-  Gasparre Annalisa  -  25/05/2014

AZIENDA AGRICOLA COME UNA DISCARICA: SEQUESTRO PREVENTIVO DELL'AREA - Decreto Trib. Varese, 16.5.2014 - A.G.

Un'indagine partita dalla televisione è quella che ha portato al sequestro preventivo dell'azienda agricola sita in Busto Arsizio dove, secondo le fonti, vi sarebbe stata una presunta attività di macellazione di ovicaprini non autorizzata.

Giunti in loco, i Carabinieri e i tecnici del Servizio Interprovinciale Tutela Animali accertavano estese aree di pascolo con depositi di rifiuti speciali sia pericolosi che non, derivanti dall'attività aziendale.

Una vera e propria 'discarica' sembra quella emergente dal quadro delle annotazioni svolte dagli operanti: pneumatici, recinzioni, lamiere, griglie, gabbie, macerie edili, bidoni, cassette, tubi, rottami, e ancora, materassi, sedie, poltrone, elettrodomestici di vario tipo. Se questo non bastasse, vi erano anche rifiuti pericolosi: batterie per autoveicoli, motori, autocarri privi di targa, roulotte, lastre di amianto.

Ma la situazione di deposito/abbandono incontrollato di rifiuti non era autorizzato.

Gli operanti hanno proceduto d'iniziativa ad operare il sequestro dei quattro ettari di pascolo, stante l'elevato rischio per l'ambiente e la salute degli animali pascolanti (suini, ovicaprini, bovini ed equidi) nonché per l'igiene e la salute pubblica, atteso che tali animali sono allevati e commerciati per finalità alimentari e finiscono sulle tavole degli italiani.

Il sequestro preventivo è stato convalidato dal Giudice per le indagini preliminari che ha rilevato come ius receptum è il principio per cui in tema di sequestro preventivo è sufficiente la presenza del fumus boni iuris ovvero l'ipotizzabilità in astratto della commissione di un reato che, nel caso di specie, è quello di cui all'art. 256 d.lgs. 152/2006 (attività di gestione di rifiuti non autorizzata).

Si ringrazia il Servizio Interprovinciale Tutela Animali per la segnalazione e la collaborazione all'Arma dei Carabinieri per l'accertamento dei reati ambientali. Segnalare, intervenire, punire: queste le regole che la tutela dell'ambiente impone e che, fortunatamente, sono sempre più seguite.




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