-  Faccioli Marco  -  15/02/2017

Internet e la Necrofama, cos'è e come funziona. - Marco Faccioli

Se la Rete è democratica, allora perchè non ottenere il maggior numero di consensi con la promozione della propria immagine e della visibilità del proprio profilo sui social network? Un post su Facebook, un tweet su Twitter, una foto su Instagram, tutto viene utilizzato quando serve allo scopo di farsi conoscere, apparire, contare, conquistare prima e consolidare poi la propria "fama mediatica". Posta e ri-posta, commenta, sii presente, diversificati dalla massa, polemizza, attacca, esonda, stupisci, semina vento, raccogli tempesta, metti briga, fomenta liti, svetta sulla cresta dell'onda virtuale fino a che questa non si sarà totalmente esaurita: questi sono i migliori consigli per creare e goderti una meritata fama sul tuo profilo. E se tutto questo non ti dovesse bastare? Che fare se, per quanto il tuo quotidiano "esserci e contare" in rete sia martellante, il tuo profilo Facebook sia plurivisitato e stracommentato e i tuoi tweet ritweettati all'infinito, comunque non ti ritenessi ancora soddisfatto?

Allora non ti resta che la NECROFAMA, che di solito ripaga, e con gli interessi. Ma di che cosa stiamo parlando esattamente? La necrofama, ovvero la fama costruita sui lutti e sulle disgrazie, porta ad invadere i social network di post e commenti quando muore un personaggio, ovviamente famoso. "Io l'ho ascoltato-letto-visto in televisione" e "OH, ci mancherai tantissimo", e "OH, come sono addolorato", specie se il mio vicino di bacheca o di tweet ottiene più consensi di me nella sua commemorazione. La necrofama è un'ottimo modo per rigirare la frittata: fa sparire l'oggetto del ricordo e mette in primo piano "il ricordante", ribaltando così i piani. Quando la Francia è stata di nuovo ferita dai terroristi, sui social sono finite immagini di ragazzi morti, fotografati al Bataclan. Chi rifiutava di condividere le fotografie era immediatamente considerato un moralista, complice della strage. Pornografia emotiva, ai livelli più bassi, cha ancora una volta sposta l'attenzione da quello che avrebbe dovuto essere il soggetto (le vittime), a chi lo aveva postato. Naturalmente, se sposi le regole della necrofama, il ridicolo può diventare il tuo mestiere. Poco importa se conosci o meno il personaggio (noto o meno noto) scomparso, l'importante è versare copiose lacrime virtuali per la di lui dipartita, così da avere visibilità e collezionare il maggior numero possibile di "mi piace" o condivisioni dei propri post. Ed è così che molti si sono stracciati le vesti alla morte di David Bowie e George Michael, senza mai aver sentito una loro canzone, molti si sono detti sconcertati della morte di Marco Simoncelli, senza nemmeno avere la minima idea di chi fosse, molti hanno pianto l'addio di Nelson Mandela confondendolo con Morgan Freeman (idem dicasi per Robin Williams, confuso con Robbie Williams), e molti, quelli che potremmo definire gli accademici della necrofama, hanno postato la bacheca a lutto per persone che erano vive e vegete (uno per tutti, l'ultimo che mi ricordo almeno, al quale naturalmente auguriamo piena salute e lunga vita, Paolo Villaggio).

 




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