Cultura, società  -  Redazione P&D  -  27/05/2022

La denuncia di Rosamaria Caputi: “Non vogliono affittarmi casa perché mio figlio Francesco è autistico”

UNA STORIA DI DISCRIMINAZIONE A ROMA: ROSAMARIA RACCONTA CHE NESSUNO LE CONCEDE UN AFFITTO PERCHÉ VEDOVA E CON UN FIGLIO AUTISTICO DI APPENA UNDICI ANNI, FRANCESCO

Rosamaria Caputi, una donna di 53 anni di Roma che spiega di essere vedova con tre figli, Federico, Alice e Francesco, undici anni, con  una “diagnosi di spettro autistico”, sui suoi social racconta di essere arrivata a malincuore, per pudore ma anche per orgoglio, a dover svelare di non poter più riuscire a farcela da sola. Nonostante i suoi sforzi infatti, e in una città enorme come la Capitale, non riesce a trovare un’abitazione. Nessuno vuole concederle un affitto. E lei sottolinea che i rifiuti arrivano sempre quando i proprietari si rendono conto della sua situazione familiare.

La signora Caputi non arriva da una situazione di degrado: era sposata con un manager estero di Mapei, che manteneva la famiglia. Lei ha scelto di stare a casa ad accudire i figli. Quando il marito è deceduto prematuramente per un problema cardiaco quattro anni fa, è rimasta con una situazione economicamente sostenibile. Nessun problema di solvibilità per i proprietari dunque. Dopo la sua morte vive infatti della pensione di reversibilità, dell’idennità di accompagnamento e dell’assegno come caregiver familiare di Roma città metropolitana concesso per disabilità gravissime. Invece si tratta di vera e propria discriminazione, oltre che di ignoranza. Ecco il suo racconto integrale, in cui dice di essersi trovata davanti ad un muro:

Avrei voluto evitare di postare quanto segue, non tanto per il pudore di condividere i miei fatti privati, quanto perché speravo e credevo di farcela da sola, come sempre. Ma stavolta il muro si è alzato. Non trovo casa, non mi danno casa appena tra i redditi che presento si accorgono che una parte deriva dagli aiuti economici statali a mio figlio, con diagnosi di spettro autistico. E mentre la società a una buona distanza si nasconde dietro solidarietà e accoglienza a parole o citazioni, quando deve dimostrare coi fatti questi buoni sentimenti, si allontana, ti rifiuta. Triste dirlo, ma è così. 

Un muro di cinismo, di diffidenza, di ostilità senza motivo, visto che si esprime un giudizio preventivo sulla signora Caputi, ritenuta in partenza una fonte di guai senza averle dato neanche il beneficio del dubbio. Nonostante il suo evidente bisogno, nonostante la fragilità degli equilibri che governano la sua vita e quella dei suoi figli. Chi le ha sbattuto la porta in faccia teme che Francesco possa diventare un disagio per i vicini. Ma non solo. Paradossalmente la situazione del bambino viene considerata un ostacolo perché si pensa che possa essere di impedimento a un eventuale scioglimento del contratto:

Proprietari e condomini assaliti da paure insensate non vogliono avere a che fare con le famiglie ai loro occhi ”anormali”: una vedova accompagnata da due figli e ”mezzo”. A nulla vale che io spieghi come viviamo, quali siano i nostri beneducati comportamenti, gli ausili da parte di assistenti, terapisti e varie. E sono disperata, inutile far finta.




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