-  Negro Antonello  -  01/11/2014

GOOGLE STREET E DIRITTO ALLA PRIVACY - Cour du Québec 3.10.2014 - Antonello NEGRO

- Danni

- Una donna lamentava di aver subito un danno per la diffusione su Google Street di una sua immagine

- Google è stata condannata a risarcire il danno non patrimoniale

La Cour du Québec, Division des petites créances, ha accolto la domanda proposta da una donna di Toronto la quale lamentava un danno in seguito alla diffusione su Google Street dell'immagine della propria abitazione (ben riconoscibile) al di fuori della quale, sulle scale di ingresso, la donna (il cui volto era oscurato) era seduta ed indossava un vestito con un'ampia scollatura.

La donna riteneva sussistente una violazione ("violation flagrante") del suo diritto alla vita privata ed alla protezione della sua immagine e della sua dignità.

La comparsa di detta immagine su internet aveva comportato commenti non graditi, riferiti alla scollatura, da parte dei colleghi di lavoro della ricorrente e, pur essendosi la stessa lamentata con Google della circostanza, non aveva ottenuto risposta (mentre solo più tardi la società aveva reso anonimo ogni elemento della fotografia).

Google si è difesa sostenendo che l'immagine della ricorrente era stata acquisita mentre la stessa non si trovava in un'area privata, bensì all'aperto su di una pubblica via.

La Corte canadese, nell'esaminare la domanda della ricorrente, ha citato la Charte des droits et libertés ed il codice civile del Québec che, in più parti, tutelano la vita privata e l'immagine delle persone (l'art. 3 di tale codice stabilisce che "toute personne est titulaire de droits de la personnalité, tels le droit à la vie, à l'inviolabilité et à l'intégrité de sa personne, au respect de son nom, de sa réputation et de sa vie privée" ed ai sensi dell'art. 35 "toute personne a droit au respect de sa réputation et de sa vie privée. Nulle atteinte ne peut être portée à la vie privée d'une personne sans que celle-ci y consente ou sans que la loi l'autorise").

La Corte ha quindi osservato che un'illecita violazione di tali principi comporta il diritto della vittima ad ottenere la cessazione del comportamento pregiudizievole ed il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale che ne sia conseguenza ("la cessation de cette atteinte et la réparation du préjudice moral ou matériel qui en résulte").

Anche una persona che non si trovi in area strettamente privata - ha proseguito la Corte canadese - beneficia del diritto alla privacy non avendo la donna accettato, neppure tacitamente, una rinuncia a tale diritto ("en l'espèce, le Tribunal n'accepte pas la thèse selon laquelle la demanderesse, parce qu'elle était assise sur une marche extérieure de sa maison, et donc qu'elle était visible de la rue publique, avait nécessairement ou tacitement, de ce seul fait, renoncé à la protection de sa vie privée et de son image").

Secondo la Corte l'utilità sociale della funzione svolta da Google non giustifica una violazione del diritto alla vita privata o alla riservatezza e la società convenuta è stata condannata a versare alla donna la somma di 2.250 dollari canadesi, oltre interessi.

A mio avviso la donna ha il diritto di far rendere anonima la propria immagine e la propria abitazione, mentre nutro maggiori perplessità sull'esistenza di un reale pregiudizio che sia diverso da quello conseguente a ciò che ha dovuto fare per far "oscurare" la fotografia.




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