Ambiente, Beni culturali  -  Maria Rosa Pantè  -  29/12/2021

Incontri, Brina

Ho conosciuto Brina a casa mia, la vecchia casa ancora, è arrivata nel trasportino, tutta bianca con un occhio azzurro e uno ambra, appena operata dopo un incidente. Me l’ha portata il mio veterinario, un mio ex allievo delle scuole superiori.

Volevo una gatta ed è arrivata lei, Brina. Da 13 anni ormai, la gatta dalla miracolosa intelligenza, spericolata, affettuosa, la gatta in poesia, come ogni gatto anima, animale poco adatto alla prosa.

Ecco le poesie di quest’anno per lei, per il nostro rituale, perché godersi l’affetto di un gatto è cosa preziosa da non sprecare.

Ritratto di Brina

I

Brina, la gatta bianca

si scontorna sul candido lenzuolo,

nuvola sul cuscino.

Per seguire la sua intima natura

sale alta alta sugli alberi

alle sorelle nuvole.

E ogni giorno io una nuvola accarezzo.

II

Nel prato all’improvviso

spuma marina piccole onde infuriate

la corsa della gatta

Brina. Bianco galoppo a perdifiato.

È la grazia della felicità.

Il rituale della mattina

I

Racconto ogni mattina

la storia mia e di Brina.

La gatta bianca dagli occhi diversi:

blu e ambra. La gatta Brina.

Lei fa le fusa, io parlo e lieve narro

la nostra storia. Dico Brina e lei

allunga la candida zampina (è gatta

mingherlina). Dico Maria Rosa

che sono io, goffa persona e lei posa

la sua testolina, gatta piccina,

sulla mia guancia. Le dico siamo amiche

sorelle, madre e figlia (con ruoli

interscambiabili) e lei lei tutta

si distende, pancia in su, zampe arrese

e il capo reclinato proprio lì

sul suono della voce.

II

Ho il privilegio la mattina

di raccontare la nostra storia

alla gatta Brina, mentre lei

gentile e imperiosa sulla mia guancia

appoggia le candide zampine.

Ed è l’amore uguale

a ogni altro amore.




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