-  Moratti Sofia  -  28/04/2010

FETO DI 22 SETTIMANE SOPRAVVIVE AD UN'INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA: OCCORRE RIPENSARE LA REGOLAMENTAZIONE DELL'ABORTO

Quanto accaduto si comprende meglio alla luce di alcuni recenti sviluppi in materia di regolamentazione della somministrazione di trattamenti salvavita ai neoanti fortemente prematuri. Negli ultimi decenni, gli sviluppi tecnologici e scientifici applicati alla terapia intensiva neonatale hanno causato una significativa diminuzione della mortalita' perinatale. Tuttavia, il numero di neonati con gravi malformazioni (calcolato in percentuale rispetto al totale dei neonati) e' aumentato. Questa considerazione vale per tutti i Paesi ricchi.Esperti affiliati a societa' di livello internazionale (penso ad esempio allo European Resuscitation Council) hanno elaborato delle linee-guida. Tutte le linee guida sconsigliano la rianimazione dei prematuri con un'eta' gestazionale di sole 22 settimane, e subordinano la rianimazione di prematuri dalle 23 settimane in su ad una serie di parametri clinici e, soprattutto, al consenso dei genitori. Rianimare il prematuro del caso di Rossano Calabro sarebbe quindi stato contrario alle linee-guida internazionali. Il Comitato Nazionale di Bioetica (CNB), in un parere relativamente recente, ha tuttavia ritenuto opportuno discostarsi significativamente dagli standard internazionali, raccomandando la rianimazione dei prematuri indipendentemente dall'eta' gestazionale e dal consenso dei genitori alle manovre rianimative.Il combinato disposto del documento del CNB e dell'art 6 della legge 194/1978 porta al paradosso: la rianimazione dopo l'aborto. La prematurita' ha di per se' conseguenze gravissime. Il neonato inevitabilmente sviluppa handicap molto gravi, che avrebbero potuto essere evitati se solo l'aborto non fosse stato effettuato! Per non parlare delle conseguenze emotive e pratiche per la donna.Occorre fare una scelta, prendere posizione in modo netto. Delle due l'una: o restringere la liberta' di abortire abbassando la soglia di eta' gestazionale, in modo da essere certi dell'impossibilita' di una sopravvivenza autonoma fuori dal ventre materno; oppure rivedere le recenti prese di posizione del CNB e la legge sull'aborto, adeguando le une e l'altra agli standard internazionali che limitano la rianimazione dei prematuri, legandola, come detto, a eta' gestazionale, consenso dei genitori, e parametri clinici. Diversi grossi nosocomi italiani, in seguito al parere del CNB, hanno optato per la prima soluzione, approvando dei regolamenti interni.Si veda in merito PIGNOTTI, M.S. e MORATTI, S. 'The Italian Ministry of Health recommends resuscitation for all preterm infants irrespective of gestational age and parental consent'. Archives of Disease in Childhood - Fetal and Neonatal Edition 2010;95:F150-F151.Sofia Moratti, Consulta di Bioetica, Sezione di Trieste




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