Cultura, società  -  Maria Rita Mottola  -  19/04/2022

Apocalypse now

Viviamo tempi sconvolgenti. E per questo che siamo fortunati, ci è dato vivere nel tempo del cambiamento. Un cambiamento che solo all’apparenza non è nelle nostre mani.

Un amico non credente mi ha chiesto, nei giorni scorsi, un suggerimento su un testo che introducesse alla lettura dell’Apocalisse di Giovanni.

Ho cercato tra i libri di casa non ricordavo di averne ma speravo di trovare qualcosa nella bibliografia di testi su altri argomenti biblici.

E invece eccolo lì piccolo e piacevole nella presentazione. Una lectio divina per l’anno pastorale 2011-2012 della diocesi di Lugano scritta da un teologo di Milano che non vediamo da molto tempo.[1]

Prima di consegnarla all’amico ho dedicato qualche ora alla lettura. Quanto mai interessante e più che mai attuale.

Molto spesso si è sentito dire soprattutto da coloro che seguono un’ideologia per così dire progressista che il male dell’Italia è il Vaticano, che la Chiesa è un potere terreno diretto a umiliare e a soggiogare gli uomini illudendoli di un futuro radioso e portandoli ad accettare qualsiasi oppressione sulla terra. Si sostiene, dunque, che il cristiano, viepiù se cattolico, sia portato alla subordinazione, a ossequiare il potere, a essere un agnello sacrificale.

È veramente così? Avete mai riflettuto sulla frase che ormai è divenuta simbolo di pacifismo “porgi l’altra guancia”? Non vi è nulla di passivo in tale frase. Vi è scelta consapevole, è andare incontro all’altro anche se è violento, anche se è crudele. Non passività ma decido e agisco. Potrei anche spiazzarlo quell’avversario. O forse soccomberò come accadde a Gesù il Nazzareno crocifisso quale oppositore del potere del Sinedrio ma per libera scelta.[2]

La Chiesa è potere e collegata strettamente al potere terreno, è veramente così? A ben vedere la chiesa anglicana nel Regno unito è “il potere”. Il suo capo supremo è riconosciuto nel Re o nella Regina di turno. Quanto vi è di più antilaico? Un vero e proprio stato confessionale.

I protestanti d’America sono fedelmente schierati con il potere costituito, Patria e Chiesa potremmo dire. Le stesse formalità laiche e statuali rispecchiano i rituali religiosi. Spesso i missionari protestanti hanno lavorato all’unisono con le company statunitensi per la spogliazione delle popolazioni locali in sud America e non solo.[3]

In Italia lo Stato del Vaticano ha valenza statuale, è monarchia elettiva a tutti gli effetti. Ma la Chiesa universale cosa ha a che fare con il potere temporale? Che cosa è la Chiesa universale?

Partiamo dalle basi. Nel Catechismo della Chiesa cattolica all’art.  9) si legge:

 

“Nel linguaggio cristiano, il termine «Chiesa» designa l'assemblea liturgica, ma anche la comunità locale  o tutta la comunità universale dei credenti. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La « Chiesa » è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa corpo di Cristo”.

 

La Chiesa sono tutti i credenti, tutti indistintamente ciascuno e l’insieme. È, quindi, difficile affermare che la Chiesa corrisponda a un potere temporale.

Non stiamo sostenendo che nel tempo la Chiesa, fatta di uomini e di uomini peccatori, non abbia esercitato un potere, e talvolta un potere estremamente pregante.

Oggi, si può rilevare come certi esponenti della stessa ideologia progressista esultino alle parole del pontefice, specchio di una chiesa a loro misura, una chiesa “come tu mi vuoi”.

Negli anni una lotta sfrenata contro la Chiesa cattolica ha portato gli stessi pastori ad allontanarsi dalla loro missione per “compiacere il mondo”.

Noi non siamo di questo mondo, viviamo in questo mondo, senza appartenervi.

Ma questo non appartenere, questa consapevolezza di essere destinati ad altra vita può esonerarci dall’impegno, dalla lotta e dalla testimonianza?

Apostolo è testimone è  ἀποστέλλω colui che è inviato, il messaggero.

Impegno e testimonianza.

Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze “(Mt 10, 26-27)

Solo all’apparenza è “solo” testimonianza e impegno, le parole annunciate e gridate sono lotta. La lotta eterna del bene vs il male, della verità vs la menzogna.

E il Libro dell’Apocalisse di Giovanni questo rappresenta. Non è la narrazione di fatti che avverranno è iconoclasticamente la lotta, eterna ma già vinta dall’Agnello.

Ed oggi è tempo di lotta. A suggerirlo non è qualche nuovo movimento politico populista o meno, a suggerirlo con evidenza disarmante è il libro dell’Apocalisse.

 “Pertanto, l’Apocalisse, più che essere qualificata come lettura di un tempo di crisi dovrebbe essere qualificata come letteratura per provocare una crisi, un invito a passare dal consenso a uno sguardo critico sulla società. Il tutto nel quadro di una chiamata delle comunità cristiane in senso globale e di ciascuno dei loro membri alla vigilanza, alla fedeltà, e se necessario, alla conversione e alla resistenza.[4]

L’Apocalisse è libro di speranza è la certezza che la storia si compia, che possa realizzarsi in un dialogo tra il desiderio di Dio e il cuore umano. “un dialogo che ricorda quello del Cantico dei Cantici e non ha ragione di fermarsi prima dell’incontro desiderato. E’ lasciato in sospeso, aperto a chi vorrà prendervi parte. L’augurio conclusivo lo conferma:”[5]

Ma la certezza della venuta μαραναθα, maranatha, Egli vieni, rectius, Egli è venuto, dipende dall’agire degli uomini di buona volontà che si impegnano per la Verità.

Oggi è tempo di cambiamento. È tempo propizio è tempo di testimonianza e di azione. Non dobbiamo averne  paura

[1] Ernesto Borghi Libro dell’Apocalisse Diocesi di Lugano

[2] L’accusa era di blasfemia. Egli si dichiarava Figlio di Dio e quindi era un bestemmiatore ma il Sinedrio che non poteva decretare condanne a morte non avrebbe mai ottenuto dal Governatore romano un verdetto con simile accusa e quindi la trasformò in lesa maestà all’imperatore. Egli si dichiarava re dei giudei.

[3] Spunti sull’argomento si trovano nel testo “Confessions of an Economic Hit Man” di John Perkins

[4] Ernesto Borghi cit.

[5] J. Delorme- I. Donegani L’apocalypse de J_ean, pag. 222




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