Quando Gianni il porcaro, ecco il racconto, va a corte per chiedere la mano della principessa, pronto a sfidare il destino. E, dopo che tre principi sono stati decapitati, per non aver saputo rispondere alle domande della bella, si sente chiedere da quest’ultima (pronta a sposarlo se lui supererà la prova, e a passarlo al boia se no): “Dimmi quante sono le stelle in cielo”.
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Al che Gianni replicherà: “Datemi un foglio di carta grande come un lenzuolo, una penna, un calamaio, ventiquattr’ore di tempo”. Con tutto quel che segue. Gianni che scompare in una stanza per un giorno intero, uscendone col foglio di carta arrotolata, che viene porto alla principessa, la quale lo spalanca al cospetto della Corte, scoprendolo riempito tutto di puntini di inchiostro; e sentendo poi Gianni che le sussurra: “Conta tu stessa; quanti sono i puntini sul foglio, tante le stelle in cielo”.
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Così i soggetti fragili, quelli in giro per le strade o dentro casa. Tanti e differenti tra loro; fatti anch’essi, come Gianni e la principessa, per guardare le stelle e per non contarle, per vivere “felici e contenti”.
Ecco le parole chiave dell’amministrazione di sostegno, allora. Sapere – il giudice, il p.m., gli operatori sociosanitari - ascoltare quanto occorre l’interessato, mirare a conoscere in primo luogo i suoi bisogni. E, sulla base di quella presa d’atto, confezionare poi un assetto irripetibile di sostituzioni, di affiancamenti, di momenti curatoriali.