-  Mottola Maria Rita  -  21/03/2015

GREXIT, SCELTE ECONOMICHE: CULTURA DELLO SCARTO?

ABSTRACT

Dopo la caduta dell'impero romano la moneta quasi sparisce. Le spese di guerra e il lusso nel medioevo la richiedono. Ma è vero in quell'epoca nasce il capitalismo? E quale origine culturale ha? Possiamo risorgere escludendo la cultura dello scarto?

Il grande compito che ci è riservato è niente meno che sviluppare una civiltà in cui gli uomini crescano in vera libertà, per essere degni della loro grande eredità di figli di Dio (Arthur Holly Compton premio Nobel per la fisica 1917*)

La caduta dell'impero romano portò alla dissoluzione di un intero sistema organizzativo ed economico. Le periodiche distruzioni, le invasioni barbariche, le epidemie, la diminuzione della popolazione globale, indusse un periodo di grandi difficoltà che, tra l'altro, vide anche una scarsa circolazione di moneta.

Tale scarsità durò a lungo sostenuta anche dall'altrettanto scarsa presenza di metalli preziosi. L'affermarsi progressivo ma sempre più incisivo della cultura e della religione cattolica indusse a guardare con una certa diffidenza il denaro e, più in generale, la ricchezza. Lo sterco del diavolo, era chiamata la moneta, quanto di più infimo e pericoloso per la salvezza dell'anima potesse immaginarsi.

La società medievale ancorata alla terra vide lentamente lo sviluppo di una nuova classe sociale accanto ai nobili e ai guerrieri, da un lato, e dall'altro i contadini, per lo più servi. E' anche vero che non si può più parlare di schiavi, o meglio, non si può parlare di un'unica posizione giuridica dei lavoratori della terra. Con il tempo si assistette a un progressivo inurbamento di un notevole numero di diseredati che abbandonavano le campagne e si insediavano attorno alla Corte del signore per sperare pane e protezione.

Con il progressivo abbandono dei campi e lo svilupparsi dei primi centri abitati, che poi divennero città, i commercianti e gli artigiani acquistano forza e posizione sociale. La nuova classe è, quindi svincolata dalla proprietà terriera, sia perché non ne goda i frutti sia perché non impiega le proprie energie alla sua coltivazione, svolge compiti indispensabili al nuovo modo di vivere nei recenti agglomerati sorti intorno al castello. E' una classe sociale che assume importanza strategica e nel contempo sviluppa una cultura completamente nuova. Con la creazione dei centri urbani le spese aumentarono in maniera considerevole: vi erano mura da erigere, mulini da far funzionare, pozzi da scavare, poi gli edifici pubblici e le spese per farli funzionare. Occorrono ingenti somme di denaro e occorre recuperare queste somme, raccolte con tasse e balzelli di ogni genere e specie.

E' la guerra che mette in moto, come al solito il denaro, indispensabile a pagare le truppe e anche, con il tempo, a pagare i riscatti, diventando molto più remunerativo catturare il nemico che non ucciderlo. Non molti sanno, per esempio, che Riccardo Cuor di Leone venne rilasciato a seguito del pagamento di un riscatto (rapito dal duca di Leopoldo d'Austria) e che anche il meno noto marchese del Monferrato venne rapito. Guglielmo VII aveva avuto l'ardire e la fortuna, o sfortuna che dir si voglia, di conquistare Torino e sottrarla ai Savoia, che, di indole vendicativa, ne riottennero il possesso quale prezzo per il rilascio del nobile prigioniero. Accanto alla guerra il lusso. I nobili amavano ostentare il potere e lo facevano con banchetti e abiti, gioielli e destrieri. Al punto tale che furono necessarie leggi, non sempre rispettate, che limitassero gli abbigliamenti lussuosi e i pranzi di gala. Nulla di nuovo sotto il sole soprattutto se è vero quanto ci ricorda lo storico francese da poco mancato, Jacques Le Goffe: ***.

Ma la figura che più impensierisce l'uomo medievale è il cambiavalute che evolve nel banchiere. Nel Medioevo non esiste una scienza economica. Tutto ruota intorno all'idea dominante: vivere sulla terra senza perdere il cielo. Non si tratta di una questione economica dunque ma di giustizia. Il re deve garantire e controllare la circolazione del denaro nell'interesse di tutti i sudditi, secondo il principio del buon governo, si tratta di un problema etico, etica politica. ****

Quella visione di giustizia vincolata alla parola di Dio e all'insegnamento della Chiesa che guardava con sospetto a un guadagno (quello dei banchieri e dei cambiavalute appunto) che non nasceva dal lavoro ma bensì dal rischio legato al commercio. Si fini con l'affermare che effettivamente una cerca ragionevolezza e 'giustizia' vi fosse pure a remunerare questo rischio purché in una misura adeguata e, dunque, non usuraia. E in questo contesto che nasce l'istituto del Monte di Pietà, di concezione francescana, il primo fu infatti istituito da fra' Michele Carcano a Perugia. I poveri in difficoltà potevano ottenere piccoli prestiti a tassi di interesse calmierati. In altre parole era stato inventato il microcredito!

E proprio a San Francesco si deve lo stimolo a un grande dibattito sulla ricchezza. E' bene ricordare che il Santo di Assisi si fa povero, di una povertà gioiosa perché scelta e desiderata ma lotta contro la miseria che toglie la dignità ai deboli. E nel XIII e XIV secolo continuano la loro opera gli ordini mendicanti in difesa dei poveri e per la salute del corpo con ospedali e ospizi.

Non deve stupire poi che iniziarono a nascere dinamiche salariali. La peste nera ridusse drasticamente la popolazione e la manodopera diminuì al punto tale da divenire un bene prezioso e, pertanto, recuperabile a un prezzo maggiore (si cercò di porre rimedio agli aumenti salariali con leggi che trovarono difficoltà attuativa: per esempio impose ai bambini di 12 anni il lavoro, si vietò di dare elemosina ai mendicanti non invalidi e nel 1361 re di Inghilterra e di Francia emanarono uno statuto dei lavoratori ** pag. 149). E con la forza contrattuale dei lavoratori salariati crebbe anche l'insofferenza per il deprezzamento della moneta, l'inflazione, per usare una parola corrente. E' intuitivo che in un mondo privo di sistemi di adeguamento salariale (esattamente come nell'Europa di oggi) l'inflazione conduce a una riduzione del potere di acquisto e così i salariati si ribellavano, sommosse e rivolte, per ottenere aumenti della loro mercede. E anche per questo i signori cercavano di mantenere sotto controllo il valore della moneta, per una questione di giustizia sociale, cercavano di privilegiare la 'moneta buona' cioè di valore costante e riconosciuto.

Chi cerca di leggere il Medioevo con occhi moderni senza tener conto dell'importanza della cultura dell'epoca e senza guardare nel complesso la società compie un errore di valutazione, tende a vedere leggi economiche e monetarie in un tempo ove prevalgono altri valori e altri concetti, ove le parole chiave sono: carità, amicizia, amore. Seguendo lo storico francese possiamo concludere che anche ripercorrendo la teoria del prezzo scopriamo che il prezzo deve essere giusto e per essere giusto deve essere vincolato al luogo ove è applicato, costante e svincolato (che poi è caratteristica contraria alla teoria del libero mercato di scambio) e sempre in rapporto costante con la caritas fondata sulla justitia.***

La religione che impregna tutto il lungo periodo medievale fa del denaro uno strumento per accumulare tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano (MT, 5, 20), fa della caritas, espressione dell'amore di Dio, la ragione che guida le azioni e il dono è lo strumento per attuarla. Come si vede non si può certo parlare di precapitalismo che sopraggiunge più tardi, allorquando giungono nel continente europeo ingenti quantità di metalli preziosi dalle Americhe, nei primi decenni del XVI secolo, e quando cominciano a formarsi i grandi stati nazionali.

Ma è solo una coincidenza epocale la nascita della scissione protestante e l'avvento di una cultura mercantilistica e capitalistica?

Oggigiorno si fatica a comprendere quali siano i principi fondanti del protestantesimo. Si dipinge Lutero come colui che lotta contro l'ipocrisia, che desidera liberare l'uomo dal peso del vincolo che gli deriverebbe dalla gerarchia ecclesiastica. Ma è proprio così? O meglio è solo così? Il principio fondante che distingue e diverge dalla visione cattolica del cristianesimo si insedia nel concetto di libero arbitrio. Per il cattolico la libertà è il bene più importante, quel bene così grande perché donato dal Dio fatto Uomo. La libertà comporta la sofferenza della scelta, la responsabilità della scelta. Ma il cattolico ha anche la grande consolazione della misericordia e del perdono dei propri errori. Diversamente l'idea protestante preponderante è la predestinazione: l'uomo è destinato alla salvezza o alla dannazione secondo il volere divino, egli può con le opere agire per il bene ma senza la grazia non può giungere al bene eterno. Lutero intendeva così vincolare l'uomo alla propria coscienza vigile, per indurlo a fare il bene, secondo un evidente semplicistica idea dell'esistenza. Nel contempo liberando l'uomo dalla sua libertà d'azione lo svincola anche dalla consapevolezza del peccato o meglio, lo getta nella disperazione del peccato senza redenzione (chi lo assolverà?) o nella autovalutazione individualistica e a-critica.

Certamente Calvino agisce in altro contesto, allorquando la morale borghese sta lentamente prendendo il sopravvento e la legittima asserendo che in assenza di vera libertà, intesa come possibilità di incidere sul proprio futuro, l'uomo può solo compiere il proprio dovere, soprattutto quello professionale. Ma ciò che porta Calvino a scrivere anche le cifre della nuova società borghese è l'affermazione della necessità di obbedienza alla propria condizione, a leggi naturali che dettano gli schemi, e in ultima istanza a obbedire allo Stato.

'Al posto degli umili peccatori cui Lutero promette la grazia, qualora si rimettano a Dio con contrizione e fede, vengono dunque educati quei santi sicuri di sé che ritroviamo nei mercanti puritani, duri come l'acciaio, di quell'epoca eroica del capitalismo, e, in singoli esemplari, fino ad oggi. E, d'altro lato, era caldamente raccomandato il lavoro professionale indefesso, che era considerato il mezzo più eminente per raggiungere quella sicurezza di sé. Esso ed esso soltanto dissipava il dubbio religioso, e conferiva la sicurezza dello stato di grazia'.*****

Così l'etica borghese prevale e si consolida nella ricerca della propria affermazione, e giunge nel XX secolo a esprimere in pienezza quella idea capitalistica che si auto-legittima, si auto-assolve perché risponde a leggi naturali e 'scritte nel cuore', si allontana dalla religione che porterebbe e obbligherebbe a una visione sociale del lavoro e della ricchezza, a uno sguardo disincantato sul mondo ma anche amorevole e misericordioso, che sposta l'interesse sull'altro, sul prossimo, sul Povero tra i poveri.

A questo si riferisce papa Francesco quando lamenta il dissolvimento del collante sociale nella 'cultura dello scarto'. Cultura che induce a eliminare chi non è produttivo, chi non è sano, chi non la pensa secondo l'ideologia dominante. Tale cultura genera corruzione: la corruzione delle condotte ma ancor prima dei pensieri. Il corrotto non è colui che chiede le 'mazzette' ma colui che pensa fermamente di essere nel giusto a commettere ingiustizie, chi ha perso la capacità di riconoscersi nel proprio errore, per porvi rimedio, per cambiare strada, ma pervicacemente si ostina e si conferma nel suo disordine morale, cercando non amici ma 'complici'. *******

Chi torna a casa giustificato il fariseo tronfio della sua condotta ligia ai doveri (che ha fatto bene i compiti a casa?) o il pubblicano che ammette le sue debolezze ma ha il cuore puro e pronto al cambiamento? (Lc. 18,9-14). Papa Francesco ancora istruisce con un esempio emblematico: il borseggiatore commette peccato (e anche il reato di furto), ma la vittima del borseggiatore che tanto si lamenta non si cura del fatto che il marito negli affari truffa lo Stato, licenzia i suoi impiegati ogni tre mesi, non corrisponde la giusta mercede (questa è la vera corruzione che giustifica se stessa perché viene dal potere). In altre parole il denaro è un mezzo e non può mai essere il fine di una esistenza, e men che mai di uno Stato che avrebbe il compito secondo l'ideologia europeista di 'accumulare denaro' a discapito dei cittadini che deve servire.

E per tornare al tema che ci si è dati dovremmo rispondere a una domanda molto semplice: il Governo Greco sta servendo il suo popolo o un'ideologia che privilegia i ricchi (nella falsa e assurda convinzione che essi creando ricchezza la distribuiscano) a discapito di tutti gli altri, concretizzando così quella cultura dello scarto che vorrebbe governare il mondo? Chi scrive pensa di sì, pensa che solo recuperando tutti e l'opera di tutti al bene comune si possa ritrovare un senso vero del lavoro e del denaro, che deve essere sempre e solo strumento e non fine, in una società che riconosce la giusta ricompensa. Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! (Mc 2,23-28) potremmo dire ma anche che, come sottolinea con forza Giovanni Paolo II, (LE 6).'Un principio ancora attuale che ha in sé una carica rivoluzionaria che potrebbe mutare la visione del mondo. Un'affermazione che evidenzia la sostanza etica del lavoro stesso al di là di qualsiasi inutile discorso moralistico. Di fatto se l'etica è la sub-stantia del lavoro e non accidente, si comprende che, al di là dei comportamenti individuali più o meno moralmente corretti, ogni qualvolta si infrange l'ordine naturale e si inverte la formula 'l'uomo è per il lavoro e non il lavoro per l'uomo' si svuota il lavoro della sua stessa sostanza, di quella valenza etica che non si può recuperare con facili accomodamenti' ******

 

Bibliografia

*Arthur Holly Compton, "Zeitschrift für Wissenschaft, Kunst und Literatur", Stoccarda 1957, 6, p. 613).

*** Jasques Le Goff "Lo sterco del diavolo", Bari, 2010

**** C. J.Nederman "The virtus of necessity: labor, money and corruption in John of Salisbury's thought" Viator, 2002

***** M. Weber 'L'etica protestante e lo spirito del capitalismo', Milano, 2000, 173

******G. Matino 'Economia della crisi' Milano 2012

******* Jorge Mario Bergoglio 'Guarire dalla corruzione' Buonos Aires 2005, traduzione italiana Bologna 2013




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