-  Redazione P&D  -  09/05/2017

La signora col cagnolino e le nuove russe col Pitbull di Antonio Armano-Sara Costanzo

Non ho mai visitato l'Est e quando ho letto per la prima volta il libro di Antonio Armano conoscevo poco anche l'autore.

Non era che un capitolo, ancora in bozza, accompagnato da parole gentili e qualche foto scattata sui luoghi descritti. Tra tutte ho scelto l' immagine di Lenin, quella tratteggiata all'inizio delle pagine che avevo tra le mani. L'ho scaricata sul cellulare e ho cominciato a leggere.

La faccia di Vladimir Ilič è tatuata con un motivo maori dello stesso colore rossiccio della barbetta. Sul ritratto la scritta: "Bablò pobeždaet zlo" [Il denaro vince il male].

"La signora col cagnolino e le nuove russe col pitbull" è un libro di una bellezza particolare, mosso da emozioni un po' ruvide, profonde, vagamente polverose, dolcissime appena sotto la superficie e al tempo stesso forti e con un retrogusto letterario quasi erotico. Uno di quelli che a leggerlo ti innamori della vita dello scrittore e attraverso questo sentimento visiti con lui luoghi che altrimenti non avresti mai visto, attraversi sensazioni e citazioni, pensieri e divagazioni. Un libro in cui si succedono immagini e pensieri, ricordi e delicati tentativi di lasciarsi il passato alle spalle.

E cosi scopri che il padre di Chagall aveva l'abitudine di annotare per la moglie i passi sacri delle letture e che lei doveva piangere "calde" lacrime mentre li leggeva, nella vecchia sinagoga di Vitebsk che ora non esiste più. Ma anche che negli alberghi di Skopje la carta igienica è in porta rotoli chiusi a chiave, memoria di quando era un prodotto prezioso da consumare con moderazione. Viaggi sulla strada tra Drohobyc e Sambor, fino ad un "tipico monumento sovietico" e una targa in ucraino dedicata alle vittime del fascismo, ebrei soprattutto, anche se questo non si poteva scrivere durante il periodo sovietico. Leggi che in quel lembo di terra la gente va a fare i pic nic, lasciando "gli avanzi tra le lapidi delle fosse comuni" e, al pensiero di quella memoria violata, ti prende un leggero brivido lungo la schiena, come se ad essere colpevole fosse un po' l'umanità tutta, compresi noi.

Sopratutto scopri l'esistenza di una "geografia letteraria", città e luoghi disegnati dalle parole e dalle immagini degli artisti che le hanno abitate o solo immaginate e dalla vita delle persone comuni che la penna dell'autore ha trasformato in letteratura.

Sul treno che da Leopoli è diretto a Kiev  incontri una graziosa bambina bionda e ti lasci catturare dalla civettuola innocenza con la quale gioca con i passeggeri del vagone, dal modo in cui accarezza inconsapevolmente la loro stanchezza e i loro pensieri. Compri da un gruppo di prostitute sordomute, non più giovanissime e forse neanche tanto belle, un tariffario scritto a mano, in russo, con le grivne che, complice l'inflazione dovuta alla guerra, sembrano dare maggior valore alle prestazioni sessuali indicate. Raggiungi a fatica un hammam ottomanno in cui "l'acqua scivola da mezzo millennio creando sfumature che non appartengono alla gamma di colori reali"; un luogo dove un tempo giovani donne musulmane venivano abusate per il piacere dei soldati e oggi una massaggiatrice serba chiede ai clienti di tenere i calzoni durante un massaggio.

Viaggi immaginando i disegni di Mark Rophko e Bruno Schulz, leggendo Cechov, Von Rezzori, Babel', Cervantes. Sali su uno Sprinter, visiti la Dacia Bianca, ti addormenti sotto il peso della gorilka, la vodka ucraina fatta in casa.

Quando il libro di Antonio Armano è uscito il ricordo della foto di Lenin, ormai cancellata in un impeto di pulizia tecnologica, si mescolava a quello delle tante immagini che avevo incontrato in altri libri e articoli di questo scrittore giornalista.Scene nate tra le pieghe di uno stile che sembra camminare sulle cose, accarezzare appena i pensieri sotto la superficie, toccare emozioni e istinti spesso contrapposti. Ho cercato (come faccio sempre) la citazione in apertura e mi sono chiesta se avesse un senso particolare o se fosse stata scelta proprio per la sua mancanza di senso. E ho cominciato a leggere:

Non c'è niente di meglio di un viaggio per chiudere un periodo della vita, come diceva Proust in un punto della Recherche che non sono mai riuscito a ritrovare.




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