Ambiente, Beni culturali  -  Redazione P&D  -  17/08/2022

La decisione dei giudici: "Per salvare la vendemmia potete sparare ai cinghiali"

Il via libera dopo la richiesta dell’azienda vinicola del savonese D., messa a rischio dagli ungulati che “devastano e si cibano dell’uva”

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Potranno difendere da sé i propri vigneti dai cinghiali che già hanno devastato alcuni terreni. Con il fucile o con le gabbie. Come da delibera regionale. Per arrivare a ciò, però, una delle più importanti aziende vinicole della Liguria, "D" di Ortovero nell'entroterra di Albenga, ha fatto ricorso al Tar. Proprio contro la Regione Liguria e l'Ambito Territoriale di Caccia di Ponente. I giudici amministrativi hanno accolto una istanza urgente presentata dai due titolari AB e LO, tramite l'avvocato Daniele Granara.

L'udienza in cui si discuterà nel merito è fissata per il prossimo 9 settembre, ma come riportato nel decreto pronunciato dal presidente Luca Morbelli "il ricorso evidenzia, avuto riguardo al periodo di imminente maturazione delle uve, la sussistenza di una situazione di estrema gravità e urgenza tale da non consentire la dilazione neppure fino alla prossima camera di consiglio". Ovvero, più passa il tempo, più la vendemmia è a rischio. E dunque è necessario l'ok a gabbie e fucili. Così nell'udienza di ieri il funzionario della Regione ha fatto sapere che nei prossimi giorni arriverà la tanto agognata autorizzazione a sparare. 

Quanto deciso dal Tar, al di là del caso specifico, costituisce un precedente molto pesante in un momento storico che segna una sempre maggiore presenza dei cinghiali, pure nei centri urbani. Con la stagione venatoria, tra l'altro, alle porte: dal 2 ottobre al primo gennaio si potranno abbattere fino a 35.451 cinghiali, pari al 180 per cento di quanto fatto nell'ultimo anno, tenendo conto delle limitazioni imposte dalla peste suina, altra emergenza fra Liguria e Piemonte. 

Il permesso a cacciare era stato presentato dall'azienda lo scorso 10 giugno, senza alcuna risposta da parte della Regione, che in udienza ha parlato di un presunto parere contrario dell'Ambito Territoriale di Caccia che non risulterebbe agli stessi titolari di D. Visto il silenzio regionale, l'avvicinarsi della vendemmia e le continue "incursioni" - "i cinghiali continuano, indisturbati, a danneggiare irreparabilmente i vigneti D.", si legge nelle carte - è scattata l'istanza di misura cautelare urgente poi approvata.

Nel ricorso viene premesso come la caccia agli animali sia l'unica strada percorribile: "L'installazione di strumentazione atta all'effettuazione di un controllo cosiddetto indiretto tramite difese passive (recinzioni elettrificate o meccaniche, sistemi dissuasivi) non è un'opzione percorribile nel caso di specie. Recintare l'intero perimetro dei vigneti risulterebbe un'operazione non possibile sia fisicamente per via della conformazione territoriale, sia economicamente, in quanto comporterebbe dei costi non sostenibili dalla famiglia B. senza alcun incentivo".

Si legge poi come "gli ungulati continuano, indisturbati, a disastrare i vigneti D., rompendo, deturpando, ma soprattutto cibandosi dell'uva prima che questa possa essere raccolta, con pregiudizio grave ed irreparabile per l'azienda, che vede messo in pericolo il successo della stagione prossima". Infine "tale danno è ancor più grave, in quanto siamo nel periodo prossimo alla vendemmia, in cui le viti sono cariche di grappoli, che costituiscono l'unica fonte di ricavi per l'azienda di cui il ricorrente è titolare, e la cui distruzione determina un netto decremento della produzione vinicola, già in forte crisi per il perdurare del noto periodo siccitoso".

 

 

 




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