Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  05/07/2022

La portata del covegno di Trieste del 1986 - Maria Assunta Piccinni

Il Convegno di Trieste ha avuto una portata storica. È probabilmente la prima volta che la comunità dei privatisti e quella degli psichiatri entrano in un così proficuo dialogo.
  Alcune riflessioni/idee allora un po’ balzane, che sono seminate lì, nel 1986, riguardano, ad esempio, la necessità di:
• riconsiderare il rapporto tra malattia di mente e le diverse forme di incapacità di agire nel mondo del diritto;
• porre al centro della disciplina i diritti fondamentali della persona;
• ripensare in positivo alla partecipazione all’attività giuridica da parte della persona con malattia mentale;
• ripensare al ruolo della persona nel mondo del lavoro e nella famiglia;
• riflettere sulle conseguenze risarcitorie della dimensione psichica del danno alla salute e sul tema della responsabilità civile della persona con infermità mentale, incluse le responsabilità di chi in diversi modi ne ha la cura;
• ripensare al rapporto tra istituti giuridici e servizi anche sul piano della facilitazione della vita quotidiana delle persone;
• ripensare al ruolo che i mass media possono avere rispetto all’evoluzione del dibattito pubblico e della percezione del posto che spetta nella società alle persone con infermità mentale;
• considerare criticamente il tema dei trattamenti involontari, inseriti nel contesto in cui si collocano (con un prima, un durante e un dopo in cui diritti, doveri, responsabilità incidono sulla vita, oltre che sulla salute, delle persone).
E l’elenco potrebbe continuare o dettagliarsi a lungo.




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