteva essere uscita da una storia cendoniana, soprattutto se la immaginiamo trasportata in tempi recenti e colpita da una controversia legale.
Non trovo al contrario nessuna similitudine con Padiglione n. 6. Padiglione n. 6 è la storia di un medico – la stessa professione di Čechov – che conversa a lungo con un uomo rinchiuso in uno sperduto manicomio di provincia e alla fine viene internato pure lui. Nel trattare il tema della follia il professore non indulge in nessun tipo di fascino maledettistico o di retorica del registro basso.
Non che questi difetti tocchino Čechov – quanto di più lontano ovviamente - ma può essere questa l'occasione e il momento di dirlo. Un altro racconto cechoviano che può essere accostato allo stile e ai soggetti cendoniani è La signora col cagnolino. C'è la stessa centralità della figura femminile e la tendenza a seguire gli sviluppi esistenziali della storia nonché un finale aperto e non privo di ombre.