Il nostro paese, gli abbandoni, il legislatore?
Il rinoceronte non c’era in passato lungo il Po; e tuttavia gli indici di frustrazione, benchè diversi, meno tragici, non sono bassi in Italia. Abbiamo un “vischio” tutto nostro; sacche varie dell’umana neghittosità, vuoti a perdere, diffuse solitudini: con i principi della Costituzione, delle leggi quadro, passati spesso sotto silenzio, disapplicati.
---
Basta chiedere a una qualsiasi fra le corporazioni dei deboli: dai nani ai disoccupati, dai ciechi ai senzatetto; ognuna avrà la sua da raccontare.
---
Un esempio eloquente? Il caso dell’aborto. La legge italiana esiste dal 1978: ciò che in concreto occorrerebbe però, ammonisce il debolologo, sarebbe che ogni luogo di cura, nel territorio, risultasse attrezzato in modo da consentire alla donna, orientata a interrompere la gravidanza, di farlo in buone condizioni di igiene, di sicurezza; per mano di un esperto, senza traumi.
Nel (segreto) pensiero di alcuni amministratori, cosa si indovina invece? L’idea che l’aborto rappresenta una forma di omicidio; che è sbagliata la legge che lo autorizza, che non sarà male se i medici si rifiutano di procedere. Così il bimbo in questione potrebbe farcela a nascere, alla fine, il Signore provvederà in qualche modo; come con gli uccellini.
Risultato? In quel certo ospedale, senza reazioni significative dell’Autorità, i medici sono tutti obiettori; così pure nell’ospedale vicino, lo stesso negli altri istituti del circondario; sicché “quella” donna, neppur ventenne magari, dovrà lei cercare di informarsi, in concreto, prenotare a destra o a manca, in marasmi continui, a distanza di chilometri. Con tempi che scadono, affanni crescenti, riservatezze in pericolo: talora ripiegamenti sulle mammane di sempre, in cucina; a volte un ricorso al fai-da-te casalingo.