Non si tratta di pensare solo ai profili della tutela dell’ambiente - momenti rispetto a cui è fin troppo ovvia l’imprescindibilità di un monitoraggio per le attività che l’uomo può svolgervi, anche riguardo al tempo libero e allo svago, per il completamento di se stesso (donde la mai sopita insoddisfazione, negli interpreti più attenti, verso assetti sbilanciati eccessivamente sul registro burocratico, rispetto alle compromissioni ecologiche: soprattutto in merito ai nodi della legittimazione attiva).
Non meno importante è un riguardo per i beni d’interesse storico, artistico, archeologico - il cui statuto (basta pensare alle leggi di settore dell’ultimo periodo, e in particolare alla normativa regionale) sempre più spesso mostra di obbedire a ispirazioni di natura “esistenziale”: con un declino progressivo per ciò che sappia, organizzativamente, di ossessione filologica fine a se stessa, di iper-purismi museali o archivistici; con crescenti attenzioni, invece, per quanto mostri di facilitare gli incontri con il passato e con la bellezza, presso l’intera collettività.
Infine i beni dell’universo privato, legati in vario modo all’individuo, alla sua quotidianità meno ufficiale - dove la concessione di strumenti diversi dal risarcimento appare, anch’essa, destinata a tener conto degli spazi immediati che un fatto di distruzione, di danneggiamento, di smarrimento, di mancata riconsegna, possa aver pregiudicato nella vittima; e gli esempi, suggeriti dalla cronaca, possono andare dalla casa d’abitazione all’automobile, da uno strumento musicale agli attrezzi sportivi, dal computer a una protesi sanitaria, ai giocattoli non sostituibili, agli oggetti d’affezione, e così via.