Cultura, società  -  Redazione P&D  -  22/11/2021

Dietro i bei modi - P.C.

Deputati e senatori cosa fanno? Prevalgono le ostentazioni ideologiche, sui temi dell’abbandono, gli apriorismi di bandiera: sono in molti a concepire il loro ufficio come tribuna per difendere certi spalti, qualche dogma convenzionale; più che come mezzo per fare il bene, il minor male possibile, dei cittadini.

Associazioni di categoria? Spirito di bottega, in larga parte, equamente distribuito fra avvocati, medici, notai, commercialisti, assistenti sociali; calcoli sapienti, autoprotezioni, previsioni al millimetro circa le ricadute di settore: ogni proposta che non vada in “certe” direzioni verrà osteggiata; resa meno spigolosa, idonea a favorire al meglio “quegli” scopi.

Vizi del nostro sistema di approvazione delle leggi? Farragine, propensione agli ingolfamenti: la pignoleria e i bizantinismi hanno spesso il sopravvento sulle ragioni che dovrebbero spingere a fare presto, a non respingere quel “grido di dolore”.

Volontariato, associazioni di familiari, terzo settore? Scarsa organizzazione, poca coesione, sovente vista corta; qua e là comprensibile sfiducia nei trafficanti ufficiali dell’aiuto.

Il sistema penale, dal punto di vista delle vittime del reato? Indifferenza -  malgrado qualche cambiamento -  disinteresse verso quelle sofferenze: conta poco la voce dell’offeso, già in fase di minaccia del crimine; sempre meno a livello istruttorio  poi, in sede di computo della pena: nelle decisioni relative ai permessi, alla sorveglianza, alla libertà vigilata.

I giuristi, i professori universitari? Per metà, salvo eccezioni, fedeltà alla nomenclatura, alle prassi accademiche di sempre; disinteresse verso i temi di frontiera, le commistioni. Per l’altra metà progressismi di maniera, allineamenti alle mode, specie se d’oltre confine: solo di recente ci si è accorti, ad esempio, come al danno morale ed esistenziale, al loro risarcimento, siano affidate anche funzioni afflittive, “punitive” dell’autore.

 

I partiti? Calcoli elettoralistici, ossessione del consenso: per quanto nobili, i progetti rispondenti alle necessità di pochi, non abbastanza fruttuosi in termini di voti, verranno accantonati; a beneficio di filamenti più estesi, redditizi. Nei ministeri noncuranza, distrazioni, si obbedisce sempre, si resiste al nuovo: niente rassicura circa il fatto che verrà consultato, per le decisioni, chi conosce il merito effettivo delle questioni; pochi gli esperti in grado di redigere in italiano, non troppo cifrato, un buon testo di legge.

 




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