-  Cariello Maria  -  23/02/2013

BOCCIATO IL REDDITOMETRO - S.D. Pozzuoli 21.02.13 - Maria CARIELLO

Un provvedimento che mette fine al Redditometro non ancora entrato a regime : il 21 febbraio 2013 il Tribunale di Napoli Sezione Distaccata di Pozzuoli – Giudice Antonio Lepre – ha accolto il ricorso cautelare (accertamento e dinibitoria dei diritti fondamentali) di un pensionato, deciso ad impedire al fisco di conoscere gli aspetti più privati della sua vita, includendo anche le spese per cure mediche, ordinando all'Agenzia delle entrate di non "intraprendere alcuna ricognizione, archiviazione o comunque attività di conoscenza o di utilizzo dei dati" anzi di "cessarla se iniziata" e "distruggere tutti i relativi archivi" se esistenti.

Il cittadino verrebbe privato "del diritto ad avere una vita privata" e di essere " libero nelle proprie determinazioni senza dover essere dover essere sottoposto all'invadenza del potere esecutivo e senza dover dare spiegazioni dell'utilizzo della propria autonomia e senza dover subire intrusioni anche su aspetti delicatissimi della vita privata".

Inoltre, premssso che si verte in materia di diritti fonadementali  della personalità e non di meri interessi di fatto come sostenuto dall'Avvocatura di Stato,    il redditometro metterebbe sotto lo stesso tetto "situazione territoriali differenti in quanto altro è la grande metropoli altro è il piccolo centro e altro ancora è vivere in questo o quel quartiere" poiché all'interno "della medesima Regione e della medesima Provincia vi sono fortissime oscillazioni del costo della vita. Sotto accusa il regolamento emanato il 24 dicembre 2012, « radicalmente nullo per carenza di potere e difetto assoluto di attribuzione» rispetto al «perimetro» tracciato sotto il governo Berlusconi.

Il giudice critica il fatto che «l'Agenzia delle entrate, anziché intensificare i controlli sulla realtà ai fini della ricostruzione reale dei redditi, tenda invece a privilegiare l'accertamento con il redditometro, meno dispendioso per costi e energia», strumento che «pone in evidente pericolo l'integrità morale della sfera privata».

Violazione diritto difesa :  l'ordinanza ha bocciato il redditometro anche per l'utilizzo della stima Istat che "nulla ha a che vedere con la specificità della materia tributaria" e per la violazione del  diritto di difesa, rendendo impossibile  fornire la prova di aver speso meno di quanto risultante dalla media Istat.

Secondo le norme (articolo 38 del Dpr 600/1973), l'accertamento sintetico «tende a determinare attraverso l'utilizzo di presunzioni semplici, il reddito complessivo del contribuente mediante i cosiddetti elementi indicativi di capacità contributiva stabiliti dai decreti ministeriali con periodicità biennale».

 A ben vedere di recente la Cassazione con sentenza n. 23554/2012 depositata il 20 dicembre 2012, fornendo nuovi chiarimenti sui controlli era intervenuta sul punto:  il Redditometro è uno strumento di accertamento sintetico che permette di formulare una "presunzione semplice", non potendo scaricare il Fisco  l'onere della prova sul contribuente.

Questo il commento a caldo dell'avv. Roberto Buonannno (che ringraziamo per il provvedimento)   : " E' indubitabile che chi, contrariamente alle opinioni del ricorrente, considera – come il redditometro indurrebbe a considerare - che una società aperta, liberale e democratica possa essere anche quella in cui si può avere la visibilità assoluta di ciò che un cittadino fa, si guadagna e spende (tale visibilità giustificandola sul semplicistico rilievo che il cittadino che "non ha commesso nulla di male, nulla avrebbe da nascondere"), si trova in una condizione di torto assoluto, maggiore e, dunque, ben più grave: tali sue opinioni e tali sue diverse concezioni, infatti, appartengono solamente ai sistemi autoritari e polizieschi, dove le amministrazioni non solo, spesso, operano in segreto, ma pure predispongono archivi e dossier.   La visibilità totale delle attività e dei comportamenti di tutti i cittadini non é il simbolo di una società aperta, liberale e democratica, ma solo delle peggiori forme di totalitarismo.  Forme di governo che cancellano la privacy sono quelle che risolvono l'uomo in un cittadino e che, in nome dell'eguaglianza e della giustizia sociale, erodono gravemente le basi delle libertà e dei diritti individuali. In altri termini, si tratta di concezioni che, oltre a stridere con le regole costituzionali, non si conciliano in alcun caso con i principi fondamentali di un qualsivoglia Stato di diritto, che deve avere e non può non avere come principale obiettivo quello di garantire, al massimo grado, le libertà degli "uomini".

 

 

 

 

 

 




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