-  Rossi Stefano  -  27/09/2012

EUTANASIA: CONFRONTO SUI DATI NEL CASO OLANDESE E IN QUELLO SVIZZERO - Stefano ROSSI

 L"eutanasia è un argomento scomodo e problematico, non solo per i profili inerenti alle questioni etiche e giuridiche che vi fanno sfondo, ma anche per le questioni semantiche e definitorie tutt"ora non risolte.

 Se in Italia sembra si sia posto un punto fermo sulla questione con la sentenza sul caso Englaro ove si è affermato esplicitamente che "il rifiuto delle terapie medico-chirurgiche, anche quando conduce alla morte, non può essere scambiato per un"ipotesi di eutanasia, ossia per un comportamento che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte, esprimendo piuttosto tale rifiuto un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale" (Cass. n. 21748/2007), rimangono ancora oggetto di dibattito i confini tra azione ed omissione nell"interruzione delle cure e, quindi, della vita umana (come dimostrano i complessi e drammatici casi di Welby e di Giovanni Nuvoli), il che si riflette sulla liceità o meno della condotta stessa (sul punto T. Checcholi, Brevi note sulla distinzione tra eutanasia attiva e passiva, in www.jus.unitn.it).

 In questo contesto, caratterizzato da aporie, pieni legislativi (da noi il codice Rocco über alles) e dubbi etici, si moltiplica il turismo del fine vita nei paesi in cui è permessa l"eutanasia, il che rappresenta una sorta di riflesso del turismo procreativo, fenomeno che ha interessato anche l"Italia dopo l"entrata in vigore della legge n. 40/2004.

Gli individui, nel mondo globalizzato, ormai privo di confini, vanno alla ricerca del paese più adatto (o più sensibile) a soddisfare le loro aspettative, desideri o diritti.

 È notizia di questi giorni il picco di pratiche eutanasiche registratosi in Olanda, ben 559 in più nel 2011 rispetto all"anno precedente. La Commissione governativa per l"eutanasia ha spiegato che le segnalazioni in tal senso dei medici sono diventate il 2,7 per cento dei decessi totali olandesi, contro il 2,3 per cento dell"anno precedente (un dato quindi ancora marginale sul complesso dei decessi naturali). Nicole Visee, segretario della Commissione, ha spiegato che le ragioni di questo incremento possono essere diverse: l"aumento dell"età della popolazione, un cambio nelle convinzioni etiche della popolazione, oppure una maggiore accuratezza nei rapporti dei medici.

 Si può ricordare come la legge olandese possa considerarsi una tra le ormai frequenti manifestazioni della ritirata dello Stato da un suo antico, tradizionale ruolo: dal ruolo di difensore di valori morali, di Stato in certo senso etico. Lo Stato si ritrae, in questo come in altri casi, su posizioni di laica neutralità, lasciando ai singoli di decidere in libertà quali siano i valori morali da perseguire nelle loro azioni: rimette alla scelta della persona, per esempio, se proseguire nella gestione di una gravidanza iniziata, se intrattenere relazioni omosessuali, se ottenere con facilità lo scioglimento del vincolo matrimoniale, se - è caso in oggetto - continuare a soffrire accettando che la fine della vita sia decisa dalla natura e da chi ne è signore ovvero se porre termine al dolore con atto volontario e agevolato di autosoppressione.

Nel redigere la disciplina in materia, il legislatore olandese aveva tre scopi: sicurezza legale, trasparenza o controllo sociale e promozione della qualità.

 Ciò ha comportato la previsione di un sistema procedimentalizzato e caratterizzato da controlli e verifiche incrociate, per cui il paziente non può vantare un diritto all"eutanasia, ma solo un"aspettativa, sottoposta a condizioni precise, di ottenere tale prestazione di assistenza.

Senza voler fare confusioni, attualmente sono tre i Paesi europei che hanno legalizzato la "dolce morte", Olanda, Belgio e Lussemburgo, mentre in Svezia l"autorità sanitaria nazionale nel maggio 2010 ha dato il suo via libera all"eutanasia. In Svizzera il suicidio assistito è permesso fin dal 1941, potendo essere eseguito anche da personale non medico (ammettendo anche la depressione tra le cause della volontà di morire), se l"esecutore non ha interessi economici nella vicenda. Si deve rammentare in proposito come il parlamento svizzero abbia respinto una proposta volta a limitare l'accesso alla procedura per gli stranieri. Tuttavia, in controtendenza al caso olandese, l"accesso a tale pratica è in calo: se nel 1998 le persone che hanno avuto accesso alla procedura sono state 43, nel 2009 sono state circa 300. Gli stranieri sono altrettanto in calo. Il ministro della giustizia Simonetta Sommaruga ha spiegato che dai 199 cittadini stranieri del 2006 si è scesi ai 97 del 2010, in prevalenza tedeschi, francesi e britannici.

  

Per approfondimenti

 G. Bognetti, La legge olandese su eutanasia e suicidio assistito, in Corriere Giur., 2001, 6, 705 ss.

G. Smorto, Note comparatistiche sull"eutanasia, in Diritto&Questioni Pubbliche, 2007, 7, 143 ss.

C. Tripodina, Il diritto nell"età della tecnica. Il caso dell"eutanasia, Napoli, 2004




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