-  Redazione P&D  -  08/11/2012

LA CONOSCENZA COME BENE COMUNE: QUALE TUTELA ? - Giorgio RESTA

 In questo scritto mi accosterò al problema dei beni comuni da un"angolazione particolare, quella della tutela giurisdizionale.

Darò quindi per presupposti una serie di assunti ampiamente discussi dalla letteratura in materia, come la configurabilità della categoria dei beni comuni quale tertium genus tra i beni pubblici e i beni privati ; la sua natura tendenzialmente aperta e storicamente condizionata; la sua dimensione meta-statuale e meta-individuale; le principali caratteristiche del relativo statuto teorico.

Nell"ipotesi che su tali premesse possa raggiungersi un consenso allargato, resta comunque da verificare se ed entro quali limiti le suddette opzioni trovino un effettivo riscontro nelle regole di diritto positivo vigenti; ed, in secondo luogo, quali siano le strategie più adeguate per dare alle legittime rivendicazioni sociali in punto di accesso e salvaguardia dei beni comuni una specifica concretezza operativa.

A tal scopo prenderò in esame uno dei "beni" oggi sempre più insistentemente ricondotti all"interno della categoria dei beni comuni: la conoscenza. Il caso della conoscenza è particolarmente rivelatore delle difficoltà, finanche dei paradossi, con i quali è destinata a confrontarsi la riflessione critica contemporanea. Quanto più ampia ed eterogenea è la schiera delle opinioni che rivendicano alla conoscenza il carattere di bene comune in senso proprio, tanto più le regole giuridiche di governo delle varie forme di informazione e sapere sembrano spingere in una direzione opposta: quella dell"appropriazione privata finalizzata allo scambio mercantile. Sicché si determina in quest"area una dissociazione profonda tra teoria e prassi dei beni comuni, la quale non soltanto è fonte di conflitti drammatici, atti ad incidere sui beni primari della persona, come la libertà, la salute e talora la vita, ma rischia di ipotecare le stesse prospettive future di sviluppo, economico ed umano.

Per mostrare meglio quali siano le implicazioni di tali conflitti e quanto urgente sia l"esigenza di assicurare una salvaguardia effettiva dei beni comuni virtuali, soffermerò la mia attenzione sul problema dell"accesso alle informazioni genetiche coperte da brevetto biotecnologico. A tal scopo userò come laboratorio analitico la recente controversia Myriad Genetics: l"intento è quello di illustrare, con la vividezza del case-study, tanto i rischi insisti nell"adozione di un modello regolatorio che privilegia le "sfere di proprietà" a detrimento delle "sfere di libertà", quanto le prospettive di carattere generale relative alla tutela giurisdizionale dei beni comuni.

L"analisi si articolerà in tre parti. In primo luogo si ripercorrerà in maniera sintetica il processo di "recinzione" dei beni immateriali, sottolineando la fragilità dell"impianto teorico sul quale esso poggia, nonché le conseguenze distorsive che ne derivano tanto sul piano dell"efficienza quanto su quello dell"equità (parr. 2-3). In secondo luogo si discuterà delle forme sociali di reazione a tale processo, guardando all"emersione del discorso dei beni comuni come ad una particolare ipotesi di "contromovimento" finalizzato all"autoprotezione della società (par. 4); in quest"ottica si rifletterà sul caso Myriad Genetics come un esempio emblematico di "canalizzazione" delle istanze meta soggettive di tutela dei beni comuni all"interno del sistema delle corti (parr. 5-7). Infine, si svolgeranno alcune riflessioni conclusive sull"esigenza di promuovere un"interazione virtuosa tra "pubblico" e "comune", radicando le pretese all"accesso ed alla salvaguardia dei beni comuni sul terreno dei diritti fondamentali, al fine di assicurarne una tutela rafforzata contro le derive esclusivistiche (par. 8).

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