Varie  -  Faccioli Marco  -  19/05/2017

Come nascono le bufale in Rete? - Marco Faccioli

Ma è proprio vero che la verità non interessa più a nessuno? Noi tutti spereremmo di no ma, a quanto pare, le cose non stanno proprio così. Lo sa bene tal Eli Pariser, cofondatore di Upworthy, una delle tante società di web-comunicazione che crea (ovvero inventa) contenuti virali per il web, ovvero notizie che, per la loro particolarità, si diffondono tra gli utenti alla velocità della luce. Nell"era digitale è infatti facilissimo pubblicare informazioni (false) che vengono subito condivise, commentate, postate, ripostate e prese per vere, come capita spesso in situazioni di emergenza, quando le notizie, sull'onda lunga del panico, arrivano e si accavallano le une sulle altre in tempo reale. Ma perchè tutto ciò? A chi giova creare e diffondere in rete notizie in parte non vere, quando non totalmente false? Cerchiamo di comprendere il fenomeno pensando a come il modello economico di molte testate digitali è basato sui "CLIC", ovvero sul numero di lettori che vanno a digitare quella specifica notizia. Più sono i "clic", più la notizia è letta, più la notizia è letta, più il giornale è seguito, più il giornale è seguito, più cara è la pubblicità venduta sulle sue pagine ...capito l'antifona? I mezzi d"informazione on line di tutto il mondo hanno raggiunto un picco nella pubblicazione di notizie, cercando di ramazzare fino all"ultimo centesimo di pubblicità digitale. E a dire il vero non è che ne resti poi molta: nel secondo quadrimestre del 2016, 85 centesimi di ogni dollaro speso per la pubblicità online negli Stati Uniti sono andati a Google e a Facebook, ragione per cui internet ridonda sempre più di notizie spazzatura ...per la serie: più la sparo grossa, più vendo! E sempre più spesso, testate una volta credibili e prestigiose, accecate dal profitto o spinte dalla concorrenza, pubblicano storie false o comunque fuorvianti. "La caccia selvaggia al clic detta legge, e le redazioni finiscono per pubblicare le peggiori sciocchezze", ha osservato senza troppi giri di parole Brooke Binkowski di Snopes, un sito nato per svelare bufale e leggende metropolitane che dilagano su internet. La manifestazione più estrema di questo fenomeno è la nascita di vere e proprie fabbriche di notizie false, che attirano traffico con storie farlocche, costruite in modo da sembrare vere, e da generare ampie condivisioni sui social network (dove spesso gli utenti, coinvolti nel dibattito, si scannano prendendo posizioni diverse, mentre i "mistificatori del vero", incassando profitti, ridono di loro). "Di questi tempi, non è importante che una storia sia vera - ha ribadito Binkowski - l"unica cosa che conta è che la gente ci clicchi sopra il più possibile". Con simili premesse, i fatti veri, quindi, han davvero finito di far notizia? Sono forse una reliquia dell"era della stampa, oramai da relegarsi nell'oblio del dimenticatoio? Oggi, in rete, rendiamocene conto, se nessuno condivide in modo virale una notizia significa che quella, sostanzialmente, non è una notizia degna di nota.




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