-  Redazione P&D  -  20/03/2012

FACEBOOK E LA METAMORFOSI GENETICA DEL LINGUAGGIO – Alberto SAGNA

Secondo uno studio dell"archeologo Pierre Jenne Texier, dell"Università di Bordeaux, le prime forme di comunicazione tra umani potrebbero essere ricavate da alcuni gusci in una grotta del Sud Africa. Sono stati dissotterrati 270 frammenti di 25 gusci d"uovo di struzzo in ben 18 strati archeologici. Lì hanno rinvenuto incisi alcuni motivi geometrici, risalenti a 65000-50000 anni fa. Precisamente, sono incise due lunghe linee parallele intersecate da brevi tratti (tipo rotaia) e linee ripetitive non-parallele. Attraverso la ripetizione di questo motivo, i primi esseri umani probabilmente stavano provando a comunicare qualcosa: l"appartenenza al gruppo. Anche nella grotta di Skhul in Palestina, sono state ritrovati degli ornamenti fatti con conchiglie di almeno 100.000 anni fa. Il sistema simbolico dei segni era indubbiamente il primo modello organizzato per la trasmissione di una cultura umana.

Oggi sono i social network a dominare le vie della comunicazione: maglie di rete aggrovigliate, dove si annidano relazioni sociali, vincoli affettivi, scambi interculturali, notizie di genere. Luogo fecondo, anche, dove nascono e muoiono vocaboli. Neologismi ad impatto immediato, per lo più creati da giovani.

Per il gusto di diversificarsi, da un linguaggio formale, percepito come barocco, da adulti. E si diffondono con una rapidità maggiore della carta stampata. Credo che il termine "scialla" (stai tranquillo) non sia nato dalla lettura dei quotidiani. È stato, piuttosto, il tam-tam dentro le scuole e l"utilizzo su facebook che ha contribuito alla sua propagazione. Per approdare poi nel 2011 al cinema.

Un termine giovanile, snello, agile, che ha esondato dal normale flusso, andando oltre i confini della città di Roma. Forse è la prima volta che un vocabolo, non volgare, trova terreno così fertile tramite i social network.

Estetica del linguaggio o metafisica della parola?

Non è solo, però, questione di mutamento linguistico.

La lingua parlata non è più unicamente quella che si scambia tra persone presenti. Sul social network io parlo quando scrivo. Non è una contraddizione. Ma un uso della lingua espressiva ad efficacia istantanea.

Tra la lingua parlata e quella scritta è nato un terzo registro linguistico.

La lingua italiana, dunque, può mutare con la stessa velocità in cui corrono le notizie di una giornata sul web.

I social network hanno, quindi, un effetto propellente alla mutazione genetica della lingua italiana.

La risposta immediata, anzi, la battuta sulla testiera del pc o sullo schermo del tablet per una risposta immediata, velocizza il tutto. Anche nell"uso dei vocaboli si può apprezzare, non sempre in senso positivo, un cambiamento delle vocali, che vengono addirittura escluse, per arrivare a dei codici linguistici, ad uso e stretto consumo di una certa generazione.

Ma internet ed i social network sono pubblici. E l"influenza del cambiamento di una vocale o di una consonante arriva anche ai meno giovani.

È l"abbreviazione del linguaggio, nata dagli sms telefonici, a trovare piena legittimazione nei social network.

Tempi brevi per affermazioni contratte, e l"accento diventa, talvolta, un optional.

Risalendo la filiera si può notare che anche il primo scritto ad oggi conosciuto come il Placito cassinese del 960 d.c., "Sao ke kelle terre per kelli fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti", contiene evidenti parallelismi.

Anche qui, in quella pergamena, si scorge l"uso del tanto vituperato "k" al posto della "c". Ed è un fenomeno strano che, oggi, a distanza di molto tempo, la lingua originale venga, per così dire, smussata della sua tensione grammaticale e filologica per ritornare al pratico "k". Ragioni sicuramente differenti, ma il risultato è l"uso diverso di una consonante.

Così, anche per il "però" viene usata la "x" accanto alla "ò", oppure, invece del solito "perché" viene utilizzato sempre "x" accanto "chè", questa volta, per fortuna, tutti con l"accento. O, ancora, solo a titolo esemplificativo, al posto del consueto "comunque" si usa l"abbreviazione "cmq".

Le regole grammaticali, in fondo, sono il frutto di una convenzione. E la ripetizione costante nel tempo fa divenire una data parola come appartenente alla consuetudine, locale. Con capacità espansiva a livello territoriale, tanto più è fruibile da tutti, per tutti.

La struttura linguistica si adatta al nuovo sistema cibernetico, organizzando terminologie alternative in rapporto con una nuova visione del parlare per arrivare a semplificare il messaggio comunicativo. Condivisione è la parola magica. È un termine tecnico su facebook. Direi precodificato, e si usa per rendere noto qualche cosa agli "amici", interagendo. Basta un click. E proprio su questa piattaforma si arriva a condividere un vocabolo, un frasario, un gergo. Senza quasi volerlo, il gioco della condivisione porta a creare una nuova identità linguistica. Riceve qui il suo suggello. Il crisma della validità: tanto è condiviso da tutti.

 

Il tempo governa la formula di sintesi di una parola. Perché velocizzare lo scambio di comunicazione è diventato fondamentale, più della correttezza grammaticale, sentita forse come ridondante. Ansia da prestazione linguistica, incurabile. O quasi. E qualcuno, prima o poi, scoprirà il Viagra per i cybernauti.

Esiste, dunque, una filiazione diretta tra tempo e parola, quale frutto di una metamorfosi linguistica ricercata, voluta.

Il fenomeno, però, può esser visto anche all"inverso: il maggior tempo.

O meglio: l"uso dei social network come impiego di tempo durante la giornata.

Qui si assiste non più al fenomeno della contrazione del vocabolo o all"uso di parole come codici per soli giovani. Ma si giunge direttamente alla sostituzione di un comportamento. Non è questione di lingua. Ma nasce da questo. Non è questione di quella vocale, ma trova lì la sua radice. Vengono sostituite vecchie abitudini. Viene utilizzato il proprio tempo libero in altro modo.

Rapidità e maggior tempo vivono stranamente all"unisono tramite facebook, twitter, myspace ed altre piazze virtuali.

Se mettiamo a confronto il linguaggio con lo strumento troviamo, poi, un"ulteriore stranezza: il linguaggio di programmazione da cui nasce lo strumento dei social network è pressoché formale, dotato di un lessico, di una sintassi e di una semantica ben definiti, mentre la lingua parlata sul web è senza freno, avulsa da regole precise, camaleontica. Perché la libertà è la bandiera. Deve essere così.

Il risvolto è l"assenza di un filtro nell"uso della parola.

Quel velo abbassato della lingua, unito ad un senso irrefrenabile di libertà, può portare ad eliminare quella giusta dose di pudore che normalmente si ha nel dare giudizi.

Alcune cose che si dicono su internet non si avrebbe mai avuto il coraggio di dirle a viso aperto. Qui tutto è consentito, o quasi. In nome di una condivisione assoluta, tra tutti, di notizie, perché qui c"è la rete, c"è la massa di persone a cui nulla può sfuggire. L"unione fa la forza, quella della ribellione -virtuale- al pudore del linguaggio, al garbo del verbo.

Ma questa comunità è davvero un"entità? Ha un"anima? E con quale fine?

La mappatura dei neologismi su internet è verso la forma, o la struttura sintattica. L"analisi del contenuto è verso la filosofia del linguaggio. E bisogna domandarsi se la ridondanza di critiche smodate, con toni eccessivi, non sia altro che il riflesso di una società liquida, dove è frequente l"uso di un metalinguaggio, anche per descrivere lo stesso concetto di democrazia: condividere on line ogni cosa, a tutti i costi.

Tutto può e deve essere criticato.

Un avvitamento senza precedenti, verso quel mondo nuovo dove non possono e non debbono esistere zone franche. Perché la comunità -virtuale- cancella i confini propri dell"individuo.

Nasce così, oltre ad un linguaggio, un comune codice d"interazione che corre sul filo del web. Il canale fisico della comunicazione non è più la terra, l"aria, la luce, ma la rete, inodore, incolore, che può anche non lasciare traccia con l"uso dei nick-name.

Il social network, allora, è una modalità alternativa a qualsiasi modello dominante, esterno, del parlare, creando un"interrelazione tra mondo off-line e mondo on-line.

Nel mondo on-line viene riversato il vissuto esterno. E qui si deve fare attenzione a come ogni notizia o informazione del mondo esteriore viene decodificata in internet, da tutti, ognuno con il proprio linguaggio, i propri tempi, i propri spazi. Un microcosmo di sottocodici linguistici può determinare diversi significati, a seconda dello spazio logistico in cui una parola viene detta. Alla totale assenza di una mimica gestuale nell"esprimersi, la lingua parlata sul web sopperisce con la creatività di forme ritmate, veloci, allo stesso modo di uno schiocco delle dita.

Il web è, allora, il più grosso tra i contenitori di parole, ma la prova sul campo sarà sui contenuti. E questo dipenderà dal grado di cultura che ogni società saprà offrire. Perché la forma di un verbo, l"uso di una proposizione, di una congiunzione, di un predicato o la punteggiatura, sono anch"essi indicativi di un contenuto. Anche nel sistema di comunicazione più sofisticato l"uomo continua ad esprimere simboli, granelli di cultura, attraverso segni grafici.




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