Responsabilità civile  -  Paolo Cendon  -  25/11/2021

La responsabilità civile dei no vax

Una regione diventa gialla e tutti quanti devono rimettersi la mascherina anche per camminare,

Chi preferiva poter camminare senza mascherina, e usava in effetti comportarsi così,   potrebbe  considerare tutto ciò come un danno:  restrizione alla sua libertà di camminare senza diaframmi rispetto alla dolcezza dell’ossigeno, una scocciatura che gli provoca difficoltà respiratorie, starnuti, appannamenti agli occhiali, senso di mortificazione.

Un quid insomma con sub-fenomenologie lesive sia di tipo biologico, sia d’ordine esistenziale.

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E’ ingiusto un danno del genere?

Certamente corrisponde alla lesione di situazioni soggettive legate al corpo, ad altri diritti importanti, di sapore anche costituzionale, rilevanti certamente anche sul terreno del danno non patrimoniale, ex art. 2059 c.c.

E’ vero che a monte c’è un provvedimento amministrativo-legislativo, quello che ha fatto diventare gialla la regione, col correlato dell’obbligo di mascherina all’aperto.

Ma occorre anche domandarsi: l’ingiallimento della regione, dovuto al superamento di certi standard sanitari, ci sarebbe stato anche se tutti avessero fatto il possibile per evitare un comportamento del genere?

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Il problema è quello de no-vax, tanto più nei casi in cui si tratti di no-vax vivaci, organizzati, caparbi,  ribelli come quelli triestini, o milanesi, o romani, o torinesi.

Vero che avevano il diritto di non vaccinarsi, per il momento, o quello di riunirsi e sfilare.

Ma è anche vero che: alcuni dei no-vax che sfilavano erano medici o infermieri, dunque già fuorilegge; anche i no vax non sanitari che sfilavano o si riunivano erano spesso senza mascherina, appiccicati come sardine, dunque violavano il precetto che impone la mascherina e il distanziamento negli assembramenti.

Almeno nei loro confronti il danno di cui parliamo è dunque ingiusto ai sensi dell’art. 2043 c.c.

E se non si trattasse proprio di un’ingiustizia ortodossa al 100%, saremmo pur sempre di fronte – per quanto concerne i no-vax non manifestanti - a un c.d. ‘’atto lecito dannoso’’:  quando l’ordinamento dice che posso fare una certa cosa, ma mi impone  quantomeno di indennizzare le vittime.

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Resta il problema della causalità: i no vax, colpevoli di un vero e proprio illecito  o autori di un atto lecito dannoso, sono comunque imputabili  - naturalisticamente - solo per una quota parte  del danno, esistendo altre cause della pandemia che è  tristemente ripresa in questi giorni.

Vero, ma è pur vero che la parzializzazione delle responsabilità opera  solo all’interno del giudizio di rivalsa (art. 2055  c.c.  2° comma): dinanzi alle vittime vale invece il principio “Se il fatto dannoso è imputabile a più persone, tutte sono obbligate in solido al risarcimento del danno” (art. 2055  c.c.  1° comma);  principio che domina anche quando una delle cause sia di tipo non personale, tipo variante delta plus più cattiva, arrivo dell’ inverno,  confusione organizzativa, etc.

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Conclusione: responsabilità civile quantomeno di Puzzer & co., forse anche degli istigatori e dei cattivi maestri televisivi o giornalistici, nei confronti dei contagiati, delle loro famiglie, e magari pure di quelli che magari non si ammalano e che da lunedì devono rimettersi però la mascherina anche per fuori.

Indulgenza solo per i no-vax che in tutto questo periodo sono sempre rimasti chiusi nella loro stanzetta, come suggerisce Pascal.

In concreto quanti soldi? La risposta alla prossima puntata.

 




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