-  Mottola Maria Rita  -  01/12/2016

Il sì e il no dei cattolici, tra ideologia e realtà – Maria Rita Mottola

E' difficile operare una scelta onesta. E' difficile ancor più per un cattolico. Noi tutti rispondiamo alla nostra coscienza per le scelte che facciamo vieppiù se influenzano la vita di chi amiamo, di chi incontriamo quotidianamente e di chi neppure conosciamo. Ma lo è ancora di più per un cattolico che deve risponderne anche a Dio. Eppure non dovrebbe essere affatto complicato. Se abbiamo in noi la parola che insegna, la carità che ama, la fede che tutto spera. Se, prima di tutto, siamo stati capaci di essere come bambini, semplici e collegati fortemente alla realtà che non è altro se non all'aspetto esteriore della verità. Se siamo capaci di gridare il Re è nudo. E allora perché per molti è così difficile operare una scelta? Certo sentiamo l'importanza del momento, la percepiamo anche se non ne conosciamo esattamente l'intensità, o la motivazione. Ma non basta a giustificare i dubbi e le reticenze.

Siamo stati male informati, anzi dobbiamo sinceramente riconoscere che le notizie che ci sono state date sono troppo spesso manipolate, adulterate, e sono, per questo motivo, indigeste per una coscienza che vuole rimanere onesta. Ma ora lo sappiamo e i mezzi per conoscere ci sono, la pessima informazione non giustifica una scelta dubbiosa, o peggio, una scelta dettata dalla convenienza.

Siamo stati sviati dai problemi fondamentali che stanno alla base della riforma che viene sottoposta al nostro giudizio. Recentemente molti illustri professori che con il loro pensiero e il loro insegnamento sono stati portatori di quei valori, - o meglio sarebbe dire, di quei disvalori che permeano questa riforma -, cercano di cambiare rotta, di dirci che il problema di fondo è in quella mancanza di autoritas, di investitura secondo le regole e le leggi, che vizia ab initio l'intero iter parlamentare. Questi ripensamenti dell'ultima ora non bastano a fare chiarezza per coloro che ancora non hanno compreso dove è il problema. Perché, questo è certo, tutti noi percepiamo che un problema esiste.

Siamo stati umiliati dai giornali che a più riprese hanno definito l'elettorato ignorante e gretto, il vero tarlo della democrazia. E siamo rimasti inermi di fronte a una simile arroganza, abbiamo avuto paura di essere accomunati a coloro che vogliono gettare in mare i migranti e vogliono alzare muri.

Siamo stati condizionati da una campagna elettorale all'apparenza sconclusionata ma in realtà voluta esattamente così, intorbidire le acque è stata una vera e propria strategia. Ci hanno detto che si tratta di un'innovazione utile a velocizzare il processo legislativo, a ridurre i costi della politica, a eliminare un istituzione inutile e costosa, a dare più valore all'iniziativa popolare, a superare il bicameralismo perfetto, a dare voce agli enti locali in parlamento e in europa (la e minuscola non è per un errore di battitura), a definire le competenze Stato-regioni. E molti, non tutti, i sostenitori del No si sono messi a discutere e a contestare queste affermazioni, veri e propri slogan privi di ogni contenuto veritiero. E questo dibattito, molto spesso un semplice battibecco, ci ha fatto percepire le differenze spiegate da chi è a favore e da chi è contro, quasi come cavilli legulei. Ma questo modo di procedere avrebbe dovuto metterci in allarme e dubitare degli uni e degli altri. Un solo esempio: vogliamo leggi promulgate più in fretta o buone leggi?

Avremmo dovuto ascoltare chi ci stava raccontando un'altra storia, chi andava dicendo con argomenti solidi e fondati che la legge che dovremmo approvare è un'altra costituzione che annulla e sostituisce quella esistente. Perché qui sta la vera questione. Quello che ci viene proposto proviene da un soggetto privo di autoritas e snatura, stravolge, annulla l'intera nostra costituzione, bella o brutta che sia, ne modifica irrimediabilmente i fondamentali, interferisce e agisce su ogni sua parte, e non solo per l'ampiezza degli articoli modificati ma per il risultato raggiunto. Ogni Costituzione è un patto sancito tra tutti i cittadini che detta regole di convivenza condivise e condivisibili, che unisce e consolida i rapporti di solidarietà, che chiarisce e determina i rapporti tra cittadini e Stato e ne limita il potere. Per questo motivo i cittadini hanno il diritto di nominare ed eleggere coloro che debbono partecipare a una assemblea costituente e conferire ai suoi partecipanti l'autorità per determinare la fine di un sistema politico e instaurarne uno nuovo. Una costituzione unisce e non divide. Il risultato più evidente di questo modo di procedere è la contrapposizione senza possibilità di composizione. E la forza esercitata senza criterio diventa violenza, violenza di chi probabilmente ha promesso denari a tutti i sindaci d'Italia se voteranno e faranno votare sì (o qualcuno di voi pensa che le promesse siano state fatte solo a un improvvido personaggio politico del quale abbiamo ascoltato le parole registrate?), di chi sostiene che lascerà il Governo, la televisione, il teatro, e chissà forse pianterà in asso anche la famiglia e pure l'amante, se vincerà il No. Detto così suona grottesco, non è vero? Forse perché lo è.

E allora come devo fare per decidere? Anzi meglio che cosa devo fare per verificare la giustezza della mia decisione presa sin dall'inizio, ancor prima che iniziasse tutto questo.

Innanzi tutto devo liberarmi da ogni ipocrisia.

"Sia invece il vostro parlare: sì, sì, no, no" ((Mt 5,17-37) non devo lasciarmi fuorviare da inutili "distinguo" il mio parlare deve essere coerente con il mio sentire e con le mie azioni. Quindi non posso, nel decidere, affermare è una pessima riforma, ma ... Tale affermazione oltre a essere contraria a ogni principio della logica è anche contraria al mio dovere di coerenza.

Devo liberarmi da ogni forma di ideologia

"Gli ideologi falsificano il Vangelo. Ogni interpretazione ideologica, da qualsiasi parte venga — da una parte e dall'altra — è una falsificazione del Vangelo. E questi ideologi — l'abbiamo visto nella storia della Chiesa — finiscono per essere, diventano, intellettuali senza talento, eticisti senza bontà. E di bellezza non parliamo, perché non capiscono nulla" (Omelia 19 aprile 2013 Papa Francesco)

L'ideologia mi impedisce di vedere la verità e mi relega in una realtà contraffatta e tutta disciplinata dall'ideologia stessa e dalle sue regole, senza via di uscita. Mi priva, in altre parole, della libertà di pensare e di agire di conseguenza.

E devo liberarmi dal senso dell'appartenenza

"Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!" Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa" (Matteo 10,36) Le mie scelte, anche se dovessero portarmi a separarmi dalle persone che amo, devono essere coerenti con la Parola. Non posso scegliere per senso dell'appartenenza a una famiglia, figuriamoci se posso scegliere per senso di appartenenza a una fazione politica.

Sgombrato così il campo da inutili orpelli posso con maggiore chiarezza penetrare nella decisione.

"Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" (Mt 10,16) La prudenza in un mondo ostile come quello attuale deve essere la linea guida per non cadere nel tranello che ci viene teso. Quale strumento di giudizio è allora prudente? Saggezza antica vuole che si risponda al quesito Qui prodest? A chi interessa questa riforma, chi ne beneficia? E' talmente evidente che non dovrebbe esserci alcun dubbio: interessava agli Stati Uniti di Obama, alla finanza aggressiva più che creativa, a confindustria che disloca e disarma l'intero patrimonio industriale italiano, alle banche e alle istituzioni europee che auspicano di eliminare il diritto dei popoli ad autodetermianrsi (si leggano i deliri del Presidente della Commissione Europea che supplica i capi dei governi di non indire referendum sull'uscita dall'europa, in altre parole che si impedisca ai popoli di esprimersi). Sono coloro che vogliono mantenere lo status quo. "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" è ancora vero quello che scrisse Tomasi di Lampedusa. Costoro che in Italia e fuori d'Italia sostengono la riforma costituzionale appartengono a quella "economia che uccide" di cui Papa Francesco ha delineato un ritratto chiaro e inequivocabile. E' un'idea del mondo che impedisce la piena occupazione e cioè il lavoro che è dignità per tutti, e questo principio fondamentale è quell'articolo 1 che ha ribaltato la realtà antica, che ha esaltato quel servo diventato padrone del suo destino, sovrano nella sua patria. E' un principio che nasce da una lunga e meditata elaborazione nel magistero sociale della Chiesa che vive più che mai nelle chiare parole del Pontefice. Proteggere la Costituzione è proteggere quel principio fondamentale, proteggere quel servo che è ora sovrano e che potrebbe non esserlo più.

E a chi dice che si devono "accettare le incertezze e le incognite di una novità, di cui si riconoscono pregi e difetti, significa sbilanciarsi verso il futuro e obbligarsi a ricercare un nuovo equilibrio." rispondo, umilmente con un dettaglio altrettanto umile ma significativo.

Domenica scorsa mio marito ed io dopo aver parcheggiato nell'ampia piazza illuminata dal sole ci incamminammo a piedi verso la bella Collegiata per sentir messa. Due anziani signori ci venivano incontro, camminando lentamente, ogni tanto fermandosi, tutti presi dal loro discutere, calmo e scandito nella loro bella pronuncia meridionale, forse immigrati tanto tempo fa, forzatamente, dalle loro terre, qui nel profondo Nord. Avvicinandoci sentimmo esattamente queste parole: "ma che vanno dicendo, la cambiamo dopo, macché quando l'avremo che la teniamo così com'è chissà per quanto tempo". Non riuscii a trattenermi, Bravissimo, dissi a voce alta. Mi sentii osservare da uno sguardo incredulo e sospettoso, compresi che forse la mia frase avrebbe potuto suonare come ironicamente offensiva. Mi affrettai a precisare: è proprio così, e votiamo No. Serissimo mi rispose: certo votiamo No.

"Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli". (Mt 11,24)




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