-  Redazione P&D  -  08/08/2013

LA BIOETICA E LE CONFESSIONI RELIGIOSE

La bioetica è considerata da molti una materia caratterizzata "da una grande incertezza" che porterebbe a contestarne la stessa utilità.
Le differenti impostazioni e soluzioni delle tematiche bioetiche, per questo, non dovrebbero prescindere dal riconoscimento dell"importanza di principi comuni e dovrebbero inoltre tener conto del fatto che si devono avere regole ma anche eccezioni.
Va ricordato che lo studio del diritto comparato delle religioni presuppone alcune considerazioni sul metodo della comparazione.

Il diritto comparato si pone infatti sia come strumento sia come oggetto di conoscenza ed inoltre la sua stessa denominazione potrebbe essere sostituita dalla locuzione, seppure meno significativa, "metodo comparativo" nello studio del diritto.
La Chiesa Cattolica, per esempio, ricorda incessantemente che la vita porta indelebilmente inscritta in sé una sua verità e l"uomo, accogliendo il dono dell"Onnipotente, deve impegnarsi a mantenere la vita in questa verità che le è essenziale.
Il Concilio Vaticano II ebbe già a deplorare ciò che viene dalla Chiesa Cattolica considerato delitto e attentato contro la vita umana ed in particolare «Tutto ciò che è contro la vita stessa, come […] l"aborto, l"eutanasia e lo stesso suicidio volontario».
La Chiesa Cattolica ritiene inoltre che le varie tecniche di riproduzione artificiale, solo apparentemente poste a servizio della vita, in realtà aprano la porta a nuovi attentati contro la vita e che esse siano moralmente inaccettabili poiché dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell"atto coniugale.
La Chiesa Cattolica, però, non dimentica che le scelte contro la vita nascono, talvolta, da situazioni difficili o addirittura drammatiche di profonda sofferenza, di solitudine, di totale mancanza di prospettive economiche, di angoscia per il futuro; eppure ribadisce che tali problematiche debbano andare oltre il riconoscimento di queste situazioni personali.
Il principio della santità della vita è un principio basilare anche dell"Ebraismo ed è espresso nella Bibbia dal dovere di scegliere la vita che rappresenta, anche in questa religione, un valore assoluto.
Conseguenza di quanto appena detto risulterebbe la regola: «È proibito ogni atto che possa accelerare la morte di un agonizzante, a nessuno è concesso il diritto di procurare la morte anche se si tratta di un processo irreversibile e imminente e anche se per i medici non c"è più nessuna speranza di vita, e anche se è il malato stesso a richiederlo […]. Il medico non deve agire direttamente in questo senso né deve consigliare al malato di togliersi la vita da solo».
La dimensione politica, invece, della bioetica islamica porta alcuni giuristi di questa religione ad essere favorevoli all"aborto di feti gravemente handicappati, alla pratica dell"aborto da parte di donne stuprate da infedeli e ad accettare la fecondazione omologa tra partner sposati mussulmani o da marito mussulmano con moglie fedele di una religione monoteista.
Un autorevole giurista ha evidenziato come sia illusorio credere che l"Unione europea possa fondarsi solo su motivazioni di carattere economico che possono unire ma più spesso dividono ed è pertanto necessario riscoprire altre ragioni dell"unione tra i popoli europei tra le quali dovrebbe essere ricompresa, a suo avviso, la salvaguardia del principio di laicità cui possono fattivamente collaborare le Chiese che tutelano l"esistenza di ambiti sottratti al potere politico.
Deve essere inoltre ricordato come il tema dell"obiezione di coscienza sia tornato ad essere di grande attualità in tutte le cosiddette materie eticamente sensibili.
Un altro insigne studioso ricorda che, soprattutto nel campo delle scienze della vita, è necessario tenere in massimo conto la dignità dell"uomo che rappresenta il valore inestimabile di qualunque esperienza umana talché la sua massima esplicazione dovrebbe essere il risultato di ogni progetto democratico.

 

Questo lavoro (a cura di Maternini e Scopel) è frutto di una ricerca condotta dagli studenti del V anno della ex Facoltà di Giurisprudenza dell"Università degli studi di Trieste nell"ambito del corso di Diritto comparato delle religioni e costituisce lo sviluppo di un progetto didattico iniziato nell"anno accademico 2011-2012, che si è concretizzato nella pubblicazione della monografia La figura della donna nelle religioni (Eut, Trieste, 2012). Il lavoro di ricerca è stato svolto collettivamente per gruppi: ogni gruppo ha approfondito lo studio di una confessione privilegiando l"analisi dell"ordinamento della medesima e quindi soffermandosi su specifiche fattispecie. Le sfide che i problemi di bioetica pongono nelle varie religioni è stato l"argomento scelto quale tema comparativo per questa raccolta, che analizza cinque confessioni. In un argomento così delicato quale quello confessionale non è possibile trarre delle conclusioni finali, poiché queste sottintenderebbero necessariamente un giudizio di merito sulle varie realtà differentemente disciplinate, anche se caratterizzate da un preciso riferimento confessionale. Pensiamo di proseguire questo studio comparato sulle medesime tematiche anche nei prossimi anni analizzando le altre confessioni. Il volume quindi deve essere considerato l"inizio di un percorso di ricerca.




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