Cultura, società  -  Redazione P&D  -  19/10/2021

Come produrre E-vino e vivere felici - Marco Faccioli

L'arte di produrre il vino nelle Langhe virtuali.  

Oggi ci occuperemo di qualcosa di veramente insolito, ovvero di un videogioco che, anziché simulare battaglie della seconda guerra mondiale, carneficine di zombie o massacri di giovanissimi in un liceo (sì, ne esistono parecchi in Rete di questo tipo), simula la vita quotidiana di un' azienda vitivinicola nei suoi numerosi aspetti: la preparazione delle viti, la selezione delle uve, l'assunzione e il pagamento dei braccianti, etc. etc. Sebbene trattasi di un prodotto al 100% “made in Italy”, o meglio “made in Piedmont” (visto che l'ideatore, Yves Hohler, è delle Langhe e i realizzatori sono di Torino), lo stesso è stato, come impone lo spirito dei nostri tempi, battezzato con un nome inglese, ovvero “Hundred Days - Winemaking Simulator”, traducibile con “100 giorni - simulatore di come fare il vino”. E' un videogioco on-line a carattere gestionale, con edifici e vigne da migliorare, attrezzature agricole da acquistare, vino da produrre, imbottigliare ed etichettare. La “storia” del videogioco è basata sull’avventura di una ragazza che, da Londra, e senza saperne nulla di vini, si trova quasi per caso a gestire una vecchia cantina nelle Langhe piemontesi. Un'avventura  simile a quella della famiglia di Yves Hohler, enotecnico di origine svizzera ma naturalizzato in Italia che, dopo aver passato vent’anni a produrre vino, a un certo punto si è reinventato diventando uno dei fondatori della Broken Arms Games, azienda che dal 2008  progetta e sviluppa videogames indipendenti e per aziende come per esempio Fiat (oggi FCE) e Samsung. Ma, stringi stringi, domanda che verrà in mente un po' a tutti, ...che c'azzeccherà mai il vino, forse il più classico e tradizionale dei prodotti, con i videogiochi?!? Sentiamo che cosa lo stesso Yves Hohler, intervistato dal portale “VICE”, ha raccontato sul punto: “Considero i miei genitori gli ultimi hippie di questa Terra. Volevano che crescessi in campagna e nella loro vita hanno sempre fatto tutto e il contrario di tutto: mio padre faceva il giardiniere e allo stesso tempo correva in Formula 3000, mia madre invece era un'artista della porcellana”. Alla precisa domanda su come gli sia venuto in mente di creare un videogame sulla produzione del vino, Holder ha risposto: “Mentre ero a prendere una birra insieme a un pubblicitario, questi mi ha chiesto perché, con le mie competenze nel settore, non realizzassi un simulatore vitivinicolo. L'idea lì per lì mi ha stuzzicato e mi sono messo subito al lavoro creando una prima demo. All’inizio era un simulatore fisico-chimico, poi mi sono accorto che non era divertente e ho risistemato il tutto”. Naturalmente, come in ogni videogioco che si rispetti c'è anche la presenza del cattivone di turno, che cerca di mettere i bastoni tra le ruote alla giovane protagonista che, con impegno e dedizione, porta avanti la sua piccola azienda. Il Gambadilegno della situazione è rappresentato da un avido produttore senza scrupoli che concepisce il vino unicamente come business. Sul punto, Hoher è fin troppo chiaro: “Tutti i personaggi all’interno del gioco rappresentano persone reali, ovviamente senza che le stesse siano in alcun modo riconoscibili”. Il videogame è in corso di sviluppo e a breve saranno aggiunte nuove funzionalità e nuovi contenuti, come ad esempio, sempre citando l'autore, “l’impatto della bottiglia e dell’etichetta sulla tipicità del vino ...un rosso invecchiato in una bottiglia chiara con un tappo a vite nella nostra zona non si è mai visto. Inoltre manca il percorso dell’evoluzione del vino una volta che è in bottiglia e l’analisi chimica del vino in costruzione, e questa è una cosa che forse aggiungerò più avanti aprendo le porte a processi come la filtrazione”. L'intervista con Hoher non poteva che concludersi con la più logica delle domande, ovvero: “C’è qualcosa che accomuna il  realizzare un videogioco e il fare vino?” Ecco la sua risposta: “Tantissimo in realtà. Tutto quello che arriva dopo aver creato il prodotto è uguale. Entrambe le cose possono essere industria o artigianato. E nel vino hai cicli lunghi e fino alla fine non sai come sarà il risultato e se piacerà, e un po’ funziona così anche il videogioco”.




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