La accuse vanno dai maltrattamenti in famiglia, alle lesioni personali aggravate fino alla deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Motivo di quest’ultimo reato contestato: AL, 41enne romano condannato a 6 anni di reclusione, aveva costretto l’ex fidanzata a tatuarsi sul viso, sopra il sopracciglio, il suo nome “A”. Come fosse una specie di marchio di proprietà. La vicenda, riportata oggi da Il Messaggero, risale all’11 maggio scorso quando la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna avvenuta in Appello.
La storia di questa coppia era nata su Facebook: poco dopo avevano deciso di andare a convivere ma per la donna era iniziato subito l’incubo: maltrattamenti, vessazioni, vere e proprie torture. Fino a quando lui aveva costretto lei a tatuarsi il suo nome sopra al sopracciglio destro. L'uomo rivolgeva nei confronti suoi e della sua famiglia minacce di morte, la costringeva a leggere forzatamente i testi della Bibbia o del Vangelo e, in breve tempo, le uscite erano state limitate. Insomma, l’aveva di fatto rinchiusa tra quattro mura. La sentenza è arrivata lo scorso 11 maggio con la condanna confermata dalla Cassazione, ma i fatti, scrive Il Messaggero, si sono svolti fra il 3 e il 9 dicembre del 2019. Il 3 dicembre di quell’anno avviene l’episodio del tatuaggio: l'imputato porta la compagna dal tatuatore obbligandola a farsi tatuare il suo nome sul viso: oltre alla scritta "A" sul sopracciglio destro, la obbliga a farsi scrivere "Odio tutti" sulla mandibola sinistra, a farsi disegnare una goccia e tre puntini sullo zigomo destro e una croce su quello sinistro. Poi gli altri episodi: botte, insulti e addirittura colpi di mannaia. Fino a quando la donna decide di andare dai carabinieri: accade dopo che, in un bar e davanti diversi testimoni, lui non la aggredisce insultandola: «Storpia» le urla, prendendola poi a pugni e fino a trascinarla fuori dal bar per i capelli.