-  Redazione P&D  -  02/07/2009

CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI DI APPARTENENZA PRIVATA: DAI VINCOLI DI DESTINAZIONE D'USO ALL'ESPROPRIAZIONE. - Adriano BUZZANCA

Il mio intervento riguarda il tema della “Conservazione e valorizzazione dei beni culturali di appartenenza privata: dai vincoli di destinazione d’uso all‘espropriazione”, muovendo dalla disciplina normativa fino all’esame di alcune applicazioni giurisprudenziali tra le più salienti.
Il nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio entrato in vigore il primo maggio 2004 è espressione di un travagliato iter legislativo iniziato nel 2002 e volto al riassetto delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali. La necessità di riordinare la precedente normativa rinviene dal fine di operare il necessario coordinamento formale e sostanziale alla luce anche della riforma del Titolo V della Costituzione.
Il nuovo Codice dei beni culturali ha definito il patrimonio culturale come il patrimonio costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici .
Con riferimento a questi ultimi, occorre precisare che il precedente Testo Unico d.lgs. n. 490 del 1999 equiparava la nozione di paesaggio a quella di ambiente; tuttavia, a fronte di contrastanti dibattiti dottrinali e giurisprudenziali, la definizione di ambiente ha assunto un rilievo concettuale autonomo, attraverso l’istituzione del Ministero dell’ambiente nel 1986, fino alla sistemazione della normativa in materia di ambiente confluita nel testo unico adottato con d.lgs. n. 152/2006.
Diversamente i beni paesaggistici sono stato attratti nel codice dei beni culturali ed individuati espressamente dall’art. 134.




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