Famiglia, relazioni affettive  -  Maria Rosa Pantè  -  05/01/2022

Incontri: Paola, la sindacalista

Ho conosciuto Paola molti anni fa, nella sede del sindacato, si occupava di scuola e mi aiutò a risolvere  il mio problema. Ci riconoscemmo, diventammo molto amiche. Facevamo lunghe telefonate e qualche volta ci incontravamo.Il suo impegno sociale era profondo, il suo idealismo anche, tanto che poteva fare carriera nel sindacato, ma lei a un certo punto decise che voleva tornare all'insegnamento, era maestra elementare. Aveva curato i genitori, era figlia unica, fino alla loro morte senza mai chiedere aiuto e senza mai trascurarli, aveva rapporti speciali con altre persone anziane, la madrina, ricordo che me ne parlava. Era una bella donna, era stata un'atleta, ma era sola: aveva perso l'amore della sua vita, morto di malattia e non si era più legata a nessuno. Finchè non aveva incontrato quel ragazzo. Faceva scuola alla serale, soprattutto a migranti, il ragazzo veniva dall'Africa, era orfano e aveva sofferto molto. Mi aveva subito parlato di lui, della tenerezza che le aveva suscitato, me l'aveva presentato. Un bravo ragazzo, appena maggiorenne. Alla fine era riuscita ad adottarlo, lui la chiamava mamma. Paola dal cuore così grande, dal grande senso di giustizia, dai grandi ideali. Ora la storia diventa davvero tragedia. Una giornata di giugno, mi arriva un SMS: Paola è morta. Ma come? Appena andata in pensione? Un malore... Si scoprirà quasi da subito che in realtà è stata uccisa dal figlio, ludopatico, vittima cioè del gioco. Forse voleva soldi, forse lei era decisa a non cedere più, ma nulla si sa, si sa che è stata assassinata, in casa e chissà quale è stato il suo pensiero, i suoi occhi nell'istante in cui il figlio la ammazzava. Lui mi fa molta pena, e rabbia, una vita la sua segnata sempre dal dolore, come se lo portasse con sè. E lei è stata coinvolta, lei cui non perdono solo una cosa, non aver chiesto aiuto. Questa storia, un matricidio, dice tante cose: la bontà, la generosità, la sofferenza, la dipendenza, dice anche che non chiedere aiuto è una delle più grandi fragilità. Cara Paola, alla fine ho scritto di te, del peso che, quando penso al tuo ultimo istante, mi grava sul cuore. E ora siamo finalmente libere.




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