Famiglia, relazioni affettive  -  Paolo Cendon  -  29/01/2023

Danni endo-familiari, riforma Cartabia - d'ora in poi il coniuge vittima sarà più protetto

Con la riforma Cartabia - che sta per decollare nella prassi - si avrà un’importante modifica per quanto concerne la competenza sui ‘’danni endofamiliari’’; si potranno richiedere e ottenere nello stesso processo nel cui ambito si richiede la separazione giudiziale o il divorzio.

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Cos’è il danno endofamiliare? E’ un danno non patrimoniale, ‘’sia morale sia esistenziale’’, comprende tutte e due le voci, dipende dalle situazioni concrete, ed è quello che subisce un coniuge, per colpa dell’altro, il quale si sia comportato male, calpestando i doveri che gli incombevano ex art. 143 c.c., nell’ambito del matrimonio.

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Spesso la vittima è la donna, ma non è detto.

Comunque immaginando che la donna sia la vittima: il caso può essere quello di una moglie abbandonata\maltrattata dal marito  mentre avrebbe bisogno di assistenza, ostacolata pesatamente nelle relazioni con gli altri, violata nella sua privacy,  disprezzata e  svillaneggiata davanti agli altri, tradita in modo pesante e volgare, violentata dal marito anche quando non ha voglia di fare l’amore, costretta a fare sesso con terze persone, umiliata in casa davanti ai figli, picchiata, calunniata, ridicolizzata, privata del cellulare, spiata,  ferita nella sua dignità, frustrata nelle sue ambizioni esistenziali, fatta oggetto di gaslighting cioè indotta a credere di essere pazza, obbligata a sopportare atmosfere tossiche, scenate, lordure, crudeltà, paranoie, minacce, e così via.

E viceversa ben s’intende.

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In queste varie ipotesi si ammette ormai da tempo che la donna, oltre all’addebito nella separazione, potrà chiede appunto una somma di denaro al marito ‘’cattivo’’, a titolo di risarcimento del danno morale\esistenziale.

Solo che questo risarcimento – ecco il problema – i giudici pretendevano che la vittima lo richiedesse in un processo indipendente e ulteriore rispetto a quello concernente la separazione, e ciò complicava molto le cose.

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D’ora in poi non sarà più così, invece, le cose saranno molto più semplici: in uno stesso giudizio la vittima potrà pretendere e ottenere, se sussistono gli estremi del caso, sia l’addebito sia l’eventuale risarcimento.

Certo gli avvocati – cosa che non sempre succede – dovranno saper fare bene la loro parte, ossia riuscire a convincere minuziosamente e dettagliatamente il giudice che il coniuge cattivo era davvero molto cattivo: non basta cioè chiedere genericamente, con una formula di stile, buttata lì in qualche memoria, bisogna saper dare concretamente  le prove di una speciale barbarie, oppressività, malvagità, livore, ottusità dolosa,  incomprensione, durezza di cuore, stramberia oscena, cinismo, incuria, sadismo … e più fatti e particolari velenosi si riusciranno a dimostrare, nel processo, più soldi si otterranno.

Migliaia o decine di migliaia di euro o anche di più, dipende.

 




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