Deboli, svantaggiati  -  Anna Berghella  -  02/02/2022

AUU - L’Assegno unico e universale per i figli 

Dal 1° gennaio 2022 è caos assoluto, nei patronati, presso i commercialisti, nelle famiglie e tra coniugi separati e divorziati. Perché la riforma nata per sostenere economicamente i figli a carico è importante e incide sulle famiglie con figli dal settimo mese di gravidanza fino a 21 anni. Parlo della rivoluzione dei contributi per i figli che, nella volontà del legislatore, tende a ristabilire equità nella distribuzione delle risorse.

Per un Paese che vanta il tasso di natalità più basso dell’intera Unione Europea, con la nascita di solo 400 mila bambini nel 2019, ovvero 7 nuovi nati ogni 1.000 abitanti, quasi 20 mila in meno rispetto all’anno precedente (-4,5%) e oltre 156 mila rispetto al 2008 (-27%) e che è in ulteriore decrescita nel 2020, anno in cui i nuovi nati sono quasi 16 mila in meno rispetto al 2019 (-3,8%), può dirsi un primo passo importante.

Anche perché l’Italia, non a caso, detiene il primato europeo di Paese con le primipare più attempate: nel 2020 si diventa mamme per la prima volta a 32,2 anni. Negli ultimi anni la media del primo parto è cresciuta notevolmente, passando dai 29,1 anni del 1991 ai 31,4 anni del 2011. Un esercito di nonne mamme - le "più anziane" d'Europa -spesso costrette ad attendere un lavoro dignitoso, in assenza di aiuti, prima di dedicarsi alla maternità.

Il decreto legislativo 21 dicembre del 2021 n. 230 ha introdotto nel nostro ordinamento l’AUU, acronimo per Assegno Unico Universale, nell’ottica di semplificare la misura di sostegno per i figli e di renderla universale. In sostanza il decreto ha creato un assegno unico per tutti i figli, indipendentemente dal lavoro svolto o meno dai genitori, abrogando le misure di welfare previste precedentemente, come le detrazioni per figli a carico e gli assegni familiari per i dipendenti, ma anche altri contributi minori come il premio nascita e l’assegno natalità.

Viene così riconosciuto un valore sociale ai minori come risorsa per la comunità con un contributo che può arrivare a 175 euro mensili per ogni figlio in caso di redditi inferiori a 15 mila euro di ISEE, l’indicatore di benessere familiare, fino a scendere ad un minimo contributo per Isee superiori a 40 mila euro. Il contributo poi è maggiorato in caso di figli disabili e le mamme sotto i 21 hanno diritto a una maggiorazione di 20 euro al mese, indipendentemente dal loro Isee. 

L’AUU entra in vigore dal 1° marzo 2022 ma già dal 1° gennaio è possibile presentare le domande sia da lavoratori autonomi che da dipendenti, dagli inoccupati, tutti residenti da almeno due anni in Italia, compresi i cittadini extracomunitari.




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