-  Ambrosii Alessandro  -  13/12/2012

BREVETTO UNICO EUROPEO: ITALIA E SPAGNA AL MOMENTO FUORI – Giorgio Alessandro AMBROSII

Dopo decenni di fallimenti e fumate nere sembra finalmente essersi sbloccato l"iter istituzionale finalizzato all"approvazione dell"accordo che prevede la protezione delle invenzioni con le medesime regole all"interno dei Paesi dell"UE.

Il Brevetto Unico Europeo renderà possibile a partire dal 1 Gennaio 2014 la protezione delle invenzioni in tutti i Paesi aderenti, permettendo agli inventori un notevole risparmio nella registrazione delle proprie invenzioni e farà in modo che questa avvenga con un solo atto.

Fin qui dunque tutto bene se non fosse che, allo stato attuale, Italia e Spagna non fanno parte (purtroppo) di quei Paesi aderenti alla procedura di cooperazione rafforzata avente la finalità di istituire la nuova tutela brevettuale poc"anzi menzionata. I due Paesi hanno infatti presentato un ricorso alla Corte di Giustizia Europea sostenendo che l"adozione del Brevetto Unico Europeo non sarebbe possibile in regime di cooperazione rafforzata contestando inoltre il trilinguismo previsto dalla normativa in base alla quale il deposito del brevetto  potrà avvenire nella lingua dello stato di nazionalità dell"impresa, ma occorrerà far seguire a scelta una traduzione in inglese, francese o tedesco.

Alla luce delle conclusioni presentate dall"avvocato generale Yves Bot in data 11 Dicembre 2012, sembrerebbe comunque che i ricorsi di Italia e Spagna siano destinati ad essere respinti. L" Avvocato ha infatti espresso alla Corte di Giustizia una motivazione attenta e dettagliata sostenendo che  "Una cooperazione rafforzata vertente sulla creazione di un brevetto unitario che produca effetti uniformi nel territorio di più Stati membri, e nel caso di specie su quello di 25 Stati membri, contribuisce necessariamente a migliorare il funzionamento del mercato interno e a ridurre gli ostacoli agli scambi nonché le distorsioni di concorrenza tra Stati membri" e che "non vi è alcun dubbio che un meccanismo destinato alla creazione di un brevetto unitario, avente per effetto una tutela uniforme nel territorio di più Stati membri, contribuisca allo sviluppo armonioso di tutta l"Unione, dato che esso ha come conseguenza la riduzione delle disparità esistenti tra questi Stati membri. Inoltre, tutti gli operatori economici potrebbero trarre beneficio da un brevetto del genere, dato che il luogo di origine del richiedente del brevetto unitario non è rilevante ai fini del suo ottenimento". In merito invece al trilinguismo ha rilevato che la questione del regime linguistico non è una condizione determinante per la validità della decisione di autorizzazione di una cooperazione rafforzata e che la questione dovrà essere affrontata successivamente con un atto separato adottato all"unanimità dai partecipanti.

Per cui secondo l"avvocato Bot, e secondo anche il mio modesto punto di vista, l"istituzione di un Brevetto Unico contribuirebbe a ridurre le disparità esistenti fra gli Stati membri, e apporterebbe vantaggi e benefici agli operatori dei vari Paesi.

A questo punto, qualora (come probabile) i Giudici della Corte di Giustizia dovessero seguire il parere dell" Avvocato generale, il rischio per l"Italia di rimanere sulle proprie posizioni significherebbe arrecare un grave danno alle aziende nazionali ancor più considerando che oggi il nostro Paese si colloca al sesto posto per domande di brevetto all" Ufficio Europeo, con circa 4000 brevetti ogni anno.                                                                                                                             E" dunque necessario evitare che l"Italia si veda marginalizzata rispetto al resto dei Paesi europei nell"ambito del panorama brevettuale, e aderire pertanto alla cooperazione rafforzata per evitare un inutile pregiudizio alle imprese nazionali in nome di quella che sembra una questione di principio fine a se stessa e priva di qualsiasi giustificazione, a maggior ragione dopo i correttivi apportati dal Parlamento Europeo che ha previsto il rimborso delle spese di traduzione per le Pmi.

 




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