-  Rossi Stefano  -  19/09/2012

«BRAIN-COMPUTER INTERFACING» E AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO: NUOVE FORME DI TUTELA – Federico G. PIZZETTI

Si propone all"attenzione del lettore un interessante saggio del Prof. Pizzetti, il quale a partire dai recenti sviluppi delle neuroscienze che stanno portando alla realizzazione di "Brain-Computer Interface(s)", vale a dire di dispositivi in grado di creare delle "interconnessioni" fra un "cervello umano" e un "cervello elettronico, ne considera l"impatto sull"effettività dei diritti individuali delle persone non più capaci, a seguito di gravi traumi o patologie, di esprimersi autonomamente. Tali tecnologie potrebbero infatti rendere la persona, nonostante la sua grave menomazione, in grado di esercitare "direttamente" i propri diritti e interessi tanto da non dover ricorrere all"attivazione degli istituti di protezione attualmente previsti dal Titolo XII del Libro Primo del Codice civile per i soggetti in tutto o in parte privi di autonomia.

Si prende a paradigma la tormentata vicenda di Giovanni Nuvoli, il quale, pur privo, in ragione della sua patologia, della capacità di esprimersi a voce o con segni, aveva conservato integre la facoltà di discernimento e di ferma volontà, che manifestava formando "parole" attraverso la selezione, col solo puntamento dello sguardo, di lettere riprodotte su un pannello elettronico di comunicazione.

Nel saggio vengono analizzati i profili attinenti il rapporto fra l"uso della tecnica e l"estrinsecazione di diritti costituzionalmente inviolabili che vengono riconosciuti e garantiti, per quanto possibile, nel loro effettivo e diretto godimento ed esercizio.

Tali riflessioni si inseriscono nel più ampio dibattito in merito alla previsione di "strumenti di garanzia", anche innovativi, utili ad assicurare la libertà di scelta dei malati coinvolti negli esperimenti neuroscientifici e la possibilità di una sorta di "opting out" dalla "connessione" con le interfacce "cervello-computer", specialmente quando queste assumono caratteristiche di particolare invasività, in modo tale da difendere la "sovranità" dell"uomo sui propri "confini biologici e relazionali" nei confronti del potere delle nuove "bio-macchine" "neuro-tecnologiche".

In questo contesto si inserirebbe, quale ausilio flessibile, l"amministratore di sostegno, che, in quanto dotato di un fascio di poteri "complementari" rispetto a quelli del beneficiario relativamente al compimento di uno o più atti giuridici individuati, potrebbe esercitare quei poteri espressamente previsti proprio al fine di garantire che il menomato possa, attraverso il "medium neuro-tecnologico", autonomamente e correttamente godere delle proprie prerogative gestorie.

Come nota – nelle conclusioni – l"Autore, il progresso delle neuroscienze e delle neurotecnologie offre già oggi, e sempre più lo farà in futuro, alle persone che si trovano in condizioni di gravissima menomazione la prospettiva di una più raffinata e accurata diagnosi e prognosi della loro condizione clinica, nonché di un «netto miglioramento delle condizioni di vita e anche della possibilità di manifestazioni giuridicamente rilevanti di volontà».

All"ordinamento giuridico spetta di fare la propria parte, promuovendo e allo stesso tempo tutelando l"autodeterminazione e lo sviluppo della personalità dei soggetti così gravemente menomati, nel più ampio quadro della salvaguardia della dignità e dell"identità di queste persone, e dell"autenticità della loro espressione di volontà.

Saggio allegato "Libertà di autodeterminazione e protezione del malato nel «Brain-Computer interfacing»: un nuovo ruolo per l"amministratore di sostegno?", in Riv. crit. dir. priv., 2011, 1, 31 ss.

 




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