-  Tornesello Giulia  -  18/03/2013

LASCIATECI QUESTA DOMENICA - Giulia TORNESELLO

Le riflessioni che seguono concernono le tante libertà individuali reclamate, speculari alla frammentazione della persona nel suo essere nella società che è uno dei tratti distintivi della post-modernità. Abbiamo avuto in questi anni una giurisprudenza innovativa, ricca. Eppure occorrono non uno, ma molti ulteriori sforzi per scavare, andare alle radici, sciogliere, infine, delle domande non fatte. O almeno non fatte ancora esplicitamente. La domanda ineludibile è: Come si può pensare che una minoranza discriminata possa avere in Parlamento i numeri per imporre al dibattito di Aula un tema che la riguarda?

Ieri la strada la ha additata la neo eletta Presidente della Camera Laura Boldrini ex portavoce  dell"Alto Commissariato ONU per i rifugiati. Al centro del suo lungo applauditissimo discorso ha posto la Costituzione, non è stata ideologia, la sua. Ha nominato uno per uno con pazienza femminile i principi costituzionali fondanti, gli istituti che ne discendono e che sono suscettibili di evoluzione. Quando si dice che la nostra è una repubblica democratica fondata sul lavoro si dice crisi della produzione, rapporto di lavoro, licenziamenti e cassintegrati, investimenti pubblici nella ricerca, forzata emigrazione dei nostri ricercatori; se si vogliono nominare istituti previdenziali in disarmo si dice esodati ecc. Lei ieri mattina lo ha fatto. 

Dunque, vi è la possibilità di un"interpretazione evolutiva dei vari istituti quando non vi è alcun impedimento legato all"esistenza di una norma positiva che lo vieti.

Naturalmente nessuno dei presenti e neppure delle centinaia di cittadini che hanno ascoltato attraverso i media potrebbe dire che nelle aule parlamentari italiane di questioni legate ai principi ieri esplicitati non si sia fatto mai cenno – come sembra alludere  il parlare di "pura ideologia" da parte di pochi – perché proposte di legge di ogni  genere sono state avanzate nella scorsa legislatura e sono a tutt"ora giacenti.

Ecco. La nostra domanda "del giorno dopo" puntualizza/sottende ab initio che né la scelta del tema né il lavoro sin qui fatto in tante materie si debbano, necessariamente, considerare "adesione alla scena istituzionale mediatica, ristretta quanto affollata, autoreferenziale epperò comunemente considerata l"unica possibile".

Parimenti questo scritto, invita ad una presa di distanza da quella scena e dalla rappresentazione della politica che essa offre.

Non sono, ovviamente, la prima a dirlo. Donne ben più autorevoli lo hanno fatto. I loro studi, gli scritti più recenti, che potrò citare qui solo in parte, fanno sì che la richiesta possa risolversi in prima battuta in una "riscrittura" della domanda stessa.

"Siamo in una fase costituente"?

La risposta, per ragioni condivisibili e che comunque saranno meglio esplicitate in seguito, è sì.

Il problema, oggi, è lavorare su una descrizione delle "relazioni sociali più aderente al mutamento avvenuto". Ovvero assumere che ci si "interroga sui valori di fondo che tengono insieme una società" e che " sulla costituzione, su quella che c"è e su quella che verrà fuori è in corso un"asprissima lotta politica" (così  F. Chiaromonte).

Per dire: se è mutato il senso dell"essere "donna o uomo, e delle relazioni fra i due sessi è lo stesso principio di uguaglianza come scritto dalla costituzione che è in questione". (Chiaromonte).

Poco senso avrebbe proporre o anche solo pensare ad un "testo del desiderio".

Pensare invece ad un "doppio movimento"?

 

Il doppio movimento.

L"art. 3 fra il valorizzare la memoria e il costruire genealogia.

La Costituzione registra la storia dell"emancipazione, delle lotte contro l"oppressione sociale e l"esclusione dalla cittadinanza politica, in ragione del sesso, della razza, della religione ecc.

Questo bene prezioso va innanzitutto salvaguardato dando valore alla memoria delle origini della Costituzione, ed ancora della funzione che, il riferirsi ad essa, ha avuto nella storia politica e sociale del nostro Paese. Su questo lavoro particolarmente interessanti sono alcune notazioni

"In assenza di mediazioni femminili è difficile per le donne far valere la memoria storica nel presente e, se non si costruisce genealogia, la storia assume il peso di una tradizione che schiaccia la possibilità di agire il movimento.

Anche l"enfasi revisionista sulla costituzione è stata preceduta e accompagnata da un uso politico della storia, teso a strappare radici, a favorire la rimozione. Per una donna (ecco il riferimento alle mediazioni femminili, n.d.r.) è più necessario ed ad un tempo possibile, fare esperienza della storia, in termini di memoria e genealogia, per via della particolare posizione di presenza/assenza nella storia che è stata del suo sesso" (così M. Luisa Boccia)

Concretamente si può fare ricorso a due criteri di lavoro.

Confrontarsi con quanto è scritto nella Costituzione.

Provare al tempo stesso a "nominare ciò che è essenziale ad una società per dirsi tale" e che " una somma di prescrizioni può contribuire ad occultare in luogo di favorirne la consapevolezza e quindi l"agire in conseguenza da parte di chi ne è partecipe"( Boccia).

Ed ecco la possibilità di riformulare la domanda posta all"inizio.

La domanda può essere modificata in: «vi sono soggetti -nel nostro paese- che producono politica  in un rapporto dinamico, anche se non sempre, non subito, esplicitato come tale?».

Con quanto semplice ma ferma dignità la nuova presidente, 52 anni, ha ricordato i suoi 24 anni di lavoro, esempio  di produzione di politica in un rapporto dinamico, che Lei stessa ieri mattina ha esplicitato come tale.

Quante di noi si sono riconosciute in quell"orgoglio dell"età forte e spesa bene, nell"accoglienza calorosa riservata alla nostra passione politica e perché no anche negli applausi (sia pure i nostri in sedi non così istituzionali, certamente).

Inoltre, come per le donne che hanno dato  vita al tipo di lavoro sin qui citato, è proprio la politica ( in questo caso la politica prodotta nell"arco di vent"anni) che assumendo la Costituzione come un testo "aperto" guarda ai suoi principi "a partire da sé" e dalla realtà che essi contribuiscono a creare.

Questa competenza acquisita autorizza una libertà di "pratica costituente". Con buona pace della centralità della "delega".

È così - si può concludere fra l"altro - che le Costituzioni diventano veicoli di autorità e di senso". Se siamo in una fase costituente "c"è un grande ed urgente bisogno di rinominare cosa fa legame sociale, perché su questo c"è perdita di senso, conflitti che lacerano la tessitura simbolica e materiale delle relazioni, delle azioni e convincimenti dei soggetti che costituiscono la società".

Allora è quella formulata sopra, forse, la domanda da porsi. Non solo dal movimento delle donne.

Un"altra trappola additata  nel "Discorso della Presidente" è stata "la critica all"astrattezza del principio di uguaglianza".

Quante cose ha nominato non è vero? Voleva non farci cadere in trappola.

Diversamente da altre epoche storiche, oggi "si tratta non di criticare l"astrattezza ma di chiedersi se sia efficace la prescrizione della uguaglianza  per quello che nella sostanza i costituenti si sono proposti: rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana".

Post-modernità e società opache.

"Una storiella pericolosa".

Non vediamo la strada da seguire perché ci stanno rendendo il mondo opaco.

Ad una fastidiosa affermazione di questa fatta si potrebbe facilmente ritorcere un che di allarmistico, più ancora di dogmatico-profetico!  "Vox clamantis in deserto".

C"è qualcosa di profondamente vero, invece, nella difficoltà a vederci chiaro in questa complicatissima società. Complicata, non complessa.

E se di complicazione si tratta e non di complessità, la "storiella dell"opacità" non finisce per tornare comoda alla nostra pigrizia mentale? Vediamo.

Per quanto riguarda i movimenti femminili l" "opacità sociale", pur riconosciuta come uno dei pericoli della post-modernità, non ha  fermato lo sforzo grande di scavare a fondo. Così a fondo che una delle "narrazioni" decostruite e demistificate risulta essere, paradossalmente quella che riguarda la donna e sopratutto la "differenza della donna se "intesa in senso naturalistico".

Sembrerebbe una specie di boomerang! Sono le stesse donne a "colpire" la "loro" filosofia della differenza sessuale. Una delle più grandi demistificazioni della tradizione filosofica occidentale si ritorce loro contro.

La non-indifferenza delle donne ad un evento di questa portata, si sostanzia nella "volontà di vederci chiaro" imparando, anche, ad "approfittare dell"assenza" .

La sensibilità sociale post-moderna femminile pur segnata dalla frammentazione e dalla perdita di punti di riferimento oggettivi (nel passaggio dalla modernità alla post-modernità)  non ha smarrito se stessa.

Chi scrive ne è testimone, anche, con il proprio lavoro di ricerca.

Il saggio "Soggetti della famiglia fra solidarietà e frammentazione" inizia da una riflessione relativa agli anni immediatamente successivi all"entrata in vigore della legge di Riforma del diritto di famiglia del 75 e questo tema sarà ripreso e sviluppato nel tempo ( particolarmente significativo è, per assurdo, un micro-saggio titolato  Nouvelle cuisine )

[…Spiega Derrida in "La differance", cosa sia decostruire ammontare "pezzo a pezzo, "rovesciare" le opposizioni gerarchiche. Altrove definisce tale attività non ingenua (è stato scritto crudele) in quanto serve a rovesciare in un determinato momento una gerarchia…Lo chef da sempre, prepara amour in tutte le salse. Amour sensuel amour platonique, amour tragique: in qualche caso persino amour fou, abbiamo potuto assaggiare.

Ma la nostra nouvelle cuisine non gli è piaciuta e ha voluto farci uno scherzo. Ha messo in menu "amour sous rature" e così, senza sapere come, quando lo abbiamo chiesto ci hanno tolto l"amore dal piatto! …] (così Giulia Tornesello).

Infine nel 2001, la pubblicazione del saggio  i "Nuovi Soggetti della Famiglia"( G. Tornesello).

Il leit-motiv? Il non esplicitato dei  principi della Costituzione, della Riforma del 75, delle successive leggi speciali in materia familiare, che restano talora "occultati", non leggibili, appunto "opachi".

Allora?

Frammentazione e "riflessività", sicuramente caratteristiche delle società post-moderne, hanno comportato per i cittadini ma per le donne in particolare pesanti rinunzie- assenze, momenti bui, la sensazione di dover "rinunziare alla stessa nozione di identità femminile". Di stare "buttando via l"acqua sporca con il bambino"!

Ma  ciò non è avvenuto.

Il pensiero femminile proprio si fonda su un concetto che richiede di essere decostruito e demistificato in tutti i suoi aspetti.

Le "femministe di nuova generazione" se così si vuole chiamarle per semplificare, praticano un"appropriazione selettiva dei diversi tratti dell"identità di genere. Se non c"è passività, non c"è neppure una totale incertezza, basta pensare alle competenze che oramai vengono attribuite al genere femminile per ciò che riguarda le dinamiche relazionali e comunicative (R.Braidotti). Indifferenza? Non sembrerebbe …lo sappiamo che è in gioco "il destino sociale e simbolico delle polarizzazioni sessuali" il come ridefinire la soggettività femminile dopo il declino del dualismo dei generi…" (così R. Braidotti).

E torno all"inizio, alla riformulazione della domanda.

Siamo in una fase "costituente" hanno detto le donne. E ancora; è successo qualcosa di grave e molto.

Il sentimento dominante nelle strategie psicologiche dell"intersoggettività è "costituito sempre meno dall"antica coppia amore/odio (ved. supra) e sempre più dalla nuova coppia indifferenza/collera," dove l"indifferenza va intesa nel senso preciso in cui l"ha anticipatamente e genialmente concettualizzata Sartre nella sezione dell"Essere ed  il nulla dedicata alle strategie dell"intersoggettività" ( così F. Bontempelli).

Costruire genealogia. E quindi nuovo modo di pensare che tenga insieme l"azione sociale ed i comportamenti individuali, che rompa, inizialmente sul piano delle idee e poi anche su quello della prassi efficace (così Bontempelli, Preve ed altri).

Guardare non significa vedere (Fleck).

Aspetti della realtà rimangono opachi e quindi invisibili se mancano i requisiti politici ed analitici in grado di aiutare a comprenderli.

Ebbene, ieri  i requisiti politici ed analitici c"erano  ed una Donna ci ha aiutati a vederli nominandoli.

Noi abbiamo ascoltato con gli altri come gli altri, non tutti certo pronti all"accoglienza ma verrà poi, da tutte/i, almeno si spera.

Eravamo lì a sentire non stanche della lunghissima attesa e neppure tanto sorprese: le abbiamo scritte e riscritte e dette in pubblico quelle parole, le conosciamo bene, sono un patrimonio comune e prezioso.

Siamo donne come tutte però e ieri sera, con umiltà, ho voluto scrivere due micro articoli che descrivono la nostra appartenenza di genere e le problematiche della vita quotidiana con leggerezza, con ironia. Ma non siamo solo quello.

In fondo abbiamo saputo approfittare dell"assenza, è bella questa domenica. 

 

 

 

 

 

 




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