Letteratura  -  Redazione P&D  -  09/09/2022

"L'ABC della Fattoria" , ed. Rossini - Maria Rosa Pantè

Si propone un estratto dal recente libro "L'ABC della Fattoria", ed. Rossini 

C’era una volta una

Ape

Questa è l’ultima per fortuna, sono più stanca di quando fioriscono le piante a primavera. L'ultima classe. Dai mi preparo.

“Qui, qui venite qui, da questa parte e non fate rumore, state tranquilli. Passate di qui: ecco ora datemi i biglietti, e poi andate di là per il trattamento”.

La classe quinta si avviò compatta in una stanza bella grande e tutta gialla come piena di sole, il trattamento fu rapido, c’era un vago odore di miele, quando uscirono dalla stanza potevano stare tutti sul palmo di una mano, tutti e 20 compresa la maestra e Luigi il compagno più alto, persino più alto della maestra. Tutti e tutte infatti erano diventati piccoli come, come api.

D’altra parte se no come avrebbero potuto visitare il Museo del miele e della cera?

La guida era dunque un’ape, gialla e nera, con le zampine frenetiche, le ali in movimento e le antenne e gli occhi  puntati su di loro (occhi grandi pensavano i bambini e le bambine) sembrava un po’ stanca, chissà quante altre classi aveva portato in giro, ma svolazzava tutto intorno a loro cercando di metterli in riga perché disturbassero il meno possibile. Erano tutti e tutte piccoli, ma non abbastanza agili e delicati. Non volavano, camminavano pesantemente. Per non parlare di Luigi e della maestra.

L’ape guida, cominciò parlando della società delle api.

“Io sono un’ape operaia, lavoro un sacco, detto fra noi, adesso faccio la guida, ma appena inizia la primavera volo di fiore in fiore; siamo in parecchie, non facciamo altro che volare, una cosa sfiancante. 

Ci sono poi i fuchi, li vedete? Sono là un po’ più grossi e lenti, sono i maschi, tutti maschi e servono a fare nascere tante altre api, come noi.”

“C’è infine”, e qui l’ape abbassò un po’ la voce, “c’è la nostra reverendissima ape regina”.

“Non la vedrete se non in ritratto, un ritratto fatto da un grande fotografo umano eh, insomma sta là bella, ferma, imponente. Il suo compito è accogliere il seme dei maschi e far nascere tutte le nuove api, quindi dare alla nostra stirpe un futuro. Delle volte, quando la nostra casa è troppo piccola o c’è un’altra nuova regina, anche lei vola via e noi tutte tutte voliamo dietro a lei. E lei sempre, come solo una regina sa fare, ci porta in luoghi nuovi dove cominciare a costruire una nuova più grande e più bella casa. Ci porta in prati con fiori colorati e profumati e diversi e…”

L’ape sembrava parlare a se stessa, con aria sognante. Tutta la classe la guardava seria e cercava di capire dove fosse questa magnifica regina, magari una sbirciatina si poteva pure dare.

“No inutile che vi guardiate intorno l’ape regina non si può vedere, nemmeno una sbirciatina.”

I bambini e le bambine si chiesero se le api sapevano leggere nel pensiero.

Intanto la loro guida li portò verso una specie di scatoletta fatta con delle forme regolarissime. “Questo è un favo, tutti questi favi stanno nell’arnia che è la nostra casa, voi la chiamate anche alveare, alveare invece è piuttosto la casa che ci costruiamo noi. Voi umani ci fate delle casette, noi invece ci costruiamo un nido con materiali naturali, bioedilizia di grande qualità. Chiedete alla maestra cos’è la bioedilizia.  Dunque come vi sembra questo favo?”

Beeeello dissero tutti e tutte. 

“Certo l’abbiamo fatto noi! Esagoni, queste celle sono esagoni cioè delle figure con sei lati, la perfezione.” Aggiunse con aria ispirata l’ape.

“Sono belle davvero e tutte uguali” proruppe una bambina “Sono anche dolci” disse un bambino, col dito già pieno di miele che aveva rubato dal favo.

“Giù le zampe, non toccate. Prima il profumo, lo sentite? Qui si raduna il profumo del mondo intero ogni fiore qui ha la sua casa, qui nel miele. E non esagero. Aspirate forte? Sentito tutti?” 

“E tutte” dissero le bambine in coro.

“Sì sì tutti e tutte, che pignole, lo dite a noi che siamo una società matriarcale, ve l’ho detto chi ci governa è una femmina, la regina, ma siamo anche democratiche, le grandi decisioni vengono prese da tutte.

Basta politica, però, proseguiamo, oltre al miete produciamo un’altra cosa molto importane, un tempo ancora di più, la cera. Sapete si facevano le candele ed erano l’unico modo per fare luce nelle case.”

I bambini e le bambine erano increduli: “ma noi pensavano che servissero solo a profumare!”

“Pfuf” disse l’ape un po’ seccata “serve anche per i cosmetici e per rendere bella lucida la frutta!

Ecco, avete visto la nostra casa, il miele, la cera. Vi dovrei dire alcune cose sul nostro lavoro.

Avete mai visto delle altre api, magari in primavera?”

Qualcuno disse sì, qualcuno no.

“Chi le ha viste cosa ha notato?”

Chi le aveva viste disse: “siete veloci! Che traiettorie strane, ma non vi scontrate mai. Fate un sacco di rumore. Sembrate indaffarate, non guardate nessuno. Come fate a trovare i fiori. Come fate a trovare casa?

Perché volate così tanto?”

L’ape si mise graziosamente le zampine alle tempie (noi umani le diciamo tempie, le api chissà)

“Oh pappa reale aiutami tu” disse la guida per nulla mielosa, ma anzi piuttosto seccata.

“Non so se riuscirò a spiegarvi. Il nostro volo è come il vostro alfabeto. Adesso io e voi riusciamo a comunicare grazie al trattamento, ma io non uso parole uso le traiettorie del mio volo. Non ci scontriamo per complesse leggi della fisica che studierete voi e che a noi non interessano. Voliamo per cercare il nostro cibo, come voi andate a studiare e a lavorare, quando troviamo un fiore, un albero fiorito anche lontano, fino a tre chilometri che per noi non è poco, dobbiamo dirlo alle altre e così col volo diciamo a tutte: qui che bel fiore di castagno e là quanti fiori di zucca, ma ancora più in là il tiglio in fiore. Facciamo in aria un otto capovolto!”

“L’infinito disse Luigi!”

“Bravo spilungone, giusto!

Il nostro volo serve alla nostra vita, noi api siamo come un grande unico organismo, un grande unico cervello, non so se voi umani potete capire.

Noi col volo ci diciamo tante cose,  con le zampe modelliamo gli esagoni del favo, con le ali raffreddiamo l'alveare se fa troppo caldo, tutte insieme sbattiamo le nostre ali perché ognuna di noi ha a cuore la vita dell’altra e tutte abbiamo a cuore la vita della regina, perché ha in sé le api che verranno dopo di noi e noi vogliamo per le api future un mondo pieno di fiori e di colori e di profumi e di miele. Da voi umani non è così?”

I bambini non sono convinti che gli adulti umani pensino a loro.

E l’ape si fa triste. “Purtroppo talvolta voi umani mi siete poco simpatici, siete voi che, per avere più cibo, usate delle sostanze che ci fanno morire o ci fanno perdere la strada e non riusciamo più a tornare a casa nostra così cadiamo morte.

Quante di noi non sono tornate, quanti corpi morti ho visto anche io. Se continuerete così noi api non ci saremo più e dopo un po’ mancherà il cibo, nessuno porterà in giro il polline di pianta in pianta, facendo nascere fiori e frutti. Prima vi mancheranno per esempio le ciliegie e poi le castagne e poi via via tutto.

E senza le api, senza gli insetti popolo grande di cui facciamo parte, anche voi morirete di fame.”

I bambini e le bambine guardano la maestra pieni di orrore.

La maestra per la prima volta intervenne. “È vero, la nostra guida ha ragione, ma vedete lei è ancora qui e anche la sua regina. Aiutiamola a vivere, chiediamo ai grandi che non usino veleno nelle campagne, diciamolo alla mamma e al papà di comprare cibo buono che non ammazza le api.

Vogliamo ancora fiori colorati e tanti e diversi e vedere le api che ronzano nella campagna portando il polline prezioso. Vogliamo così bene alle api che tutte le vogliamo abbracciare, vero?”.

L’ape guida si schiacciò, inorridita, contro la parete del favo. “Oh, non fate scherzi che poi se mi schiacciate io vi pungo e muoio. Fate largo, fate largo ecco l’uscita è di qui.”

Alla fine l’apina sorrise, ancora una volta era riuscita a far conoscere la sua famiglia alla classe e comunque i bambini e le bambine le erano proprio simpatici e … simpatiche.

In allegato la copertina ed un'altra favola


Allegati



Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film