Deboli, svantaggiati  -  Alceste Santuari  -  10/10/2022

Giornata mondiale della salute mentale e Budget di salute

Si celebra oggi la giornata istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (WFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La pandemia ha creato una crisi globale per la salute mentale, alimentando stress a breve e lungo termine e minando la salute mentale di milioni di persone. Un’indagine Ipsos, condotta in 34 paesi tra cui l’Italia, certifica che per la prima volta la salute mentale supera il cancro e diventa il secondo problema di salute percepito a livello internazionale, subito dopo il Covid-19.

La commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides ha dichiarato: “La salute mentale deve far parte di tutte le politiche per costruire la resilienza della società. Ciò è particolarmente importante per i gruppi vulnerabili come bambini, giovani, anziani, migranti e rifugiati, che sono stati tutti colpiti dalle sfide che stiamo affrontando. Questo è l'approccio adottato dall'UE”.

In questo scenario, acquistano rilevanza anche gli strumenti giuridici e gli assetti organizzativo-istituzionali che possono favorire un più efficace, sostenibile e adeguato approccio alla salute mentale. In particolare, in questa sede, si intende richiamare il Budget di Salute, quale metodo di intervento e di costruzione di politiche inclusive e partecipative, nelle quali aziende sanitarie, enti locali e soggetti del terzo settore sono chiamati a sperimentare nuovi paradigmi di azione e di collaborazione.

I sistemi di welfare, nazionale e regionali, devono prevedere assetti istituzionali, modelli organizzativi e procedure amministrative capaci di assicurare l’erogazione e, quindi, l’effettiva fruizione delle prestazioni e dei servizi necessari a rendere esigibili i diritti sociali, in specie a favore delle persone fragili, coerentemente con i precetti costituzionali. Le condizioni di fragilità, infatti, richiedono la definizione, la programmazione e la progettazione di un set di attività, di interventi, di progetti, di azioni che non possono essere (più) considerate quali componenti a sé stanti, ma che, al contrario, richiedono coordinamento, integrazione e collaborazione tra i diversi attori, istituzionali e privati, responsabili della loro organizzazione.

L’effettiva esigibilità e fruizione dei diritti sociali richiede, pertanto, contesti istituzionali, organizzativi e gestionali nell’ambito dei quali la necessaria compresenza di una pluralità di competenze pubbliche e di soggetti privati, in specie non lucrativi, possano coesistere.

L’effettività e l’esigibilità delle prestazioni e dei servizi sociosanitari funzionali ad assicurare la piena realizzazione dei diritti sociali esigono, pertanto, adeguati livelli di integrazione tra le diverse competenze, tra i diversi soggetti, nonché tra i diversi ambiti di intervento, in particolare a livello territoriale, sorretti da un chiaro quadro di regole giuridiche.

In un contesto caratterizzato dal pluralismo organizzativo e da responsabilità multilivello, l’organizzazione, la gestione e l’erogazione delle prestazioni e dei servizi socio-sanitari sebbene debbano continuare ad essere una responsabilità degli enti pubblici, non trovano più negli stessi pubblici gli unici erogatori. Gli enti pubblici e le aziende sanitarie locali trovano negli enti non lucrativi gli interpreti capaci di assicurare la gestione e quindi la fruizione di quelle prestazioni e di quei servizi. Parimenti, gli interventi in ambito socio-sanitario non sono riconducibili sic et sempliciter ad una dimensione prestazionale. Essi, invero, rispondono all’esigenza e sono spesso l’esito di collaborazione e dialogo tra pubbliche amministrazioni e soggetti non lucrativi. In questo senso, pertanto, i servizi e le attività socio-sanitarie possono risultare estranee alle procedure amministrative di natura competitiva e, quindi, non riconducibili, come tali, alle logiche di mercato. 

Muovendo anche dalle Linee guida recentemente approvate dalla Conferenza unificata, il budget di salute si presenta quale “candidato naturale” per supportare e orientare azioni, progettualità e interventi fondati sulla responsabilità condivisa che, tra l’altro, trova applicazione in strumenti e istituti giuridici di natura cooperativa, che permettono la personalizzazione delle prestazioni socio-sanitarie ed un apprezzabile livello di integrazione tra le medesime prestazioni. 

Il Budget di Salute appare, dunque, l’ambito in cui i soggetti pubblici (aziende sanitarie ed enti locali in primis), i beneficiari delle prestazioni e le organizzazioni non profit possono individuare risposte innovative ai bisogni complessi che la società civile esprime, in una dimensione fondata sull’individuazione di corresponsabilità e di condivisione di risorse umane, finanziarie e organizzative, seppure nel rispetto delle diverse prerogative, competenze e soggettività giuridiche.

In oltre vent’anni di sperimentazione a livello regionale, il Budget di Salute ha altresì dimostrato di favorire lo sviluppo di attività e progetti di imprenditorialità sociale, capaci di creare opportunità di inserimento lavorativo per le persone fragili attraverso la definizione dei progetti terapeutici riabilitativi individualizzati (PTRI).

Da quanto sopra brevemente richiamato discende che il Budget di Salute si configura quale strumento di integrazione socio-sanitaria finalizzato a contrastare e, laddove possibile, a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l’isolamento e lo stigma delle persone fragili, specie se affette da disturbi mentali, nonché favorire il loro inserimento socio-lavorativo.

In questa prospettiva, il Budget di Salute rappresenta uno strumento attraverso cui ri-affermare la cura plurale dell’interesse generale e rinnovare la responsabilità della communitas quale sede preferenziale per garantire l’effettiva fruizione delle prestazioni socio-sanitarie, realizzando, in questo modo, tra gli altri, i principi costituzionali di eguaglianza, libertà e sussidiarietà.




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