-  Redazione P&D  -  22/12/2012

CENDON LIBRI - CAUSALITÀ E INCERTEZZA. (RASHOMON) - di Paolo CENDON

1. Un film celebre

Per affrontare i problemi del rapporto tra incertezza e diritto, con particolare riguardo al processo, un buon modo può essere quello di partire da un celebre film giapponese del 1950, "Rashomon" di Akira Kurosawa.

La trama della pellicola è probabilmente nota.

Giappone, novecento anni fa. Un samurai viene trovato morto nel bosco, ucciso da un colpo d'arma da taglio. Nel processo che ha luogo pochi giorni dopo emergerà più di un'ipotesi circa il possibile svolgersi degli avvenimenti.

L'antefatto della tragedia non è in discussione. Estate, primo pomeriggio: Tajomaru il famoso brigante sonnecchia, riverso all'ombra sotto un albero. Lungo il sentiero avanza a un certo punto un cavallo, tirato per le briglie da un samurai (Tazhehiro): sulla sella la moglie del guerriero (Hasago). Un venticello scosta a un tratto il velo dal viso della donna. Svegliato dalla brezza Tajomaru apre gli occhi: contemplare i tratti delicati di Hasago e sentirsi preso dalla voglia di lei è un tutt'uno.

In un attimo la trappola è tesa. Il bandito raggiunge di corsa la coppia. All'inizio il samurai lo scruta diffidente; Tajomaru gli mostra però la propria spada (affilata, lucente), spiegando di averla trovata sotto un tumulo, nella foresta: dove - continua - sono nascosti vari altri oggetti preziosi. Lascia intendere di poterli vendere a poco prezzo.

La curiosità e l'avidità hanno presto il sopravvento. Non appena il bandito si avventa su per l'erta, il samurai gli si infila appresso. Hasago viene lasciata sul sentiero. Poco dopo vediamo i due uomini giungere a una radura: qualche istante ancora ed ecco Tajomaru scagliarsi su Tazhehiro. I due rotolano fra le foglie, il samurai finirà presto sopraffatto.

Di nuovo il bandito giù, sul sentiero: concitatamente annuncia, per indurre la donna a seguirlo, che il samurai è stato morso da un serpente. Hasago reagisce con un moto di panico: una corsa scomposta tra gli alberi, urlando, il cappello che si perde su un cespuglio. All'arrivo nella radura c'è appena il tempo di scoprire Tazhehiro in ginocchio, i polsi stretti dietro la schiena: Tajomaru le è subito addosso, la rovescia sul muschio, sotto gli occhi del marito si compie la violenza.

 

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1.1. Versione di Tajomaru

Da questo momento in avanti le versioni - circa il prosieguo dei fatti, e sulla maniera in cui il samurai ha trovato la morte - differiscono tra loro.

La polizia ha acciuffato Tajomaru poche ore dopo il fatto. Ecco quanto il brigante racconta al processo.

All'amplesso amoroso la donna aveva finito per partecipare, eccome! Dopodiché il bandito era pronto ad andarsene. Era stata Hasago però a trattenerlo: "O muori tu o muore mio marito; questo il destino. Un disonore troppo grande per me. Non posso sopportarlo: apparterrò a chi dei due sarà vivo e farà vivere me".

Inevitabile a quel punto il duello. Ed ecco, dopo un attimo, le spade di Tajomaru e Tazhehiro incrociarsi: il brigante fiero, sicuro della propria forza, il samurai intemerato, resiste come può. Sarà il primo alla fine - la spada fra le dita, una mano sull'elsa ed una sulla lama - a infilzare dall'alto l'avversario, caduto a terra.

 

1.2. Versione di Hasago

Di tutt'altro segno la confessione che la moglie (ritrovata in un tempio, dove si era rifugiata) rende al processo.

Vediamo Tajomaru qui, dopo l'amplesso, allontanarsi sghignazzando; e Hasago rimanere a terra, in lacrime. A lungo geme la donna, la faccia stretta fra le mani; sinché a un certo momento si accosta a Tazhehiro e lo abbraccia. Soltanto allora si accorge dell' espressione del marito: "Quel terribile sguardo - la sentiamo deporre - il sangue mi si gela: nei suoi occhi non le lacrime del dolore, solo una luce fredda, un grande disprezzo per me".

Ecco la donna a quel punto trasformarsi: l'autocommiserazione cede il passo alla rabbia, poi all'esasperazione, poi all'odio ("Non ne posso più, basta ti dico, non voglio. Basta, basta, basta".) Infine il braccio armato di lei che si alza, il colpo che affonda - liberatorio - nel petto del marito. Le ultime parole alla Corte: "Ditemi, cosa deve fare una povera donna come me?"

 Per maggiori informazioni clicca quì http://www.cendonlibri.it/danni-e-responsabilita/causalita-ed-incertezza-rashomon-cendon-2012




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