Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  24/12/2021

Dipendenze gravi (alcol, droga, gioco ...) e Amministrazione di Sostegno - Paolo Cendon

Il boom dell’Ads negli ultimi 10 anni ha dato il colpo mortale, sul piano operativo, al vecchio impianto basato giuridico-sanitario su TSO della180.

  È iniziata così, consolidandosi ben presto nei numeri, la propensione dei Giudici Tutelari a conferire agli amministratori di sostegno, nei vari decreti istitutivi, ampie deleghe d’intervento – di ordine anche esclusivo, più o meno incapacitante.

  • Deleghe conferite non soltanto, si badi, a livello patrimoniale (banca, fatture, condominio, locazioni, tasse, pensioni ..),  
  • oppure a livello familiare, personale e residenziale (no matrimonio, no quella badante, no testamento, no quella convivenza, no donazione, sì casa di riposo),
  • bensì anche a livello Medico, come adesione-approvazione   ai piani d’intervento via via proposti dalle autorità sanitarie.

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Si faceva sentire in tutto ciò, dall’alto, la concezione generale di salute propugnata dall’OMS, ben nota a tutti:

  • Salute non soltanto quale medicina, siringhe, diagnosi, cartelle cliniche, interventi chirurgici,
  • Bensì salute quale benessere complessivo della persona,
  • Il che significherà in concreto - oltre alle voci della medicina - casa, diritti civili, matrimonio, scuola, lavoro, che funzionino, affettività, tempo libero, relazionalità, che prosperino, sovranità testamentarie, creatività, cittadinanza, libertà di gestire il proprio denaro.

  Perciò

     Se in presenza di determinati presupposti di ‘’non autonomia grave’’ e di ‘’seria fragilità individuale’’ era pacifica ormai, in sede di amministrazione di sostegno, l’ammissibilità di restrizioni e di vincoli,  introdotti sui vari crinali  di cui sopra, aventi a che fare con la salute in senso ampio,

    ebbene, come discriminare\ignorare l’altro ‘’spezzone salutistico’’, come non immaginare cioè soluzioni analoghe anche per voci come le pillole, le benzodiazepine, il litio, i test diagnostici, una contenzione prudente, l’astinenza farmacologica, la comunità, i neurolettici, la sedazione, i colloqui con uno specialista, e così via?

 

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Questa la situazione odierna.

  Non abbiamo numeri precisi, non si sa esattamente quanti - dei 300.000 procedimenti di ADS oggi pendenti - si occupino di infermità mentali e di dipendenze.

Certamente non pochi.

  E non sono rari    i decreti che, per ragioni di quantità algebrica e di complessità emotivo-sociale delle vicende, soprattutto nei Tribunali meno attrezzati, mostrano oggi di venir   emessi frettolosamente, in condizioni di urgenza, provvisoriamente ma   in realtà semi-definitivamente,  con deleghe in bianco all’Amministratore di sostegno quanto alla concessione di consensi informati,  agli psichiatri che  via via lo richiedono.

  Licenza cioè, per il vicario civilistico, di intervenire in quel contesto    meglio se col consenso dell’interessato, ma eventualmente   anche senza consensi di sorta, agendo cioè - secondo il lessico del diritto civile  -  come rappresentante esclusivo del  beneficiario.

 

 




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