Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  01/08/2021

Fragilità umana, che parole usare - Paolo Cendon

Rimozione, felicità; gli impegni e le tensioni verso la prima, il diritto alla seconda.

La spinta a cercarla  c’è anche nella Dichiarazione d’Indipendenza americana.

Fertilità, si può dire anche così, fecondità; “florealità, fruttuosità nell’albero”, concretizzare ciò che era stato immaginato, da sempre.

Fare a se stessi “quello che la primavera fa con i ciliegi”: espandersi, mettere germogli, trasformarsi in quello che ci si riprometteva.

 

Parliamo se volete di “realizzazione”: far diventare effettiva la propria combinazione esistenziale, giorno per giorno.

Quella che ci distingue, rispetto a ogni altro essere: “Tu giallo chiaro? Io verde scuro”. “Tu i cani piccoli? Io gatti grossi e pigri”.

Realizzazione, il punto luce da mettere nella molecola “fragilità”; in alto, fin dall’alba, mezzi svegli.

 

C’è chi come nocciolo preferisce un altro termine, “inclusione”. “Includere, inclusivo, mi hanno incluso”.

Non male come frontiere, risponderei, un po’ esaltano anch’esse; hanno però quella radice del “chiudere”, non bella, non canta abbastanza; fa pensare che esista un modello uniforme di vita, in partenza,  una vetrina buona per tutti, verso cui muovere.

Si replicherà che non è così, il senso vero è un altro; d’accordo ma allora … possiamo tenerli comunque i due vocaboli, continuare a impiegarli: nel significato di accessibilità, ecco, di schiodatura “relazionale”; cardini ben oliati, da far scorrere, battenti che si spalancano, per chi era fuori.

 

Una coppia di parole regine, da spendere unite.

Una doppia elica, anche nel diritto civile: “inclusione”, fatemi entrare con gli altri, partecipo al gioco; “realizzazione”, vorrei calare sulla terra quei miei fili, di nessun altro, da sempre li inseguo, pazienza se a voi non piacciono.

 

Non esistono in definitiva soggetti deboli, a questo mondo,  ci sono soltanto persone ‘indebolite’; per colpa della mancata fornitura, ad opera di chi dovrebbe, delle rimozioni indispensabili.

Aspettiamo di sapere cosa insegue, la persona; il nostro occhio resti fisso poi, là sull’intralcio, sui movimenti dell’autorità tenuta “a far cadere i muri”, “a smussare quei gradini”.

Non si sposti di lì fino allo sblocco.




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