Cultura, società  -  Redazione P&D  -  25/01/2022

Il primario del Niguarda Fumagalli: «Arrivano pazienti con serie difficoltà respiratorie, i negazionisti aspettano troppo»

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Il direttore di Anestesia e rianimazione dell’ospedale milanese racconta: «Abbiamo casi di persone non immunizzate che si presentano con il tessuto polmonare distrutto al 90%. In tanti rifiutano l’esistenza di Covid»

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I non vaccinati hanno un rischio di morte per Covid 33 volte più alto rispetto a coloro che hanno ricevuto la terza dose, secondo l’Istituto superiore di sanità. Roberto Fumagalli, direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione all’Ospedale Niguarda e ordinario all’Università di Milano Bicocca,

PERCHÉ IN ALCUNI CASI NON SI RIESCE A CURARE QUESTI PAZIENTI?

 

«Quando c’è una malattia grave che colpisce i polmoni lo sforzo che si fa per respirare provoca un ulteriore danno meccanico, dovuto all’iperventilazione. Vediamo dei non vaccinati arrivare in ospedale con il tessuto polmonare quasi completamente distrutto (anche al 90%), proprio per questo circolo vizioso: la difficoltà respiratoria e il conseguente angoscioso desiderio di soddisfare la fame d’aria. Infatti una delle cure che si mettono in atto in caso di Covid grave è il cosiddetto riposo polmonare, che richiede sedazione e ventilazione meccanica».

 

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CHE CARATTERISTICHE HANNO LE PERSONE RICOVERATE NEL SUO REPARTO?

 

«L’età mediana dei non vaccinati è 60 anni, quella dei vaccinati 70. I vaccinati che arrivano in ospedale sono più anziani e molti di loro hanno malattie pregresse: i non vaccinati sono più giovani e spesso sani. Tra gli immunizzati, i meno protetti sono quelli che hanno ricevuto due dosi di AstraZeneca, mentre abbiamo avuto pochissimi pazienti con la terza dose e principalmente nelle due settimane dopo la vaccinazione (in cui la copertura non è ottimale). Il booster con un vaccino a mRna protegge molto bene anche dopo due dosi a vettore virale».

 

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QUANTO PUÒ SCENDERE LA SATURAZIONE DI OSSIGENO NEI CASI GRAVI?

«Alcuni pazienti, quasi sempre non vaccinati, hanno 80-83 di saturazione e serie difficoltà respiratorie. Ma sono persone che negano l’esistenza di Covid, per un atteggiamento ideologico, e di conseguenza aspettano troppo a chiamare i soccorsi. Il livello di ossigeno nel sangue scende nell’arco di alcuni giorni, non all’improvviso».

 

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TUTTE LE POLMONITI VIRALI POSSONO PROVOCARE DANNI COSÌ DEVASTANTI?

«Sì, lo abbiamo visto per esempio con il ceppo influenzale H1N1 nel 2009. Ma prima di Sars-CoV-2 nel mio reparto avevamo 5-6 casi all’anno, adesso alcune centinaia. Il rischio di morte per i pazienti con polmonite virale in terapia intensiva è del 30-40%. Possiamo proteggerci con il vaccino, ma purtroppo non tutti lo capiscono».




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